L’esperta skipper, artista e ferrea sostenitrice della lotta contro l’inquinamento oceanico Emily Penn, ha deciso di salpare all’avventura per la ricerca sulla tristemente famosa isola di plastica. Per raggiungere l’obbiettivo ha reclutato uno staff specializzato di 24 donne per una missione pioneristica nelle acque dell’oceano pacifico. Lo scopo della ricerca, oltre al raccoglimento dei dati, è sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della plastica oceanica e del suo impatto sull’ambiente e sulla salute degli organismi marini e dell’uomo. Tutte le scoperte della missione verranno condivise a livello accademico.
L’allarme colto dall’attivista
I dati allarmanti sulla concentrazione di interferenti endocrini in mare, ha convinto l’ambientalista a muoversi: “Ho testato il mio corpo per la presenza di questi composti chimici [interferenti endocrini] che stiamo trovando nell’oceano, e li ho trovati all’interno di me stessa”. Queste sostanze sono molecole che hanno una struttura simile agli ormoni sessuali, ed una volta entrati nel corpo, riescono ad alterare il delicato equilibrio ormonale, specialmente nell’apparato riproduttoredi pesci e mammiferi con notevole impatto sull’ambiente: “durante la gravidanza, è di fondamentale importanza non avere questi interferenti al tuo interno: possiamo passarli ai bambini sia durante alla nascita che durante l’allattamento al seno”. L’ influenza particolare del fenomeno sulle donne è quello che ha spinto Emily a reclutare una ciurma in rosa “ho realizzato come fosse un problema specifico delle donne a causa della natura tossica del problema”
Viaggio odisseico per la salvaguardia dell’ambiente
La squadra percorrerà in un’unica sessione 3000 miglia nautiche, per arrivare all’isola di plastica dell’oceano pacifico. L’accumulo di rifiuti buttati in mare in un punto specifico, è dovuto ad una particolare confermazione delle correnti. Dagli ultimi d
ati, sappiamo che l’isola di plastica è formata da almeno 79 tonnellate di plastica, per una superficie totale di 1,6 milioni di chilometri quadrati: quanto Italia, Germania Francia e Grecia messe insieme, avendo ancora spazio per la maggior parte del regno unito. Questa enorme quantità di plastica, sottoposta alla luce del sole, va incontro a reazioni chimiche che rilasciano nell’acqua gli interferenti endocrini prima citati. Inoltre, la plastica è in grado di intrappolare altre sostanze chimiche dannose, che si accumulano. Quando la plastica poi viene mangiata dai vari organismi marini, le sostanze entrano nella catena trofica, arrivando fino a noi in quantità allarmanti e danneggiando tutti gli animali in mezzo.
Non solo ricerca
La missione quindi sarà dedicata allo studio del fenomeno e alla ricerca di una soluzione che migliori l’ambiente oceanico. La crew di Emily Penn, inoltre, avrà come obbiettivo la sensibilizzazione del pubblico: “la percezione generale è che un esiste una questione tangibile, ma spesso non comprendiamo la magnitudo del problema”