Andrew Copson ha scritto un articolo uscito sul Philosphy Now che riprende le riflessioni contenute nell’Etica Nicomachea di Aristotele.
È uscito sulla rivista online Philosophy Now, due giorni fa, un articolo di Andrew Copson che riporta un dibattito sull’educazione, cioè se sia ancora legittimo avere un’etica alla base dell’educazione del fanciullo e se questa possa essere ancora valida nel nostro mondo. Il dibattito continuava, inoltre, con una riflessione su cosa fosse l’educazione secolarizzata (cioè controllata da enti, religiosi o meno) e se fosse giusta o meno un secolo pluralistico come il nostro. Una riflessione su cosa sia l’etica ce l’ha consegnata Aristotele, con il suo capolavoro l’Etica Nicomachea, opera in cui non vengono solo spiegate le materie necessarie a rendere l’anima razionale, ma dove viene anche data una definizione di cosa sia l’etica in generale. Senza entrare nel filosofico, ma rimanendo sul piano letterario e filologico della questione, Copson riporta in vita Aristotele e riflette sull’educazione scolastica come se essa dovesse comprendere sia l’etica che la morale.
Andrew Copson e l’articolo sul Philosophy Now
Andrew Copson è il presidente dell’Unione internazionale Etico – Umanistica, un’associazione non governativa che si occupa di riflettere su cosa sia l’educazione, su cosa significhi secolarizzazione, razionalizzazione, ateismo, etica, libertà di pensiero. Si occupa, insomma, della filosofia che è dietro alla riflessione umanistica. Il quartier generale è a Londra, ma vi sono partecipi più di 80 Stati. In un articolo uscito due giorni fa sul Philisophy Now (https://philosophynow.org/issues/129/The_Ethics_of_Education_in_the_Secular_State ) Copson riflette sul tema della secolarizzazione legato all’etica scolastica. Egli propone il dibattito in modo tale da aiutare il lettore nella sua riflessione, cioè proponendo le sue idee e lasciando il discorso in sospeso. Copson, infatti, non propone una soluzione apertamente (è chiaro che quando uno scrive qualcosa la sua idea venga rivelata implicitamente dal testo ma non è questo il punto) ma semplicemente riflette su cosa sia la secolarizzazione dell’educazione. Secolarizzare, in questo caso, significa improntare l’educazione su dei precisi schemi culturali. Cosa impossibile da non fare (e Copson precisa anche questo) ma che si deve cercare di fare il meno possibile, soprattutto in un mondo che è sempre più globalizzato e che tende sempre più a fare propri principi o culture che non sono tipiche di una nazione (pensiamo agli italiani che si dichiarano buddhisti). E’ anche però vero il caso contrario, è vero che il nostro mondo culturale è sempre più aperto a nuove frontiere e vengono eliminate ogni giorno vecchie barriere culturali, ma succede anche l’inverso, spesso assistiamo a casi di chiusura verso culture o pensieri differenti, difendendo una tradizione da possibili modifiche derivanti da altre culture o pensieri.
Aristotele e l’Etica a Nicomaco
L’opera è uscita postuma ed è una delle più famose legate alla figura di Aristotele. Non solo perché vi sono dentro informazioni che hanno definito la nostra cultura, come le categorie per la divisione del mondo e la differenza tra quantitativo e qualitativo, ma anche perché si tratta di un’opera modernissima che tratta anche di educazione. Nel libro VI specialmente, l’attenzione di rivolge a cosa renda l’anima razionale. Saggezza, Arte, Scienza, Intelligenza e Sapienza. Non sono materie, è vero, ma lo possono diventare facilmente, in quanto sono coloro che educano l’anima ad essere migliore, ad essere razionale. Aristotele con l’Etica guarda oltre, offre un modello di scuola che si incentra sul migliorare la propria persona. E’ chiaro che tutto ciò debba essere filtrato dal modello di vita dei greci e che per loro la scuola era una cosa diversa dalla nostra ma è un principio che si può facilmente decontestualizzare. Certo, la Saggezza non è una materia, ma può rientrare nella nostra scuola, nel nostro modo di insegnare a come guardare la vita, al porsi sempre delle domande. In questo modo è molto facile convertire quest’opera filosofica in un trattato di didattica.
Libertà e secolarizzazione
Libertà ed etica spesso non vanno a braccetto, anzi, sembrano andare su due rette parallele destinate a non incontrasi mai. Il motivo? Spesso ci si confonde e si pensa che l’etica, il seguire delle regole morali imposte sia dalla nostra società che dalla nostra cultura, possa essere un grande limite per le nostre azioni. In realtà, il dibattito filosofico è molto più complesso di così e questa non è la sede migliore per affrontarlo. Anche perché si sta parlando di scuola e di educazione e di come sia giusto tramandarla, se seguire cioè un piano di studi secolarizzato o meno. La risposta la dà Aristotele: no, il piano non deve essere secolarizzato. E lo dice attraverso un’opera postuma, cioè con l’Etica, dove dimostra che un’anima ha bisogno di riflettere su ogni cosa, anche su quanto le reca dubbi e la sconvolge, per essere razionale. La razionalità aristotelica è la stessa di Copson, cioè quella che Darwin chiamò esercizio laico del dubbio. E’ la capacità di dubitare, di credere che una volta arrivati a una soluzione, ce ne possa essere un’altra del tutto diversa e migliore. E’ praticamente la base del progresso e, ancora una volta, ce lo ha insegnato la letteratura greca più di duemila anni fa.