Le vicende del diavolo in vacanza a Los Angeles spopolano su Netflix, anche per la sua bella vita. Lucifer, dunque, è un esteta alla maniera di D’annunzio?
Abbigliamento elegante, bella macchina, casa sfarzosa e tanti raffinatissimi alcolici. Così ci si presenta Lucifer Morningstar, nientemeno che il diavolo. A prima vista non possiamo che non considerarlo un esteta, ma regge il confronto con i personaggi di Gabriele D’Annunzio?
Lucifer e la sua vita folle
Il diavolo in persona, giunto dall’inferno a Los Angeles è sicuramente bizzarro. Ancor più strano è il tenore di vita che tiene e forse le sue abitudini. Sarebbe lecito aspettarsi una vita fatta di malvagità, orrori, crimini e torture, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Lucifer si è ambientato fin troppo bene nella Los Angeles che conta, tra feste, alcol e droga. Anzi, si potrebbe dire che è lui stesso la festa, dal momento che ha aperto un noto locale notturno, il Lux. Qui si lascia andare a folli serate, tra drink, donne e stupefacenti, sempre vestito con un ottimo completo firmato. Il suo attico in centro certamente non farebbe rimanere insensibile nessun esteta che si rispetti, anzi quasi tutti rimarrebbero ammaliati da un’intera parete ricoperta da raffinate bottiglie di alcolici, presumibilmente whisky. Soprattutto il suo rapporto con il mondo è tipico della figura dell’esteta, alla costante ricerca di raffinatezza e piacere, un binomio che non gli riesce difficile da trovare, visto il suo incredibile fascino, coadiuvato anche da un trucchetto magico che gli permette di carpire i desideri più profondi di ogni persona. C’è però una sostanziale differenza tra il modo di vivere di Lucifer e quello degli esteti D’dannunziani.
Fare della propria vita un’opera d’arte
È questo il motto degli esteti di D’Annunzio e di D’Annunzio stesso. In particolare, il suo personaggio esteta più celebre, Andrea Sperelli, incarna bene questo mantra. Nel “Piacere” si dedica incessantemente alla ricerca del bello, di ciò che dà forti sensazioni, di tutto quello che può avvicinare la sua vita mortale a un quadro famoso o a un’immortale edificio barocco. Il godimento della bellezza diventa il suo stile di vita, lasciando poco spazio all’attenzione per l’etica o la morale. Da questo desiderio deriva anche il disprezzo della vita ordinaria, delle persone comuni, e persino della narrazione ordinaria, a cui D’Annunzio provvede servendosi di uno stile raffinatissimo. Da questi presupposti nascono anche le riflessioni di Stelio Effrena, protagonista del romanzo “Il fuoco”, sul tempo che passa e si porta via la bellezza più effimera. Da questo non può sorgere che un potenziamento del sentimento estetizzante, che porti ad apprezzare e a ricercare con ancora più forza l’identificazione della propria vita con l’arte pura, nel poco tempo che ad ognuno di noi è concesso.
Le differenze tra i due modelli
Si tratta di due esperienze molto simili, ma con alcune differenze significative. In primis, Lucifer non ha disprezzo di chi, a differenza sua, vive una vita ordinaria. Non c’è in lui un netto sentimento di superiorità rispetto alle masse, proprio invece di un personaggio come Claudio Cantelmo, protagonista de “Le vergini delle rocce”. Anzi, se possibile, Lucifer è spesso incuriosito dalla gente comune e mira a conoscerne non solo i desideri, ma anche lo stile di vita. Oltra a questo, il nostro diavolo non ha come fine il rendere la sua vita un’opera d’arte e, sebbene non sia un campione di moralità, non sempre è disposto ad anteporre il piacere a ciò che è giusto fare, specialmente dopo l’incontro con l’affascinante detective Chloe Decker. In definitiva, Lucifer ha certamente un forte gusto estetizzante, ma quello che gli manca rispetto ai modelli di D’Annunzio e lo allontana da loro è la necessità quasi morbosa di distinguersi dal mondo, di vivere un’esistenza unica. E il motivo, sebbene ovvio, è presto detto. È il diavolo, chi è più distante dal mondo normale di lui?