L’ultimo film d’animazione della Disney “Encanto” stravolge i canoni della perfezione

La vita perfetta che i cartoni animati ci fanno sognare fin da piccoli non è reale.

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Raggiungere la perfezione assoluta in termini di bellezza e purezza è sempre stato il  principale focus della vita dei personaggi dei film Disney. Ma ultimamente le cose sono cambiate e a mostrarlo sono gli ultimi cartoni, che oltre ad avere liquidato il classico teatrino fra principi e principesse hanno anche aggiunto un tocco culturale alle loro storie. 

IL MONDO SI COLORA GRAZIE AI CARTONI ANIMATI

Come sarebbe il mondo se non ci fossero i cartoni? Semplice, sarebbe una realtà triste, povera di immaginazione e senza un minimo di magia. Anche se le Fiabe sono un immenso bagaglio culturale appartenente all’infanzia, non dovrebbero essere eliminate mai dalle nostre menti poiché rappresentano i “primi passi” verso la società. Adulti o bambini non si può negare che le colonne sonore mettono di buono umore e che alcune scene (come la morte di Mufasa) siano rimaste nel cuore. Il cartone animato è una chiave di accesso per un multiverso, un modo per scappare dalla realtà; fa lo stesso effetto dei film, ma con molta più magia.

I cartoni che effetto hanno sulla vita dei bambini? Fare vedere la televisione ai neonati è ormai diventata una cosa normale. Ma ci deve sempre essere un attento controllo, poiché con le nuove tecnologie sempre più bambini rimangono troppo ore attaccati ai cellulari, smartphone e ai nuovi device. Concentrandoci più sulla sfera televisiva, il mondo si divide tra genitori che sostengono che guardare proiezioni animati faccia male, e genitori che lasciano i figli davanti alla “scatola magica” per molto tempo. Ad ogni modo, la storia che un bambino vede o legge (ricordiamoci che molti cartoni sono nati dai libri) deve essere divertente, avventurosa, fuori dal normale perchè deve permettere alla piccola creatura di poter spaziare nella sua immaginazione e sognare. Dal punto di vista educativo, invece, le potenzialità sono veramente tante: la capacità di rappresentare le emozioni e di riflettere su di esse;  la forza identificativa e di rispecchiamento nei personaggi delle storie; l’arricchimento linguistico, che riguarda tanto la madrelingua quanto la seconda lingua, e così via. Ciò che trasmette un cartone, quindi, è percepito quasi come un capitolo introduttivo della vita.

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“E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI”

“E vissero tutto felici e contenti..”. Questa frase, sentita e risentita, è la tipica frase conclusiva dei film d’animazione Disney.  Ma qualcuno si è mai chiesto cosa succede dopo? No perchè l’obiettivo principale è arrivare all’altare con il bellissimo principe azzurro o l’amatissima principessa, sposarsi, avere tanti figli… Non si può negare che tolta la magia e i draghi, ciò che richiedeva la società fino a qualche anno fa era esattamente questo. I canoni presentati nei cartoni, o meglio, nelle Fiabe, dovevano in un certo senso essere rispettati. La celebre frase è presente anche alla fine dei Promessi Sposi. Un classico finale da favola, degno di storie così travagliata. Il motivo del cambiamento nelle storie, nei protagonisti ma soprattutto nell’aspetto fisico dei personaggi è dovuto al fatto che le Fiabe Disney non rispecchiavano più la società. Ormai non era sufficiente mettere in scena un principe e una principessa e farli sposare, perchè la maggior parte delle coppie oggi non sono sposate. Inoltre, è stato sfatato il mito che la coppia non debba per forza essere composta da un uomo e una donna. Per questo motivo sul grande schermo abbiamo visto eroine come Merida, conosciuta come Ribelle, la quale è rimasta sempre fedele alla sua figura portando in scena i valori di una guerriera. Anche Mulan, nonostante sia stato prodotto nel ’98, ha portato una grande emancipazione; infatti, la storia racconta le avventura di una giovane ragazza che combatte per la sua patria.  La Disney e moltissime altre case cinematografiche hanno deciso di ridimensionare i canoni, poiché troppe persone nella vita di tutti i giorni aspettano l’arrivo del “momento felice”, quella sensazione di problemi risolti, serenità, nulla per cui preoccuparsi. La vita, però, spesso è tutto il contrario, anzi forse è altalenante, ancora peggio.

