La storia raccontata dall’arte: le origini delle 7 (+1) meraviglie del mondo moderno

Dove sono e a quando risalgono le nuove meraviglie.

Nel 2007 a Lisbona sono state annunciate, scelte tra 21 finaliste, le “7 meraviglie del mondo moderno”, opere di straordinaria bellezza e importanza che vanno a sostituire le precedenti “7 meraviglie del mondo antico”. Mentre queste ultime erano collocate tutte nel Mediterraneo (tra Grecia, Turchia e Mesopotamia), le nuove 7 sono sparse in tutto il mondo. Scopriamo la loro storia.

Machu Picchu

Machu Picchu, letteralmente “montagna vecchia” in quechua (lingua ufficiale dell’impero Inca e parlata oggi in numerosi dialetti in Sud America), è un sito Inca situato in Perù, nella valle dell’Urubamba, a circa 2 430 metri sul livello del mare. L’area edificata del sito è di 530 metri di lunghezza per 200 di larghezza ed include almeno 172 livelli. Il complesso è chiaramente diviso in due grandi zone, la zona agricola, formata dall’insieme delle terrazze per la coltivazione, ubicata a sud, e la zona urbana, che è quella dove vivevano gli occupanti e dove si svilupparono le principali attività civili e religiose.
Entrambe le parti son separate da un muro, un fosso e una scalinata, elementi che corrono paralleli alla costa est della montagna. È il terzo sito archeologico più grande del mondo dopo gli scavi di Pompei e Ostia Antica: nel 2003, più di 400 000 persone hanno visitato le rovine.

La gola di Picchu, situata a metà strada fra le Ande e la foresta amazzonica, fu colonizzata da popolazioni montane della regione di Cusco, in cerca di espansione alle loro frontiere agricole, circa nel 760 a.C.. Nonostante l’antichità della colonizzazione, il sito specifico della città di Machu Picchu  non reca traccia di essere stato edificato prima del XV secolo. Si suppone infatti che la città fosse stata costruita dall’imperatore inca Pachacútec intorno al 1440 e sia rimasta abitata fino alla conquista spagnola del 1532. La posizione della città era un segreto militare ben custodito, in quanto i profondi dirupi che la circondano erano la sua migliore difesa naturale e infatti, dopo il suo abbandono, il sito rimase sconosciuto per 4 secoli. Scoperte archeologiche, e il numero di persone che ci doveva risiedere (circa 750), mostrano che non si trattava di una normale città, quanto piuttosto di una specie di residenza estiva per l’imperatore e la nobiltà Inca.  La città fu riscoperta il 24 luglio 1911 da Hiram Bingham, uno storico di Yale, che stava esplorando le vecchie strade della zona alla ricerca dell’ultima capitale Inca: Vilcabamba. Nel 2008 una serie di documenti scoperti negli archivi americani e peruviani da alcuni studiosi internazionali, tra cui lo storico statunitense Paolo Greer, rivelano che degli archeologi tedeschi  scoprirono Machu Picchu nella seconda metà dell’Ottocento e costituirono una società per sfruttarne le ricchezze, vendendole soprattutto a collezionisti.

Chichén Itzá

Chichén Itzá è un complesso archeologico della civiltà Maya, situato in Messico, nel Nord della penisola dello Yucatàn. Il nome deriva dalle parole chi (“bocca”) e ch’en (“pozzo”) e significa letteralmente “Alla bocca del pozzo degli Itzá”. Gli Itzá erano un gruppo etnico che aveva una posizione politica ed economica predominante nella parte settentrionale dello Yucatán. A sua volta, il nome “Itzá” viene in genere ricondotto a itz (“magia”) e (h)á (“acqua”), e tradotto in “maghi” (o “streghe”) “dell’acqua”. Il sito fu particolarmente attraente per i Maya in quanto, in uno Yucatán arido, vedeva la presenza di due larghi e profondi pozzi naturali, chiamati cenotes.  Secondo le fonti post-conquista i Maya precolombiani compivano sacrifici al dio della pioggia Chaac, gettando nel cenotepiù importante (il cenote sacro) sia manufatti che esseri umani.

