L’applicazione di sanzioni è uno strumento a disposizione degli Stati membri della comunità internazionale in caso di irregolarità.
La situazione diplomatica tra Russia ed Unione Europea attraversa un nuovo momento di tensione e la minaccia delle sanzioni è nell’aria: occorre dunque capire meglio in cosa consiste il meccanismo sanzionatorio.
Ancora tensioni ad est
Venti burrascosi spirano da est: la questione Naval’nyi si arricchisce infatti di nuove sfumature che stavolta derivano dalla reazione europea rispetto a quanto accaduto al politico russo. L’arresto dell’esponente rivale di Putin è avvenuto in seguito alla violazione della libertà condizionale di cui godeva nell’ambito di un processo. Lo si vede infatti a rispondere di appropriazione indebita per il valore di diversi milioni di dollari, provenienti secondo l’accusa dalla sua fondazione anti corruzione. Altre condanne sono gli state inflitte in passato, spaziando dal furto all’organizzazione di manifestazioni senza autorizzazione. Il divieto imposto a Naval’nyi di lasciare la Russia è sì stato violato, ma è accaduto mentre egli era in coma a causa del tentato avvelenamento subito il 20 agosto scorso. L’Unione Europea, nonostante le posizioni dichiaratamente nazionaliste e xenofobe del partito che Naval’nyi rappresenta, continua ad indicarlo come vittima di persecuzione politica. È dunque sulla base di queste posizioni che è stata ventilata la possibilità di ricorrere a delle sanzioni contro la Russia, al fine di punire questa irregolare condotta persecutiva. Il clima si è ulteriormente raffreddato con l’arrivo della risposta del Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, dichiaratosi pronto a interrompere le relazioni con l’UE se l’eventualità delle sanzioni dovesse verificarsi.
Le sanzioni nel diritto internazionale
Una risposta tanto secca da parte di un Ministro degli Esteri presuppone un affronto di una certa gravità. Imporre sanzioni contro un altro Stato può infatti pregiudicarne settori fondamentali, spesso colpendone l’economia e pregiudicandone inoltre aspetti dell’attività internazionale. Nel diritto internazionale le sanzioni sono l’unico mezzo coercitivo attraverso cui si può tentare di forzare l’applicazione delle norme. Qualora uno Stato dovesse violare alcuni obblighi derivanti da norme gli altri membri della comunità internazionale possono sanzionarlo per costringerlo a sanare la situazione. L’esistenza delle sanzioni e la possibilità che queste vengano applicate da un singolo Stato nei confronti di un altro è giustificata dal fatto che non esiste una autorità sovraordinata agli Stati stessi. Va inoltre notato che oltre alle sanzioni non esistono altri modi di imporre qualcosa ad un altro Stato sovrano. Infatti dopo la formazione dell’ONU e l’entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite l’uso della forza è stato tassativamente proibito a meno che questo non serva per garantire la legittima difesa. Pertanto risulta evidente che l’aggressione è una possibilità non contemplata tra i metodi per obbligare uno Stato ad adeguarsi a delle norme. La via delle contromisure risulta perciò obbligata e il modo più ovvio e diffuso di colpire gli interessi di uno Stato per costringerlo a interrompere le irregolarità è colpirne l’economia, ragion per cui il Ministro degli Esteri russo si è mostrato tanto contrariato dalla minaccia dell’UE.
Quando e come l’UE applica misure restrittive
La questione delle contromisure si può analizzare anche stringendo l’obiettivo nel solo ambito dell’Unione Europea, che le definisce come strumento essenziale di politica estera e sicurezza comune (PESC). Secondo l’Unione le sanzioni sono mirate ad indurre una variazione della condotta del soggetto contro cui sono dirette. Tale soggetto può essere costituito da un governo di un paese terzo, da organizzazioni o da singoli individui che sostengono la condotta non ritenuta corretta. L’elaborazione delle contromisure deve essere tale da ridurre al minimo le conseguenze per coloro che non sono direttamente responsabili: è questo il modo per evitare che eccessivi danni o scompensi si riversino sulla popolazione civile. Ogni sanzione applicata dall’UE è vagliata al fine di rispettare le norme del diritto internazionale, anche in materia di diritti umani e libertà fondamentali. A partire dal 2004 il comitato politico e di sicurezza ha stabilito alcuni principi di base che riguardano il ricorso alle sanzioni e la loro attuazione, definendone anche un meccanismo per controllarne l’impatto. I principi di base sulle sanzioni sono stati rivisti nel corso degli anni ed esiste un documento a riguardo, consultabile sul sito del Consiglio Europeo.