P. Sherman 42 Wallaby Way, Sidney. Lo ricordate anche voi? Dory, nel cartone animato firmato Disney-Pixar è una delle poche cose che ricorda, ma perché?
Il pesce chirurgo che ha fatto innamorare grandi e piccini in tutto il mondo soffre di ciò che lei stessa chiama perdita di memoria a breve termine, quella parte del cervello che ci aiuta a codificare le informazioni e gli stimoli ricevuti e che se non raccolti e trasferiti nella memoria a lungo termine svaniscono dopo circa trenta secondi. Come, però, i dati vengono trasferiti? Per usare il linguaggio informatico, possiamo dire che il nostro cervello elabora le informazioni tramite ‘software’ di diverso tipo, raggruppati nelle mnemotecniche.
La parola mnemotecnica ci rimanda alla civiltà greca antica. Deriva infatti dal nome della titanide Mnemosine, madre delle Muse, protettrici dell’arte e della storia. Le tecniche per ricordare godettero di grande importanza e rilevanza fin dall’antichità, soprattutto prima della diffusione dell’alfabetizzazione. Successivamente a questa le abilità per memorizzare vennero prese in considerazione dai grandi oratori che avevano necessità di ricordare discorsi articolati precedentemente preparati senza l’ausilio della lettura.
Le mnemotecniche oggi
Oggi gli psicologi le hanno ribattezzate con il nome di strategie e ne hanno evidenziate tre, comuni alla maggior parte dei soggetti studiati: associazione, che consiste nell’accomunare i dati secondo una logica personale (come per esempio delle cifre all’età di un familiare), calcolo matematico e quella utilizzata da Dory nel cartone, la reiterazione, ovvero il ripetersi a mente più e più volte l’informazione da ricordare. Paradossalmente questa è la più semplice e la più utilizzata, in special modo dai bambini, nonostante crei un dispendioso uso di energia. In una ricerca del 1993 italiana, infatti, è stato chiesto a alcuni bambini come riuscissero a ricordare le poesie, i nomi dei mesi o i numeri insegnati loro. Risposero che le leggevano e ripetevano tante volte.

Le difficoltà e la scelta delle proprie strategie
Molte differenze evolutive nella memoria possono essere attribuite alle aggiunte alle conoscenze di base e alla velocità di immagazzinamento delle informazioni. Frequenti sono anche i deficit di produzione dovuti alla difficoltà di produrre spontaneamente una strategia, problema superabile grazie a un aiuto esterno ed in questo caso si parla di scaffolding (da scaffold che in inglese significa impalcatura), ovvero un adulto che segue il bambino durante l’operazione di recupero dei ricordi. I deficit sono anche dovuti alla poca capacità di trarre beneficio da una nuova strategia.
Ogni bambino è in grado di scegliere da sé la mnemotecnica più adatta in base alle proprie capacità, esempio spiegato da Sielger e denominato modello di scelta della strategia adattiva.

Possiamo quindi affermare che avere delle conoscenze aiuti a ricordarne altre, ecco il motivo per cui i bambini più sono piccoli meno riescono a memorizzare. Bisogna però ricordare che la psicologia non si configura come una scienza esatta, perciò quest’affermazione rimane relativa. Un bambino più piccolo, appunto, che sa padroneggiare al meglio le poche strategie che conosce, ricorda con più facilità di un bambino più grande che ne utilizza di più sofisticate ma con meno abilità.
La crescita e i cambiamenti
Interessante, inoltre, diventa notare come cambi, con la crescita, l’idea che il bambino ha della memoria. Una ricerca del 1991 condotta da Vianello, Cornoldi e Moniga mostra che fin dai 3 o 4 anni i bambini ritengano che le idee entrino ed escano dalla testa, descrivendo la mente come una scatola. Già dai 5 ai 6 anni i bambini iniziano a riconoscere il non ricordare come mancanza di attenzione, operata dal soggetto stesso. Cominciano anche ad intuire che il tempo gioca una variabile importante per ricordare.
Insieme alla comprensione circa il pensiero, con l’evoluzione diviene più pianificata e selettiva anche l’attenzione. Essa è importante per evitare la distrazione quando si viene bombardati da più stimoli dell’ambiente circostante irrilevanti per la situazione momentanea. Certo è che le strategie di memoria sono fortemente influenzate dalla cultura e dai tipi di informazioni che i bambini necessitano di ricordare.
Ricordare significa crescere e crescere significa non dimenticare, anzi, migliorare la propria memoria sempre, soprattutto perché senza di essa noi chi saremmo? E come dice Dory a Marlin mentre rischia di perderlo: Ti prego, non voglio perdere tutto questo… Non voglio dimenticare.
-Sara.