Alcune fonti indicano che intorno al 987 d.C. un re Tolteco di nome Quetzalcoatl arrivò in armi dal Messico centrale e, con l’aiuto di alleati locali, fece di Chichén Itzá la sua capitale. Al contrario di altre città Maya del primo periodo classico, Chichén Itzá non era governata da un singolo individuo o da una singola dinastia, ma era invece governata attraverso un sistema caratterizzato dal governo di un consiglio composto dai membri delle famiglie più importanti. Chichén Itzá al suo apogeo era la maggiore potenza economica delle terre Maya settentrionali: sfruttando le rotte marittime che circondavano la penisola dello Yucatán, la città riusciva a ottenere materie prime non disponibili localmente, come l’ossidiana dalle regioni del Messico centrale e l’oro dalle regioni del Centroamerica più a sud.  Con il passare degli anni la città iniziò il suo declino a favore della città di Mayapan, svuotandosi piano piano di persone e di potere politico; il cenote sacro rimase comunque un luogo di pellegrinaggio. La riscoperta di Chichén Itzá avvenne nel 1843 ad opera dello statunitense John Lloyd Stephens.

Nel 1894 il console degli Stati Uniti Edward H. Thompson acquistò per pochi dollari, l’intera area su cui sorgevano le rovine di Chichén Itzá, e durante i 30 anni successivi esplorò l’antica città.  Thompson è tuttavia principalmente ricordato per aver sottratto manufatti rinvenuti durante gli scavi, spedendoli negli U.S.A., e anche per aver dragato il Cenote sacro, dal quale portò alla luce manufatti in oro, rame e giada intagliata, nonché i primi esempi di quelle che si ritenevano abbigliamento e armi dei Maya.

La piramide di Kukulkan, anche detta El Castillo, al centro del complesso archeologico

Il Cristo Redentore

La statua del Cristo Redentore non è sicuramente antica come le altre meraviglie, ma non per questo è meno suggestiva. Situata a Rio de Janeiro, sul monte Corcovado, è alta 38 metri (di cui 8 fanno parte della base) e offre un colpo d’occhio unico sulla città di Rio, la spiaggia di Copacabana e il colle Pan di Zucchero. Il monumento, costruito fra il 1922 e il 1931, è in calcestruzzo e pietra saponaria e rappresenta il Cristo Redentore dell’umanità. Ai piedi della statua è posta una targa messa dalla comunità italiana nel 1974 (in occasione del centenario della nascita di Guglielmo Marconi) per commemorare l’accensione delle lampade della statua tramite un impulso radio dall’Italia da parte dello scienziato italiano il 12 ottobre 1931.

La proposta per la costruzione della statua fu lanciata dall’arcidiocesi di Rio de Janeiro nel 1921, che organizzò un evento chiamato “Settimana del monumento” per la raccolta dei fondi necessari alla sua costruzione, i quali giunsero in larghissima parte da cattolici brasiliani. Il progetto di questa costruzione doveva contenere una rappresentazione del simbolo cristiano della croce e il Cristo doveva avere nelle mani un globo ed essere situato su un basamento rappresentante il mondo. Tuttavia fu scelto il progetto del Cristo con le braccia aperte. Il monumento fu progettato dallo scultore francese Paul Landowski, il quale non volle usare l’acciaio perché meno adatto a strutture a forma di croce rispetto al calcestruzzo e alla pietra saponaria. Il volto della statua è opera dello scultore rumeno Gheorghe Leonida. Il monumento fu inaugurato il 12 ottobre 1931 dal presidente Getúlio Vargas in una grande e sontuosa cerimonia nella quale il segnale per l’illuminazione della statua arrivò dalla potente stazione radio di Coltano, frazione di Pisa, ad opera di Marconi.

Il Colosseo

In origine conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente Amphitheatrum è situato nel centro della città di Roma ed è il più grande anfiteatro romano del mondo (in grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50 000 e 87 000). L’anfiteatro fu edificato in epoca Flavia su un’area al limite orientale del Foro Romano.

