La figura di Maria nei testi di Fabrizio De André: in che modo la canta?
La rappresentazione di Maria nelle composizioni di Fabrizio De André rivela una complessità stratificata, in cui confluiscono la tradizione cristiana e l’influenza dei Vangeli Apocrifi, dando vita a una figura tanto sacra quanto umana.
Maria come incarnazione dell’umanità e della compassione
Nell’opera di De André, Maria si discosta dalla canonica idealizzazione teologica per assumere una dimensione più prossima alla condizione umana, grazie a una rappresentazione che mette in rilievo la sua sofferenza e la sua empatia universale. Questo tratto emerge in modo particolarmente evidente in brani come “Ave Maria” e “Tre madri”, contenuti nell’album La Buona Novella (1970). In “Ave Maria”, la Vergine non è solo la madre del Redentore, ma diviene emblema di tutte le madri, portando in sé le angosce, i dubbi e i dolori che accomunano l’esperienza materna. Questa rappresentazione si allontana dal tradizionale ritratto di Maria come figura distaccata e divina, per abbracciare una dimensione di profonda umanità. La canzone “Tre madri” amplifica ulteriormente questa prospettiva, mettendo in scena il dolore condiviso di Maria e delle madri dei due ladroni crocifissi accanto a Gesù. Qui, la sofferenza di Maria non è unica e isolata, ma si inserisce in un contesto collettivo di dolore materno, sottolineando la sua appartenenza all’umanità sofferente. La scelta di De André di focalizzarsi su questo aspetto trova una chiara eco nei Vangeli Apocrifi, che offrono una visione di Maria più vicina alla realtà quotidiana delle madri, esplorando le sue emozioni in un modo che i Vangeli canonici raramente permettono.
L’influenza dei Vangeli Apocrifi nella rappresentazione di Maria
L’influenza dei Vangeli Apocrifi nelle composizioni di De André si manifesta non solo nella caratterizzazione di Maria, ma anche nella selezione di episodi narrativi che arricchiscono la sua rappresentazione musicale. Un esempio eloquente è la canzone “Il sogno di Maria”, anch’essa parte dell’album precedente. Qui, la narrazione dell’Annunciazione si allontana dall’iconografia tradizionale per avvicinarsi a una dimensione più intima e raccolta, in cui Maria appare come una giovane donna colta in un momento di quotidianità, sorpresa dalla visita di un angelo che, lungi dall’essere una figura imponente, si rivela nella sua semplicità. Questo episodio trova una corrispondenza nei Vangeli Apocrifi, in particolare nel Protovangelo di Giacomo, che descrive l’Annunciazione con una delicatezza e una prossimità emotiva assenti nei testi canonici. Inoltre, nell’intero corpus dell’album La Buona Novella, De André attinge esplicitamente ai Vangeli Apocrifi per narrare episodi che riguardano la vita di Maria, come la sua nascita miracolosa e la presentazione al tempio. Tali episodi, assenti nei Vangeli canonici, arricchiscono il ritratto di Maria, conferendole una profondità che va oltre la sua funzione teologica, e la radicano nella tradizione popolare e culturale che i testi apocrifi hanno contribuito a plasmare.
Maria come mediatrice tra il sacro e il profano
Un elemento di particolare rilievo nella rappresentazione di Maria nei testi di De André è il suo ruolo di mediatrice tra il sacro e il profano. Questo aspetto emerge con forza in “Via della croce”, dove Maria assiste impotente al martirio del figlio, partecipando alla sofferenza umana ma mantenendo al contempo una consapevolezza del suo destino divino. Maria, in questo contesto, non è solamente la madre del Cristo, ma una figura che media tra due mondi, rappresentando la connessione tra la sofferenza terrena e la redenzione celeste. Tale dualismo si riflette anche nel brano “Il testamento di Tito”, in cui la figura di Maria incarna la compassione e il perdono universale, estendendo la sua grazia anche ai peccatori, sottolineando così il suo ruolo di tramite tra l’umano e il divino. Questo ruolo di mediatrice è profondamente radicato nella tradizione dei Vangeli Apocrifi, dove Maria è spesso descritta come un ponte tra il mondo celeste e quello terreno, capace di rendere accessibile il divino attraverso la sua esperienza umana. De André coglie questa sfumatura, trasportando Maria in una dimensione narrativa che la vede interagire con il mondo terreno senza perdere la sua sacralità, unendo in sé le contraddizioni della condizione umana.
La figura di Maria nei testi di Fabrizio De André è intrinsecamente influenzata dai Vangeli Apocrifi, che le conferiscono una dimensione umana e sacrale al contempo. Attraverso una rappresentazione che combina sofferenza, compassione e mediazione tra il sacro e il profano, De André offre un ritratto di Maria che non solo arricchisce la tradizione cristiana, ma la rende più accessibile e vicina all’esperienza umana, elevandola a simbolo universale di umanità e speranza.
Sumber : EU303
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