‘’L’asilo maledetto’’: come i falsi ricordi possono intrufolarsi nella mente umana

Vediamo come i bambini, nel film, abbiano acquisito ricordi falsi di abusi sessuali nei loro confronti.

Non sempre le persone che vengono delineate colpevoli di un reato, sono effettivamente responsabili del crimine. Infatti a volte la giustizia commette qualche errore, che però risulta fatale per il ‘’colpevole innocente’’. Il film ‘’l’asilo maledetto’’ ce lo dimostra.

L’ASILO MALEDETTO

Il film diretto, nel 1995, dal regista Mick Jackson con il titolo “Indictment: The McMartin Trial” è tratto da una storia vera avvenuta nell’estate del 1983 in America. La vicenda ha visto protagonisti sette insegnanti della scuola McMartin Preschool, collocata in un sobborgo benestante di Los Angeles in California. I maestri e le maestre furono accusati di aver avuto rapporti sessuali con i propri alunni. Tutto iniziò quando, Judy Johnson, la madre di uno dei bambini della scuola, si accorse che il figlio si comportava in modo strano, e iniziò a fargli delle domande.  Le risposte del bambino, anche se un po’ fantasiose, convinsero la madre a pensare che fosse stato molestato dagli insegnanti. Successivamente la donna andò dalla polizia per denunciare il presunto abuso. Le forze dell’ordine si affrettarono subito e arrestarono (solo per aver trovato giornalini pornografici) Ray Buckley, allora ventitreenne figlio di Peggy una delle proprietarie della scuola, che era solito giocare con gli alunni dell’asilo. Nonostante i medici dissero che i bambini non avevano segni di molestie, il capo della polizia decise di inviare una lettera riservata alle famiglie di tutti gli allievi ed ex allievi della scuola McMartin.

COSA È SUCCESSO DOPO LA LETTERA?

Come si può immaginare, i genitori preoccupati (giustamente) iniziarono a tempestare di domande i propri figli. Il presunto reato si diffuse in tutta la città e non solo, portando emozioni di disgusto e indignazione in ogni persona che aveva saputo dell’accaduto. Le indagini iniziarono e ci fu un processo contro tutti gli insegnanti dell’asilo. Grazie all’aiuto dell’avvocato, si riuscì a dimostrare che le prove a sostegno dell’accusa erano nulle. Questo perché, durante il processo, si scoprì che i bambini erano stati indotti a ricordi falsificati, da una psicologa che si era occupata del caso. La presunta specialista infatti utilizzava frasi come “Vuoi essere stupido o vuoi essere furbo e aiutarci? Forse sei scemo”. Chiaramente frasi che portarono i bimbi a dichiarare quello che la psicologa voleva sentirsi dire. Inoltre i ricordi che i bambini esponevano durante il processo erano ricchi di particolari fantasiosi. Dopo sette anni di processo, gli imputati furono assolti. Ma quest’ultimi, oltre ad essere stati oggetto della gogna mediatica durante le indagini, si sono visti sgretolare davanti ai loro occhi tutta la loro vita passata, presente e futura. Vittime secondarie sono stati i bambini che continueranno a pensare di aver subito abusi.

I FALSI RICORDI

Per falso ricordo si intende una rievocazione distorta di un ricordo preesistente o addirittura di un evento mai accaduto realmente. Il falso ricordo che viene a formarsi è vivido e autentico, simile ai normali ricordi. Infatti sarà vissuto dal soggetto come veritiero. Lo psicologo Daniel Berlyne definisce il falso ricordo la «falsificazione di un ricordo che avviene in buona fede, anche a causa di un’amnesia»; Berlyne suddivide i falsi ricordi in due tipologie: falsi ricordi momentanei/provocati che vengono incoraggiati da un’indagine insistente sulla memoria del soggetto; sono memorie che possono formarsi dall’unione di ricordi autentici per i quali c’è confusione a livello cronologico. Ne fanno parte anche i ricordi impiantati per suggestione. Falsi ricordi fantastici/spontanei che spesso nascono da idee stravaganti, ma possono essere convinzioni radicate nella mente per chi li manifesta. È quindi evidente il ruolo che possono avere i falsi ricordi in ambiti particolari come quello della testimonianza (citato nel paragrafo precedente). Spesso infatti i testimoni, in particolare i bambini e coloro che hanno una traccia mnestica abbastanza debole, possono produrre ricordi totalmente errati, in particolare se sotto stress e pressati da domande oppressive.

IL CASO DI OLGA ROVERE

Nel 2006 in Italia, precisamente a Rignano Flaminio paese vicino Roma, ci fu un caso del tutto analogo a quello successo in California (descritto nei paragrafi precedenti). Il processo tirò in causa lo sceneggiatore Gianfranco Scancarello, le maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Magalotti, insieme alla bidella Cristina Lunerti: tutti accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. Il tutto si concluse il 28 maggio 2012. Quasi sette anni dopo! Gli imputati furono assolti perché, come nel caso americano, i bambini erano stati suggestionati nel credere di essere stati abusati.  Con ciò, occorre precisare, non si vuole sottintendere che tutti i casi di molestie sessuali su minori e non, siano frutto di suggestioni e quindi falsi. Tuttavia bisogna avere delle prove, mediche e non solo, dei fatti e non farsi prendere da un’isteria collettiva che non fa che nuocere bambini e persone innocenti.

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