Un altro film d’animazione che si è staccato dalla classica storia e ha voluto raccontare un’avventura originale è Up. Il film, uscito nelle sale nel 2009, è uno di quei film in grado di far tornare sui propri passi coloro che posizionano l’animazione un gradino sotto alle produzioni con persone reali. D’altronde basta guardare i primi 10 minuti della pellicola per accorgersi della sua potenza narrativa e della sua capacità di comunicare tanto a un pubblico di minori quanto agli adulti. A emergere qui è la figura di Russell che non è il classico principino, bensì un ragazzino impacciato e molto simpatico. Anche in Cattivissimo me la magia e i superpoteri non sono stati eliminati, ma è stata introdotta la figura del padre single.

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EPIDEMIA DEL PERFEZIONISMO

Il fenomeno del perfezionismo assoluto è oggi ampiamento sottovalutato. In un’era in cui Photoshop è il migliore amico dei Vip e i social sono usati come armi per esibire la propria ricchezza, trattare maggiormente la questione sarebbe opportuno se non essenziale. Il perfezionismo, prima di tutto, coinvolge l’ambizione alla perfezione e all’impeccabilità, caratteristiche richieste sia a sé stessi che agli altri. Oltre a ciò, sono presenti reazioni estremamente negative agli errori, un rigido auto-criticismo, dubbi opprimenti e asfissianti riguardo le proprie abilità performative e, infine, un’intensa percezione degli altri come critici ed esigenti. Il rischio, tornando al discorso precedente, di trasmettere tutta questa eccezionalità nelle storie d’animazione potrebbe portare un’amara delusione poiché non rispecchia la realtà. La celebre frase “la vita non è una fiaba” allude al fatto che bisogna prendersi le proprie responsabilità è che crescere significa proprio staccarsi dal mondo della spensieratezza. Dopo un attento studio da parte di molte Università è emerso che i giovani di oggi hanno una tendenza maggiore al perfezionismo rispetto alle generazioni passate. Secondo gli autori, le cause di ciò sono diverse e piuttosto complesse: in parte, questa forte tendenza al perfezionismo sarebbe imputabile al modello competitivo caratteristico del mondo in cui viviamo; fanno la loro parte anche i social media e le vite irrealisticamente “perfette” che vengono regolarmente proiettate negli schermi. Dunque, il diffondersi del perfezionismo sta diventando un serio problema nella società occidentale, dal momento che esso è significativamente correlato ad ansia, stress, depressione e soprattutto disturbi legati all’alimentazione.

“ENCANTO”: LA MAGIA DI NON ESSERE PERFETTI

Encanto racconta la storia di una famiglia straordinaria, i Madrigal, che vive nascosta tra le montagne della Colombia, in una casa magica, in una città vivace, in un luogo meraviglioso e incantato chiamato Encanto. La magia di Encanto ha donato a ogni bambino della famiglia un potere unico, dalla super forza al potere di guarire. Tutti tranne Mirabel (la protagonista). Ma quando scopre che la magia che circonda Encanto è in pericolo, Mirabel decide che lei, l’unica Madrigal ordinaria, può essere l’ultima speranza della sua straordinaria famiglia. Diretto da Jared Bush (co-regista di Zootropolis) e Byron Howard e prodotto da Yvett Merino e Clark Spencer, con la sceneggiatura degli stessi Castro Smith e Bush, Encanto è un musical d’animazione vero e proprio che si è aggiudicato il Golden Globe per il miglior film d’animazione. Dietro alla magia e ai talenti, si nasconde lo spettro dei social e dei modelli (di bellezza, di bravura, di saggezza, ecc.) da cui siamo continuamente bombardati. Immagini di perfezione che creano in noi il desiderio di incarnare quelle caratteristiche. Questi obiettivi di livello molto alto sono responsabili di sforzi indicibili spesso accompagnati, lì dove non si riesca a raggiungere ciò che ci si aspetta, da un senso costante di ansia e di inadeguatezza.  A differenza dei suoi fratelli, Mirabel non ha talento, non ha doti naturali e molto spesso si sente fuori contesto. Ma nel mondo reale non tutti abbiamo talento o un dono particolare; nonostante ciò, molte persone si appassionano così tanto a qualcosa tanto da metterci anima e corpo. Il significato del film è far capire alle persone che avere un talento non ti rende speciale; sono le azioni che fai per raggiungere determinati obbiettivi che ti rendono migliore. Quindi tutte le persone senza “talento” sono eroi proprio perché schiacciati da questo modello di perfezione, sono portati a fare di più. La loro forza è il percorso che compiono per raggiungere determinati risultati, la devozione che hanno verso degli obiettivi.

 

 

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