La sua costruzione fu avviata (grazie al bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme) sotto Vespasiano, nel 70 d.C., e fu conclusa da Tito, che lo inaugurò il 21 Aprile nell’80 d.C. L’edificio forma un’ellisse di 527 metri di perimetro e l’arena all’interno misura 86 × 54 m, con una superficie di 3 357 m². L’altezza attuale raggiunge 48,5 metri, ma originariamente arrivava a 52. La struttura mette in risalto chiaramente quali erano le concezioni architettoniche e costruttive della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale.

Il nome “Colosseo” si diffuse solo nel Medioevo, e deriva dalla deformazione popolare dell’aggettivo latino colosseum (traducibile in “colossale”, come appariva nell’Alto Medioevo tra le casette a uno o due piani) o, più probabilmente, dalla vicinanza della colossale statua  di Nerone che sorgeva di fianco.  Anticamente era usato per gli spettacoli gladiatori e altre manifestazioni pubbliche, come spettacoli di caccia, battaglie navali, rievocazioni di battaglie famose e drammi basati sulla mitologia classica; inoltre la tradizione lo vuole luogo di martirio di cristiani, ma su questo gli storici non concordano. Dopo l’abbandono fu adibito, nel VI secolo, ad area di sepoltura e poco dopo fu fondata all’interno una cappella oggi nota come chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo; venne anche utilizzato come fonte di materiale edilizio. I blocchi di travertino furono sistematicamente asportati nel XV e XVI secolo per nuove costruzioni, e blocchi caduti a terra furono ancora utilizzati nel 1703 per ricostruire edifici dopo un terremoto. Nel 1744 papa Benedetto XIV ordinò la fine delle spoliazioni con un editto, vi fece costruire le quattordici edicole della Via Crucis, e nel 1749 dichiarò il Colosseo chiesa consacrata a Cristo e ai martiri cristiani. Nel corso dell’Ottocento e del Novecento viene più volte restaurato, diventando il monumento che osserviamo oggi.

Petra

Petra (da πέτρα, roccia in greco), è un sito archeologico della Giordania, posto a circa 250 km a sud della capitale Amman, costruito 2000 anni fa, in un bacino tra le montagne a est del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal Mar Morto fino al Mar Rosso. È accessibile solo da nord-ovest, attraverso uno stretto sentiero di montagna, e da est attraverso un canyon lungo circa 1,5 km e profondo fino a 200 metri.

Il suo nome semitico era Reqem o Raqmu («la Variopinta»), attestato anche nei manoscritti del Mar Morto (antichissimi testi giudaici). Nacque come una città degli Edomiti (discendenti di Esaù) e poi divenne capitale dei Nabatei, popolo nomade arabo assai evoluto di guerrieri e commercianti, la cui diramata rete mercantile metteva in comunicazione il sud della Penisola araba con il Mediterraneo. La posizione e la disponibilità di acqua resero questo luogo propizio allo sviluppo e alla prosperità di una città.  Verso l’VIII secolo Petra fu abbandonata in seguito alla decadenza dei commerci e a causa di catastrofi naturali e, benché le antiche cavità abbiano ospitato famiglie beduine fino ad anni recenti, fu in un certo senso dimenticata fino all’epoca moderna. Il complesso archeologico fu rivelato al mondo occidentale dall’orientalista svizzero Burckhardt nel 1812.

La struttura più famosa del sito è El Khasneh (“Il Tesoro”, in arabo classico al-Khazīna al-Firaʿūn, “il Tesoro del Faraone”), un monumento funerario costruito tra il 100 a.C. e il 200 d.C.. Il disegno presenata una forte componente ellenica e per questo è diverso da quello delle altre facciate delle tombe del posto, e, a differenza di quasi tutte le altre, è isolata. Il nome con il quale è conosciuta deriva dalla leggenda che un tesoro fosse nascosto nell’urna intagliata alla sommità del secondo ordine, che fu per questo vittima di spari, esplosi nel tentativo di romperla.

El Khasneh

Il Taj Mahal

Il Tāj Maḥal è un mausoleo situato ad Agra, nell’India settentrionale (stato di Uttar Pradesh), costruito nel 1632 dall’imperatore moghul Shāh Jahān in memoria dell’amatissima moglie Arjumand Banu Begum, meglio conosciuta come Mumtāz Maḥal, morta nel 1631 partorendo il suo quattordicesimo figlio. Nonostante vi siano molti dubbi riguardo al nome dell’architetto che lo progettò, generalmente si tende a considerare Ustad Ahmad Lahauri il padre dell’opera.

