Nel mondo scientifico stanno aumentando i team di grandi dimensioni. Al contrario, i piccoli team universitari e i ricercatori solitari stanno diminuendo in numero. A meno a mano che la ricerca passa nelle generose mani delle grandi aziende, i gruppi si fanno più numerosi e specializzati. A seconda del numero di persone del team, i risultati cambiano. Ma in che modo? Una ricerca su oltre 65 milioni di articoli pubblicati tra il 1954 e il 2014 cerca di rispondere a questa domanda. Saranno quindi più prolifici i piccoli team universitari o i grandi team con progetti internazionali?
Differenza della “grande” e “piccola” ricerca
Il risultato principale della ricerca è che tendenzialmente il lavoro dei piccoli team è più d’impatto e dirompente di quello dei grandi gruppi. Questi ultimi invece tendono a concentrarsi sul perfezionare tecniche già esistenti e a migliorare tecnologie collaudate. I lavori dei grandi gruppi su tematiche più recenti e popolari gli garantisce nell’immediato l’attenzione del pubblico. Al contrario i gruppi meno numerosi a ricevere dopo, se arriva, l’attenzione del pubblico. La ricerca condotta dal gruppo di tre scienziati ha evidenziato come tutti e due gli approcci siano essenziali per una comunità scientifica prolifica, e incoraggiano la diversificazione della grandezza dei teams.
Più specializzazione, meno idee
Molti all’interno del mondo scientifico sostengono che si stia andando verso un generale allargamento dei team di studio. Generalmente questo si traduce in una maggiore specializzazione dei componenti singoli, reputata una caratteristica essenziale studiando in un una società che richiede soluzioni interdisciplinari. A seconda della numerosità però, due gruppi ragionano e sviluppano soluzioni in maniera radicalmente diversa. Gruppi più grandi producono meno idee, tendono a rifiutare più facilmente pareri esterni e a combattersi vicendevolmente le idee. I gruppi più grandi inoltre si assumono meno rischi, trovandosi in un contesto di grandi aziende, e tendono a focalizzarsi su risultati più sicuri e con potenziali sbocchi sul mercato.
La dura legge del mercato
Al contrario gruppi più piccoli hanno meno da perdere a intraprendere strade meno battute e con probabilità più alte di fallimento, decretando un modus operandi completamente diverso. I dati dall’indagine condotta supportano l’ipotesi che i grandi team siano più adatti per ampliare e perfezionare le tecnologie di oggi, mentre quelli più piccoli potrebbero essere più adatti per cercare di risolvere nuovi problemi e scovare opportunità. Tra gli articoli che hanno vinto i vari premi Nobel, i piccoli team sono largamente più presenti in proporzione, mentre i fondi sono sistematicamente diretti a team più grandi.
Ricercatori solitari hanno la stessa probabilità di pubblicare studi scientifici di grosso impatto rispetto a team di 5 membri (5%), ma hanno una probabilità del 72% più alta di essere dirompenti per la comunità scientifica. Al contrario gruppi di 10 o più persone hanno il 50% in più di possibilità di essere di grosso impatto, ma non sono tendenzialmente rivoluzionari. Tendono infatti a svilupparsi su idee già esistenti.
Anche studiando il metodo di ricerca, si notano delle forti differenze. Autori solitari o team piccoli tendono a focalizzarsi su idee vecchie o poco popolari. I team grandi invece tendono a prendere lavori moderni, di forte impatto e conosciuti come ispirazione: questo atteggiamento diventa più preponderante all’aumentare del numero di persone all’interno del team.
La ricerca mostra una prima d’ora sconosciuta differenza sostanziale nel lavoro dei team in base al numero dei loro componenti. Team piccoli innovano il mondo scientifico amplificando idee interessanti da lavori vecchi e poco popolari. Al contrario team più grandi portano avanti successi scientifici più recenti, risolvendo problemi noti e migliorando il design. I tre ricercatori, non casualmente dietro questo lavoro nuovo in tematiche mai esplorate, però, non sono a favore dell’uno o dell’altro nettamente. Denunciano però un dirottamento ingiustificato di fondi pubblici e privati sempre a gruppi di studio più ampi. Ritengono infatti che entrambi i modi di agire possano esistere in armonia, trovando insieme nuove soluzioni e sviluppando le idee che già abbiamo a disposizione.