Quando si parla della giovinezza quest’ultima viene descritta come il periodo migliore della vita di ognuno di noi, la fase più emozionante ed intensa che un essere umano affronta nel corso della sua esistenza. Ma, voglio farvi una domanda, sentite di star vivendo o aver vissuto a pieno la vostra giovinezza?
Cosa fa della giovinezza un’età così importante? Cosa rende questa tappa della nostra vita particolarmente entusiasmante?
La giovinezza è l’età delle prime volte, le prime esperienze che ci introducono in un mondo nuovo e in qualche modo, per la prima volta, ci permette di conoscere davvero noi stessi. E’ l’età del primo bacio, della prima delusione, delle amicizie e degli amori, delle risate a squarcia gola e dei pianti disperati. Tutto in questi anni appare come amplificato, ogni emozione riecheggia come immortale, ogni avventura diventa aneddoto che rimarrà nella memoria per tutta la vita.
Ma così come la giovinezza riserva infinite gioie e novità nella vita di chi la affronta, in ugual modo porta con se altrettanti dubbi, insicurezze, perplessità. La paura del futuro, di scoprire chi realmente si è, l’ansia nell’affrontare un domani indecifrabile che sembra oscurato da una fitta nebbia.
Tante le emozioni e sensazioni che riusciamo a provare in questa fase della nostra vita, intense come mai in nessun altro momento, indimenticabili ed eterne. Per questo motivo bisogna viverle, non importa se quest’ultime siano positive o negative, vale la pena vivere ogni secondo di un’età che ci rende finalmente ”noi”, esattamente come ci dice il greco Mimnermo.
Mimnermo
Pochi sono i frammenti di Mimnermo da noi rinvenuti, ma, senza ombra di dubbio, spicca tra i temi trattati dall’autore quello della caducità della vita e il rifiuto e ripudio della vecchiaia, che porta con se un inevitabile elogio alla giovinezza.
Infatti Mimnermo assimila la giovinezza alla ”primavera” della vita dell’uomo, unico periodo durante il quale ogni essere umano è capace ed ha la possibilità di godere a pieno di ogni gioia che l’esistenza riserva, contrapponendo questa ”primavera” della gioventù invece alla bruttezza della vecchiaia, rappresentata come una stagione autunnale caratterizzata dal cadere inesorabile ed ineluttabile delle foglie.
”Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.”
Mimnermo ci esorta quindi a godere della giovinezza, di raccogliere il dono della primavere che la vita decide di farci una e una volta soltanto. Questo topos letterario affrontato dal poeta greco sarà successivamente ripreso da moltissimi altri autori, uno in particolare ha sempre suscitato in me particolare fascino rispetto agli altri: Leopardi.
Leopardi
”vedendo con eccessivo terrore che insieme colla fanciullezza è finito il mondo e la vita per me e per tutti quelli che pensano e sentono; sicché non vivono fino alla morte se non quei molti che restano fanciulli tutta la vita.”
Queste sono le parole che usa Leopardi per descrivere la nostra giovinezza e fanciullezza, parlando di questo periodo come l’unico stralcio di vita in cui ci è concesso credere, sperare, sognare ad occhi aperti.
Il poeta recanatese più volte all’interno delle sue opere propone il tema della giovinezza, i modi diversi, affrontando le diverse sfaccettature che questo periodo della vita presenta. All’interno de ”Il sabato del villaggio”, ad esempio, Leopardi ci presenta una donzelletta nella primavera della sua vita, contrapponendola ad una vecchierella che, osservandola, riporta alla mente i ricordi dell’età più bella. Un invito quindi per tutti noi a gustare ed assaporare ogni attimo della nostra fanciullezza.
”Cotesta età fiorita
È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.”
Nella poesia ”A Silvia” invece Leopardi fa di Silvia il pretesto per parlare della giovinezza come l’età dei primi amori, dei sogni e delle speranze. Ambizioni che poi spariranno o potrebbero infrangersi con l’età adulta, per questo motivo bisogna viverle a pieno durante la fanciullezza.
Mobrici, ”Giovani Mai”
E se invece non riuscissimo a vivere fino in fondo la nostra giovinezza? Se, per un motivo o per un altro, quest’ultima ci scivolasse via dalle mani? Vi è mai capitato di avvertire la sensazione di non godere a pieno dei migliori anni della vostra vita?
Mobrici ci parla di tutto ciò all’interno del suo singolo ”Giovani Mai”.
Con questa canzone il cantautore milanese altro non fa che descrivere e raccontare, attraverso un testo mascherato da una musicalità allegra e disincantata, la mancata giovinezza di un giovane. Un testo costituito e basato su di un elenco di ”cose non fatte”, di esperienze non vissute. di avventure non affrontate, parole che in qualche modo, nella loro semplicità, trasmettono a pieno il senso del rimpianto dovuto al mancato adempimento di un compito illusorio e prestabilito: vivere.
”Ciao, sai avevo una vita
L’ho calpestata come una margherita
Le ho detto “Resta”, ma poi lei è fuggita”
Una canzone che racconta la malinconia di un tempo passato e che non possiamo far tornare indietro, ma allo stesso tempo un inno a non permettere che la nostra giovinezza ci sfugga di mano. Un pezzo che rappresenta un monito per tutti noi, una spinta che ci incoraggia vivere veramente, a concederci le mille avventure che la vita ci presenta ogni giorno, ad amare e divertirsi come solo i giovani sanno fare, perché, in fondo, come ci dice il grande Renato Zero:
”Questi sono e resteranno per sempre…I migliori anni della nostra vita”