Non solo carcere: scopriamo le pene alternative grazie alla serie “Mare Fuori”

Il successo tutto italiano del momento, la serie tv “Mare Fuori”, ci fa conoscere i metodi, diversi dalla carcerazione, per scontare una condanna penale.

E’ la serie del momento. Tutti siamo bombardati, chi più chi meno, da pubblicità, amici, conoscenti e meme vari che ci invitano a guardare Mare Fuori. Prodotto di mamma Rai, ha affascinato e continua ad affascinare un’enorme fetta di pubblico soprattutto per le tematiche delicate che affronta. Certo, l’ambientazione è quella del carcere minorile di Napoli, ma non si ferma a illustrare la vita al suo interno. Parla di amicizia, di amore, di legami, ma anche di dipendenze, di Camorra, di autolesionismo, di salute mentale, di stupri e di relazioni tossiche. Insomma, indubbiamente un prodotto mediatico interessante per molti.

Mare Fuori

Successo della Rai, Mare Fuori ha ormai convinto anche i più scettici a darle una chance. La serie tv, per ora formata da tre stagioni, è ambientata all’IPM (Istituto di Pena Minorile) di Napoli, che affaccia sul mare. Tutto inizia con le uccisioni di cui si macchiano i protagonisti della serie, Carmine Di Salvo e Filippo Ferrari: il primo uccide un ragazzo di una famiglia camorrista rivale alla sua per difendere la fidanzata da un tentativo di stupro, mentre il secondo, dopo aver assunto sostanze stupefacenti e alcol, fa inavvertitamente cadere da un edificio un suo amico, causandone la morte. Entrambi finiscono nello stesso carcere, dove, fra gang camorriste e personaggi molto particolari, ognuno con la sua personalissima storia, impareranno valori come il rispetto, la responsabilità e l’onore.

Non solo istituto penale minorile, anzi

Il carcere, quando si parla di persone fra i 14 e i 18 anni di età, viene chiamato istituto penale per minorenni. Deve essere l’extrema ratio al momento della condanna, in quanto consiste nell’estraniamento sociale e nell’entrare in contatto con modelli negativi. Lo scopo primario, però, è quello di rieducare, secondo i legislatori, non di punire, oltre ad avere una valenza pedagogico-educativa volta al reinserimento dell’individuo in società. Proprio perché l’istituto penale ha un ruolo di limite estremo, esistono delle misure alternative tramite cui scontare la condanna penale, come la messa alla prova e la decisione di non dover procedere per irrilevanza del fatto.

Messa alla prova e irrilevanza del fatto

In presenza di un minorenne di cui si è quasi certi della sua colpevolezza nel reato imputatogli, indipendentemente dalla gravità del reato stesso, il giudice può decidere di sospendere il procedimento penale e di metterlo alla prova. Solitamente, viene concessa questa possibilità solo ai ragazzi che mostrano di volersi mettere in gioco e di ripensarsi. Il magistrato dà loro un arco di tempo, che può andare dai sei mesi ai tre anni, nel quale deve rispettare una serie di obblighi e divieti comportamentali. Se, alla fine di questo periodo, i servizi sociali restituiscono rapporti positivi, il procedimento e il reato sono cancellati e il minorenne non viene condannato. Per quanto riguarda l’irrilevanza del fatto, se esistono un contestualmente, secondo minorenne reo, giudice e servizi sociali, un comportamento messo in atto occasionalmente, una condotta che non desta particolare allarme sociale e un comportamento tenue intra-codici, il giudice può chiudere il procedimento penale.

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