Sono molti gli esempi di testate giornalistiche che minano la democrazia utilizzando titoli offensivi nei confronti di molte categorie. Il giornale “Libero” però è al centro dell’attenzione in questa vicenda.
“Libero“, il cui direttore è Vito Feltri, nel corso negli anni ha utilizzato numerosi titoli offensivi nei confronti di politici, immigrati, donne, abitanti del Sud ecc. All’ennesimo titolo discriminatorio, a inizio 2019, questa volta nei confronti degli omosessuali, il M5S ha cominciato a mobilitarsi per tagliare i fondi alla testata.
Le numerose iniziative contro “Libero”
Dal 2019, quando il Movimento 5 Stelle ha cominciato ad accelerare sulla questione del taglio dei fondi pubblici per l’editoria, molti politici e attori sociali, campagne e organizzazioni hanno promosso l’intenzione di punire quelle testate giornalistiche che usavano contenuti offensivi e discriminatori. Nell’occhio del ciclone “Libero” è sempre stato il protagonista.
Il senatore Vito Crimi, sottosegretario con delega all’Editoria, annunciò di essere pronto a tagliare i fondi al giornale. Crimi disse:
Avvierò immediatamente una procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti ad un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia. Mi aspetto che il giornalismo che tanto vede in noi il nemico, faccia sentire la sua voce. Probabilmente chi distrugge la credibilità della stampa sono proprio alcuni giornalisti
Pochi giorni fa, è stata aperta una petizione contro Libero dall’europarlamentare Pina Picierno su Change.org . In pratica, si chiede una modifica al Decreto Legislativo n.70 del 15 maggio 2017 che regola l’accesso dell’editoria ai fondi pubblici. Lo scopo ultimo della petizione è quello di bloccare i fondi pubblici ai quotidiani che utilizzano un linguaggio misogino, sessista, discriminatorio e di incitamento all’odio. La petizione ha quasi raggiunto le firme necessarie; hanno firmato anche altri parlamentari, politici e associazioni a vario titolo.
Prospettive future
Entro il 2022, grazie ai tagli dei fondi all’editoria legittimati dal Senato durante il governo verde formato dalla coalizione tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, diverse testate giornalistiche vedranno i loro fondi azzerati. Tra i giornali interessati ci sono: Libero quotidiano, Manifesto, Italia oggi, Avvenire, Il Foglio e altre categorie editoriali.
Non ci saranno conseguenze per le imprese editoriali che hanno diritto a contributi fino a 500.000 euro, ma le restanti perderanno una grossa quantità del finanziamento pubblico. L’intervento non comporterà la cancellazione del Fondo per il pluralismo.
L’informazione va salvaguardata
I mass media sono i mezzi di comunicazione più potenti mai esistiti, ci permettono di rendere pubblica una notizia in modo istantaneo e sono aperti a chiunque abbia una connessione internet, una televisione, una radio, o semplicemente la possibilità di acquistare un giornale cartaceo. Proprio per questo immenso potere che i mass media detengono c’è bisogno di renderli dei sicuri metodi d’informazione, che siano in grado di educare in positivo la società.
La spinta per le restrizioni nei confronti dei giornali più inappropriati, come appunto “Libero”, che nel corso degli anni ha utilizzato una serie di termini offensivi nel riportare notizie (nei confronti dei meridionali, degli extracomunitari, degli omosessuali, delle donne ecc.), è una mossa molto astuta se si vuole rendere l’informazione sana e di conseguenza educare la società a dei sani principi.