Le varie corti che sono succedute al regno di Shāh Jahān hanno chiamato il monumento semplicemente rauza (complesso di tomba e moschea) di Mumtāz Maḥal. È credenza generale che il Taj Mahal (il cui significato letterale è “Palazzo della Corona” oppure “Corona del Palazzo”) sia una versione abbreviata del nome di Mumtāz Mahal, che in persiano significa “la luce del palazzo”. Inizialmente fece seppellire la moglie nel luogo della sua morte, ma quando si rese conto che trasferire tutto il marmo necessario alla costruzione fin lì sarebbe stata una impresa proibitiva, decise di spostare i lavori ad Agra. I lavori di costruzione del mausoleo, iniziati nel 1632, durarono 22 anni per concludersi nel 1654. Il Taj Mahal venne costruito utilizzando materiali provenienti da ogni parte dell’India e dell’Asia; oltre 1.000 elefanti e bufali vennero impiegati durante le costruzioni per il trasporto delle materie prime. Il marmo bianco venne portato da Makrana, il diaspro dal Punjab e la giada e il cristallo dalla Cina. I turchesi erano originari del Tibet e i lapislazzuli dell’Afghanistan, gli zaffiri venivano da Sri Lanka e la corniola dall’Arabia; l’unico materiale locale utilizzato fu l’arenaria rossa, che decora le diverse strutture del complesso. In tutto 28 diversi tipi di pietre preziose e semi-preziose vennero incastonati nel marmo bianco per un costo totale stimato all’epoca intorno ai 32 milioni di rupie, che oggi sarebbero circa 70 miliardi di rupie indiane, cioè quasi 950 milioni di dollari U.S.A.. Per i lavori di costruzione, invece di utilizzare bambù per realizzare le impalcature (come era di tradizione in quelle zone), furono utilizzati mattoni. Al termine dei lavori l’enorme impalcatura doveva essere smantellata, e per alcuni questa operazione avrebbe richiesto all’incirca cinque anni. Per risolvere questo problema, l’imperatore stabilì che chiunque avrebbe potuto prendere per sé i mattoni dalle impalcature: secondo la tradizione in una notte l’intera impalcatura fu smantellata.

Subito dopo la fine della costruzione del Taj Mahal, Shah Jahan fu deposto dal figlio ed imprigionato e la capitale dell’impero Moghul fu spostata da Agra a Delhi, facendo diminuire notevolmente l’importanza di questa città e l’attenzione delle autorità su di essa. A causa di un disinteresse durato diversi anni, alla fine del XIX secolo, complici l’erosione e i ladri di tombe, la struttura versava in un grave stato di abbandono. Questo periodo di abbandono e disinteresse terminò con la nomina a viceré dell’India dell’inglese Lord Curzon nel 1899, che avviò un restauro dell’intera struttura terminato nel 1908.

La Grande Muraglia

Nata come Wanli changcheng (Grande Muraglia di 10.000 Lǐ), consiste in una lunghissima serie di mura situate nell’odierna Cina. Dalle misurazioni effettuate nel 2012 con più recenti strumentazioni tecnologiche (raggi infrarossi, GPS), la Grande Muraglia risulterebbe lunga 8 850 km (di cui circa 350 km di trincee e circa 2 250 km di difese naturali), con uno sviluppo complessivo di 21 196 chilometri misurandone tutte le ramificazioni, circa 2 500 in più di quelli stimati.

