È tempo di trash. La fredda stagione è finita e la regina di Mediaset, Maria De Filippi, si veste da mare col suo programma tv estivo, liberamente ispirato a Kierkegaard.
Siamo a luglio ed è cominciata la trasmissione più seguita dell’estate. Come la frutta di stagione, è arrivata Temptation Island. Tutti sanno di cosa sto parlando, o quanto meno l’hanno sentito nominare. Non tutti sanno, però, che Maria De Filippi, la mente che sta dietro questo format incredibilmente trash, deve evidentemente essere una grande ammiratrice del grande Kierkegaard. Allora ho pensato che rendere omaggio a questa grande passione di Maria fosse doveroso. Il maestro sarebbe fiero di me.
“Temptation Island” è il trash estivo per eccellenza
Avete presente quando al supermercato c’è l’offerta ribassata sulle angurie? Io da bambino mi emozionavo, perché per tutto l’anno sentivo in testa la voce di mia madre che mi diceva “bisogna aspettare l’estate”. Ecco, più o meno è questa la sensazione che prova il pubblico accanito di Maria De Filippi, dopo aver atteso tutto l’anno sfogliando meme di trash invernale. Così, come quando arrivano i saldi per le angurie, la Mediaset fa partire la pubblicità di Temptation Island, con la stessa sigla di tutte le edizioni. Ma come funziona questo fantastico gioco televisivo? Tenetevi forte. Delle coppie di fidanzati vengono divise per ventuno giorni, uomini da una parte e donne dall’altra, in due villaggi separati. In questi due villaggi vengono rispettivamente piazzati donne e uomini single. Costantemente ripresi dalle telecamere, tutti i concorrenti vengono periodicamente fatti vedere ai rispettivi partner attraverso dei video. Al termine dei ventuno giorni i due si rivedono e decidono se continuare a stare insieme. Lo so, è raccapricciante, ma il peggio non è ancora arrivato.
Lo zampino di Kierkegaard nel programma è inequivocabile
La parte più imbarazzante e allo stesso tempo divertente di tutto ciò, è la levatura caratteriale e morale dei concorrenti, che sembrano quasi essere fatti tutti con uno stampino. Per spiegarmi meglio ecco due esempi classici. Nel primo caso un ragazzo si presenta di fronte alla “preda” mostrando il pettorale gonfio e spara doppi sensi del livello di un cinepanettone. Nel secondo caso una ragazza si lamenta con un uomo single della propria situazione sentimentale, nella quale il proprio partner si mostra scarsamente prestante a letto ed è economicamente poco stabile. Il bello di questi programmi è che sono davvero semplici, stereotipati. Ci si vede dentro il mito dello svago, l’ossessione per il denaro e per il sesso. Lineare insomma. E tutto questo personalmente mi ricorda proprio lui, il grande Kierkegaard. Ma perché? Come mai questo maestro di filosofia morale ed esistenziale deve essere accostato al trash? Attenzione a giudizi affrettati però. Ricordate Aut-Aut? Certo che sì, e ci si accorge immediatamente di come Temptation Island rappresenti fedelmente e in modo inequivocabile quello stadio estetico descritto nell’opera kierkegaardiana.
L’esteta vive di attimi, zero rimorsi, troppi rimpianti
Ricominciamo proprio da Aut-Aut. Il titolo è chiaro. Kierkegaard non lascia scampo, e parla della scelta come di un atto discriminativo, “o questo, o quello”, in cui un’alternativa esclude automaticamente l’altra, senza possibilità di vite di mezzo. Le scelte possibili fondamentali sono, in quest’ottica, tre. Il primo è lo stadio estetico, che è quello che ci interessa oggi. Il secondo è quello etico, in cui la vita viene scandita dalla legge morale, dal rispetto del patto con lo stato e da uno spiccato senso di comunità. L’uomo etico è l’individuo che non si basta da solo e vive obbligatoriamente in mezzo agli altri. Il terzo è lo stadio religioso, che include quelle persone che scelgono di abbandonarsi all’Assoluto della fede, in modo cieco, e anzi con timore di reverenza (da qui l’opera Timore e tremore). Come già detto, a noi interessa il primo, quello del grande esteta. Quest’ultimo vive nell’attimo, scandisce la propria vita agendo passo dopo passo, senza la minima lungimiranza. Il principio regolatore di questo cammino tra gli attimi è il piacere. L’esteta sceglie il piacere, vive di piacere. Questo può essere fisico, ma anche molto più mentale. Si pensi ad esempio al Diario del seduttore, sempre di Kierkegaard, in cui si delinea la figura del perfetto esteta cerebrale, quello che si compiace del piacere di uno sguardo, del controllo fascinoso che il tocco di una mano può avere su una donna. Noi però parliamo di Temptation Island, di uomini che tornano animali alla vista di un posteriore femminile particolarmente proporzionato, uomini che sognano la ricchezza, il successo. Insomma, non stiamo parlando di esteti cerebrali. Questi stanno molto più in basso nella scala del piacere. Il loro piacere viene chiamato dalla pancia, dai genitali, da quella parte tutta istintiva e ancorata alla terra e alla nuda concretezza. L’unico problema è che Kierkegaard, che associa l’esteta al personaggio di Don Giovanni, descrive questo stadio estremamente temporaneo, a causa della totale instabilità che l’attimo può offrire rispetto all’esistenza umana. In conclusione? Occhio a Temptation Island e complimenti a Maria De Filippi che ne sa una più del diavolo. Buon trash estivo a tutti.