Musica rap e poesia giambica: come gli oppressi fanno sentire la propria voce

Quando una maggioranza sociale tiene stretti potere, denaro e privilegi a scapito di una minoranza, questa esprime il proprio sdegno.

Quella rap è una corrente culturale-musicale sviluppatasi come rivolta artistica a una società indifferente od ostile a una minoranza sociale, quella della popolazione nera.

HIP-HOP MOVIMENTO DEL CAMBIAMENTO

Leggendo il titolo di questo paragrafo è probabile che vi chiediate, “Ma questo non doveva essere un articolo sul rap? Perché adesso si sta parlando di hip-hop?”. Le due cose sono molto più legate di quanto non sembri: la musica rap è un particolarissimo tipo di arte che si inquadra nel più ampio ambito di quello che è un vero e proprio movimento culturale, l’hip-hop, appunto. Secondo l’Encyclopaedia Britannica, “Il termine hip-hop fa riferimento a una cultura complessa che include quattro elementi: il deejaying…; il rapping…; i graffiti…; il B-boying, che include il ballo , lo stile, e comportamento hip-hop, insieme a quel tipo di linguaggio del corpo virile che il filosofo Cornel West descrisse come ‘semantica posturale'”. Sebbene l’intero movimento dell’hip-hop sia nato presso la comunità afro-americana della sezione newyorkese economicamente depressa del South Bronks negli anni Settanta del ‘900, ci soffermeremo sul periodo temporale dal 1979 al 1993, in cui si tende a collocare l’età classica del rapping. Il rap è una forma musicale che dal punto di vista rigidamente formale presenta un contenuto – ossia un testo -, un flow – un ritmo – e una consegna – una cadenza o tono -. Bisogna tenere a mente che il rap è il portavoce musicale di una rivolta culturale iniziata da una minoranza – quella nera e povera – nei confronti di una maggioranza – quella bianca e più ricca -: in quanto tale, le tematiche del genere abbracceranno argomenti come le difficili condizioni di vita nei ghetti, la povertà, la critica a un sistema corrotto, la vita della strada, la brutalità della polizia; nonostante queste tematiche cardine, in una fase più recente il genere ha conosciuto un interessante sperimentalismo – soprattutto formale – grazie all’intervento di rappers come i De La Soul, gli Arrested Development e gli US3.

ARCHILOCO E L’INNOVAZIONE

Quando si parla di poesia greca, si pensa generalmente a componimenti perfettamente bilanciati, moderati e rappresentanti uno stile di vita semplice dedito al culto della filosofia, degli dèi e della propria città. Ciò effettivamente è vero, ma solo per metà. La letteratura greca ha prodotto un numero ingentissimo di componimenti dai toni più disparati – questo è un punto a favore, per così dire ce ne sono di tutti i gusti – tra cui figurano quelli di tre autori rivoluzionari, anche se sotto aspetti diversi: Archiloco di Paro, Ipponatte di Efeso e Callimaco di Cirene. Archiloco, uno degli autori più antichi della letteratura greca, nacque nella prima metà del VII secolo a.C. nell’isola di Paro come figlio illegittimo di un aristocratico; non potendo attingere al patrimonio di suo padre, Archiloco decise di dedicarsi alla professione di mercenario, combattendo contro gli abitanti della Tracia in occasione della colonizzazione della grande isola egea di Taso. Combattendo in condizioni certamente difficili, Archiloco comprese che la vita, in particolar modo la vita militare, non era esattamente come quella che i poemi omerici – come l’Iliade – avevano mostrato: l’eroe non è sempre coraggioso e fermo davanti al nemico, e trasgredire regole universalmente rispettate come quella del non perdere armi in battaglia non è motivo di disonore. Questa idea viene rappresentata alla perfezione nel breve “Frammento dello Scudo“, in cui l’autore afferma: ” Uno dei Sai si bea dello scudo che ho lasciato per sbaglio presso un cespuglio; ma, d’altra parte, ho salvato me stesso. Che mi importa di quello scudo? Vada al diavolo, me ne procurerò uno migliore”. Questa brevissima poesia ha un valore molto più grande di quanto non si pensi: tutti i principi che i poemi omerici – modello indiscusso adottato dalla maggioranza dei contemporanei di Archiloco –  avevano rappresentato e proposto come paradigmatici, vengono prima messi in dubbio, poi smontati e infine sostituiti dall’autore con valori innovativi, come quelli secondo cui non è importante tanto morire onorati con le armi – quest’idea è riecheggiata nel detto spartano “Con lo scudo o sopra lo scudo” – ma vivere anche avendo perso lo scudo, in maniera tale da poter combattere mille e più battaglie ed essere più utile alla comunità.

IPPONATTE E LA PROTESTA

L’idea del rifiuto di un valore viene portata ai massimi estremi da Ipponatte di Efeso, l’erede poetico di Archiloco, il quale arrivò a criticare un intero sistema politico. Perché? Per capirlo è il caso di esaminare la biografia del’autore: Ipponatte e la sua famiglia – erano di origini aristocratiche – entrarono in aperto conflitto con Atenagora e Coma, esponenti di una nascente forma di governo appoggiata dagli strati più bassi della popolazione e ostile all’aristocrazia, la tirannide; dopo aver preso il controllo della città i due tiranni esiliarono Ipponatte nei bassifondi della città di Clazomene, dove ebbe una vita durissima. Le poesie dell’autore esprimono questa difficoltà a causa della quale Ipponatte è costretto a vivere alla giornata e denunciano altresì lo squilibrio della ricchezza di un ceto che, giunto al potere, tormenta la minoranza degli aristocratici decaduti.