Fu costruita a partire dal 215 a.C. circa per volere dell’imperatore Qin Shi Huang (lo stesso a cui si deve il cosiddetto Esercito di terracotta di Xi’an e che aveva unificato la Cina nel 221 a.C.), per difendere l’impero dalle popolazioni nomadi e, in particolare, dai pericolosi Unni. Trasportare la grande quantità di materiali necessari per la costruzione era difficile, cosìi costruttori usarono materiali locali: pietre delle montagne sulle catene montuose e  terra battuta  per la costruzione in pianura. Non sono stati rinvenuti documenti storici intatti che indichino l’esatta lunghezza e il corso delle mura della dinastia Qin. Il costo umano della costruzione non è noto, ma è stato stimato da alcuni autori che centinaia di migliaia – forse vicino al milione – di lavoratori morirono nella costruzione delle mura durante la dinastia Qin. In seguito le dinastie del nord, fra cui la Han e la Sui, ripararono, ricostruirono o espansero varie sezioni della Grande Muraglia pagando molto per difendersi dagli invasori del nord. La posizione della Grande Muraglia è principalmente nel nord della Cina, luogo che presentava il maggior pericolo di invasioni barbariche; tuttavia alcune sezioni si trovano nella parte meridionale del paese, che nel loro insieme vengono chiamate Grande Muraglia del Sud. Le sezioni della Grande Muraglia vicino al comune di Pechino sono particolarmente famose: erano frequentemente rinnovate e sono regolarmente visitate dai turisti al giorno d’oggi. La parte del muro che incontra il mare è chiamata “Vecchia testa di Drago”.

L’affermazione per cui la costruzione sarebbe visibile dallo spazio è priva di ogni fondamento: anche se lunga migliaia di chilometri  la Grande Muraglia è però larga meno di dieci metri, pertantogià a un centinaio di chilometri di altezza non sarebbe visibile. Effettivamente, molti astronauti hanno riferito al quartier generale della NASA di non aver mai notato la serpeggiante costruzione, se non usando il telescopio.

Il +1, la Grande Piramide

La Piramide di Cheope, o Grande Piramide di Giza (per via del luogo dove si trova), è la più antica e più grande delle tre piramidi principali della necropoli di Giza. Essendo la più antica delle sette meraviglie del mondo antico nonché l’unica arrivata ai giorni nostri non in stato di rovina, è stata eletta come meraviglia onoraria . È costituita da almeno 2 300 000 blocchi, ciascuno mediamente del peso di circa 2,5 tonnellate e, secondo gli egittologi, edificata in circa 23 anni; pertanto, secondo l’opinione consolidata e ritenuta comprovata da tutto il mondo accademico, ogni blocco da 2,5 tonnellate veniva sistemato in qualunque posizione ed altezza ogni 6 minuti e 10 secondi, giorno e notte, per 23 anni.

Gli egittologi ritengono che la piramide sia stata costruita come sepolcro del faraone Cheope, regnante della IV dinastia, intorno al 2560 a.C.. La Grande Piramide aveva un’altezza, al momento della costruzione di 146,6 m, ridotta ai 138,8 attuali a causa dei fenomeni atmosferici ed era ricoperta da un rivestimento di calcare bianco con superficie esterna liscia, che si sgretolò a causa di un terremoto avvenuto nel XIV secolo. La maggior parte della piramide è composta di pietre calcaree, grossolanamente sbozzate nelle parti esterne oggi visibili mentre nelle parti a vista dell’interno sono tagliate con grande accuratezza (spesso millimetrica) ed altrettanto sapientemente posizionate; è stato adoperato anche del granito, come nel rivestimento della cosiddetta “camera del re” e nella struttura del presunto sarcofago che si trova al suo interno. Nella Piramide sono state scoperte tre camere: la più bassa, detta camera ipogea, si trova sottoterra, scolpita nella viva roccia su cui la piramide è stata costruita e appare incompiuta; più in alto si trovano, nell’ordine, la camera della Regina e ancora più in alto la camera del Re. Il complesso originariamente comprendeva due templi mortuari in onore di Cheope (uno in prossimità della piramide e uno vicino al Nilo), tre piramidi più piccole, dette secondarie (per le regine di Cheope), una più piccola piramide satellite, una strada rialzata (detta rampa processionale, per collegare i due templi) e piccole mastabe (piccole tombe monumentali), per i nobili.

All’interno della Grande Piramide non è stato trovato né il feretro né il corredo funerario (fatto non sorprendente, poiché quasi tutte le sepolture reali dell’antico Egitto sono state saccheggiate nell’antichità) cosa che, unita alla mancanza di decorazioni o geroglifici dei vani interni e alle gigantesche dimensioni dell’opera, ha fatto nascere un vasto dibattito sul fatto che le piramidi non avessero la funzione di tombe.

 

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