Patti Lateranensi: territorialità, opportunismo o avallo del regime? La risposta nelle parole dei Papi!

Novantuno anni fa venivano siglati i Patti Lateranensi, un atto politico importante da parte della chiesa, quali sono le prospettive in base alle quali sono stati stipulati?

La prima pagina dell’edizione straordinaria de “Il Corriere del Mezzogiorno”

L’evento storico ci viene spesso presentato come un accordo sinallagmatico tra papato e Regime dove la chiesa, in cambio di privilegi sostanzialmente finanziari, avallava il governo totalitario del Duce.

In realtà questo trattato politico ha anche altre implicazioni che vale la pena approfondire, soprattutto per capire meglio la posizione della chiesa nei confronti del regime totalitario.

Papa Pio XI, al secolo Achille Ratti

Questione di territorio

I patti lateranensi sono l’atto con cui si conclude la questione romana, ovvero la difficoltà a stabilire il ruolo che ha Roma sia come sede del potere temporale del Papa sia come capitale italiana.

Tutto inizia nel 1970 quando, in conseguenza della breccia di Porta Pia, tutti i territori dello Stato Pontificio vengono annessi al Regno d’Italia. Nell’enciclica “Respicientes ea” dello stesso anno Papa Pio IX delineò gli italiani come invasori illegittimi e sé stesso come un prigioniero politico in quanto impossibilitato ad esercitare il suo potere.

I bersaglieri entrano in Roma attraverso la Celebre Breccia di Porta Pia

L’Italia di canto suo, per quanto sia un paese profondamente cattolico, temeva dunque una rinascita dello stato pontificio che avrebbe limitato la propria sovranità. Nella conferenza di Parigi del 1872 il governo italiano si oppose alla presenza della Santa sede sul proprio territorio.

Le tensioni erano forti, è infatti in questo concetto che si inserisce la bolla “non Expedit” sempre di Pio IX in cui i cattolici venivano invitata all’astenersi dalla politica italiana.

La decadenza del potere della chiesa

Le fine dell’ottocento e l’inizio del novecento segna l’avanzare di una tendenza ben determinata della storia moderna occidentale: la perdita di potere della chiesa.

Di questa tendenza la perdita dei possedimenti territoriali è solo è una parte, il motivo vero per cui la chiesa, lungo la modernità, perde importanza ce lo spiega lo storiografo Alessandro Barbero con le parole dell’enciclica “Mirari Vos” emessa da Papa Gregorio XVI nel 1832:

In questa enciclica il Papa condanna le tesi di rinnovamento:

“appare chiaramente assurdo ed oltremodo ingiurioso per la Chiesa proporsi una certa restaurazione e rigenerazione […] quasi che la si potesse ritenere soggetta a difetto”.

Condanna la libertà di coscienza:

“che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa”.

Condanna la libertà di stampa:

“né mai abbastanza esecrata ed aborrita “libertà della stampa” nel divulgare scritti di qualunque genere […] quale portentosa mostruosità di errori si spargono e disseminano per ogni dove con quella sterminata moltitudine di libri, di opuscoli e di scritti”.

In un mondo, quello dell’età moderna, basato sull’idea di libertà, una chiesa che questa idea la condanna rifiutandosi di rinnovarsi non può che essere condannata alla decadenza.

Papa Gregorio XVI, al secolo Bartolomeo Alberto

Scendere a patti

Alla vigilia dei Patti Lateranensi possiamo dire di trovarci di fronte ad una chiesa che ha perso sia il suo potere temporale che quello spirituale.

C’è poca da stupirsi se dunque si cerca di recuperare terreno, a costo di scendere a patti con la dittatura del Regime.

L’accusa di opportunismo è chiara, talvolta però, la storiografia, aggiunge a questa l’accusa di avallo o apologia del totalitarismo, sono accuse fondate?

Pio XI morì il 10 febbraio del 1939, poco prima di pubblicare quella che sarebbe passata alla storia come “l’enciclica nascosta”, dato che i documenti che riportavano le bozze del pontefice furono tenute nascoste dal Vaticano fino al 1995.

Questa bolla intitolata “Humani generis unitas” rappresenta una chiara condanna dell’antisemitismo, del razzismo, della persecuzione degli ebrei e più in generale del Reich, il tutto in una prospettiva di apertura nei confronti del mondo contemporaneo.

Prospettiva che hanno adottato anche i successori di Pio XI, fino alla sua ufficializzazione lungo il Concilio Vaticano II.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.