Ermes, caro Ermes, figlioletto di Maia, Cillenio, io ti invoco, ché ho un grande, atroce freddo e batto tutti i denti … da’ un manto ad Ipponatte, e una tunicuccia e sandalucci e papussine, e d’oro puro sessanta stateri metti da parte“.

A me infatti non desti ancora un manto pesante, rimedio per l’inverno, né in papusse pesanti i piedi mi celasti per evitare che mi si crepino i geloni“.

CALLIMACO E LA RIVOLUZIONE

Bisogna specificare una cosa: le poesie della letteratura greca antica previdero dalla prima all’ultima una complementarità tra forma e contenuto; in parole povere, era necessario che il testo della poesia – il contenuto – si inquadrasse in un metro specifico – la forma -. I poemi epici come l’Iliade e l‘Odissea furono scritti in quello che viene chiamato esametro dattilico catalettico, gli epigrammi e le elegie furono scritti in distici elegiaci e via discorrendo per gli altri generi. Ma quale fu la forma metrica che Archiloco e Ipponatte adottarono? In maniera semplicistica diremo che si servirono del metro del giambo – dico “in maniera semplicistica” perché il giambo, essendo un metro molto breve e duttile, fu inserito in sequenze diverse, dando origine a metri come il trimetro giambico, il coliambo e il tetrametro giambico -. Questo metro era notoriamente tipico di una poesia energica e fortemente critica: gli stessi autori greci ne erano consapevoli tanto che, nel Fedro di Platone, si fa menzione di un certo Eveno di Paro che disse che il giambo aveva come scopo lo psogos, ossia il biasimo. In un certo senso, capiamo che il forte contenuto critico e innovativo di Archiloco e Ipponatte procede di pari passo con la forma – il giambo, appunto -. E’ anche vero che il frammento dello scudo citato sopra non è scritto in giambi, ma in distici elegiaci, tuttavia questa costituisce un’eccezione di Archiloco, il quale si cimentò in metri diversi pur mantenendo sempre il suo scopo di critica. Un altro autore che si dedicò al genere giambico fu il poeta ellenistico Callimaco di Cirene: l’intera produzione poetica di Callimaco si collocò sotto il segno di un’intensa sperimentazione poetica, alla ricerca di un modello estetico che lo soddisfacesse, e la stessa poesia giambica fu da lui rivoluzionata! I tredici Giambi di Callimaco mostrano l’introduzione di tematiche letterarie originariamente non proprie del giambo come l’elogio per una vittoria, la favola, la polemica letteraria e l’eziologia – ossia la spiegazione dell’origine di miti, usanze, feste ecc., un filone che a Callimaco piaceva moltissimo, tanto da comporre un’opera apposita, gli Aitia -. Effettivamente c’è da notare una cosa: la sperimentazione poetica di Callimaco portò l’autore a chiamare giambi componimenti che non erano interamente composti in metri giambici! La questione è complessa, ma per snellire il discorso si può dire che in quei tempi di innovazione e sperimentalismo intellettuale i confini letterari tra un genere e un altro erano diventati così labili da infrangere ogni classificazione rigorosa: oltretutto, questa flessibilità poetica può giovare al nostro discorso, poiché mostra l’intervento di un autore che, forte delle sue conoscenze letterarie, ha saputo rinnovare dei generi senza “bere alla fonte comune”.

LE PAROLE COME RIVOLUZIONE

Questa breve trattazione ci permette di compiere una riflessione tutt’altro che insignificante: la musica rap, così come la poesia giambica, è una reazione poetico-artistica nata dal bisogno di esprimere un pensiero che ci tormenta, e che descrivere con un semplice discorso sarebbe riduttivo. Nella parabola evolutiva del giambo e del rap abbiamo incontrato autori che hanno caricato i loro componimenti con tutta la loro rabbia ed energia  – Archiloco, Ipponatte e i classici del rap, come Tupac – e autori che hanno innovato un genere oramai  consolidatosi – Callimaco e gli Arrested Development-. Sebbene come autore dell’articolo sia preferibile che io mi attenga a una narrazione oggettiva, senza il minimo margine di intervento, temo di dover infrangere per pochissime righe questo tacito accordo – a mia discolpa dirò che neppure Omero riuscì a mantenersi super partes nei suoi bellissimi poemi – per fare una riflessione necessaria: sebbene nell’Antica Grecia si ritenesse che gli esseri umani non fossero tutti uguali – nella Politica Aristotele, parlando della virtù, affermava “Quelli che enumerano le singole virtù, come Gorgia, parlano molto meglio di quelli che danno simili definizioni (Socrate). Perciò  bisogna che valga per tutti, meno che per l’uomo, ciò che il poeta dice della donna: ornamento è per la donna il silenzio” – oggi la società, quantomeno quella occidentale, basandosi su un’idea avanzata in particolare dal liberalismo, sostiene l’uguaglianza totale di tutte le persone. E’ tuttavia una contraddizione che oggigiorno ci siano persone che, come in antichità, debbano lamentare la propria indigenza e trascuratezza da parte di una maggioranza sociale, che ha in qualche modo tradito i suoi ideali. E se grazie a queste opere d’arte le persone stanno cominciando a porsi questi problemi, eccovi il vero valore della poesia!

 

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