Il caso editoriale del secolo, che ha ispirato un film sul processo che si nasconde dietro la poesia.
Nemmeno Allen Ginsberg pensava che avrebbe vinto, e invece, oggi, tutti noi possiamo leggere “Urlo”; il poema che è il manifesto della libertà individuale di tutti noi.
L’urlo di Ginsberg
C’è stato un tempo in cui questa poesia è stata il manifesto dei giovani, e in cui la conoscevano a memoria
È Fernanda Pivano a pronunciare queste parole, il 31 Luglio del 1997, per un reading a due voci in occasione del festival Lunaria. Parla con voce ferma e a tratti emozionata, lei che per prima lo tradusse in italiano e che conobbe di persona Allen Ginsberg.
Taglienti e disperate sono le parole dell’opera che diventerà il caso editoriale del XX secolo, oltre che il poema per eccellenza della Beat Generation, movimento culturale che destò l’America dal torpore post conflitto mondiale. Ginsberg ha dedicato all’amico Carl Solomon, paziente dell’ospedale psichiatrico a Rocklan, il suo poema– perché è di un poema che si tratta, caratterizzato dalla stessa esasperazione e dallo stesso lirismo dei poemi omerici, dove l’uomo moderno vaga ed è (anti)eroe in una realtà ostile.
Una lunga, inarrestabile e selvaggia descrizione del mondo è la definizione migliore che si può provare a dare ad “Howl”, letto in pubblico per la prima volta il 13 ottobre del ‘55 al Six Gallery di San Francisco. Eppure la pubblicazione dell’opera causò molti problemi a Ginsberg, e all’editore che se ne occupò, Lawrence Ferlinghetti. La loro incredibile storia ha dato origine ad uno dei più bei film inerenti alla Beat Generation.
Allen Ginsberg durante la prima lettura di Howl
Il film visionario di Rob Epstein e Jeffrey Friedman
La pellicola è caratterizzata da un taglio sperimentale ed utilizza la tecnica del bianco e nero, del colore e dell’animazione per affrontare i tre diversi temi proposti: la vita di Allen Ginsberg raccontata in prima persona, il processo e l’interpretazione animata dell’opera letterari.
Il film è infatti composto da tre diversi aspetti che si intrecciano: delle animazioni per meglio entrare nel mondo del poema, accompagnate dalla lettura di questo, la storia dela gioventù di Allen Ginsberg e la sua evoluzione come scrittore e poeta, dagli albori della sua attività alla lettura di “Urlo”. Ad interpretarlo è un giovane James Franco, la cui prova d’attore- sempre eccellente- non distoglie dall’opera messa in piedi dai due registi, che hanno realizzato un film dal messaggio preciso ed articolato, che oltre a sapere cosa dire, sa anche come dirlo, risultando sempre comprensibile e diretto, risultando sempre comprensibile e diretto, confermando l’idea che la poesia e l’arte riescono a comunicare anche quando astratte e visionarie.
Il terzo aspetto analizzato è il processo per oscenità, aperto dopo la pubblicazione di Howl, contro Ginsberg e il cofondatore del City Lights Bookstore, Lawrence Ferlinghetti. Il processo fu aperto nel 1957, a causa dei riferimenti all’uso di droghe e all’omosessualità, quest’ultima ancora un tabù negli anni cinquanta del XX secolo. Nel tribunale esperti letterari furono chiamati per discutere l’importanza sociale del libro, questi riconobbero che l’opera scagliava una serie di accuse ideologiche contro la società americana, con un linguaggio eccessivamente volgare. Il giudice, però, basandosi su dei precedenti, decise che il libro non poteva essere ritenuto osceno se aveva una importanza sociale. Inoltre, anche se il linguaggio era molto volgare, le libertà costituzionali di parola e di stampa lo tutelavano.
“America I’ve given you all and now I’m nothing”.
“America, ti ho dato tutto e ora io non sono nulla”.
La locandina del film
Il manifesto che ci ha donato la libertà
Oggi, “Urlo” è considerato da alcuni proprio un manifesto della libertà di parola e di espressione (poetica e non) svincolata dalla rigida prosa preconfezionata dei versi aurei. È la profonda critica sociale che anima Urlo, che muove l’opera grazie ad una potenza espressiva dirompente e ancora inimitabile.
Visionario, divinatorio, profetico: Allen Ginsberg ha dato voce ad una generazione dalla quale discendiamo direttamente, e con la quale abbiamo molto in comune, ma ancora tanto da imparare.
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