La bellezza della condivisione: Italo Calvino e Francesco Gabbani alla scoperta dell’amore

Abolire l’individualismo, rivalutare la condivisione. Italo Calvino e Francesco Gabbani scoprono e descrivono la bellezza dell’amore.

La frase più utilizzata per descrivere la produzione musicale di Francesco Gabbani è “non ne sbaglia una“. Il suo ultimo successo è “Viceversa“, brano tratto dall’omonimo disco e giunto sul podio dell’ultima edizione del Festival di Sanremo.

Francesco Gabbani al Festival di Sanremo 2020.

“Viceversa” di Gabbani vuole rivalutare la condivisione

Viceversa” è stato scritto da Francesco Gabbani durante il mese di settembre del 2019 ed è un brano che mostra un lato dell’artista sconosciuto a tutti quelli che si erano limitati a conoscerlo durante le precedenti apparizioni al Festival di Sanremo. È un brano più intimo, che vuole descrivere le circostanze dell’amore servendosi di termini semplici e immediati, con lo scopo di promuovere il senso di condivisione che caratterizza qualunque rapporto basato sull’affetto reciproco. Gli esseri umani sembrano essere difficili da descrivere. Sono semplici eppure complessi, sono anime purissime in sporchissimi difetti, sono fragili combinazioni tra ragione ed emozioni, e vivono solitudini e condivisioni. Non può che essere altrettanto complesso il meccanismo che governa l’armonia dei loro rapporti, basati sull’amore. Un amore che non è da intendersi solo come quello di coppia, ma che si trova anche tra familiari, amici e in tutti coloro che decidono di rinunciare al proprio individualismo per condividere emozioni, gioie e dolori con un’altra persona. Tanto complesso meccanismo, può essere descritto con pochissime parole? Si tratta di tutto l’universo chiuso in una stanza. Come descriverlo? Con la piacevole leggerezza di Francesco Gabbani, che con un motivetto che coinvolge e che non esce più dalla testa semplifica al massimo l’idea di condivisione in amore:

Ma se dovessimo spiegare
in pochissime parole
il complesso meccanismo
che governa l’armonia del nostro amore…
Basterebbe solamente dire
senza starci troppo a ragionare
che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa
!”

“La giornata d’uno scrutatore”: amore e dedizione in Calvino

La cura e la dedizione che l’amore comporta sono descritti da Italo Calvino in un suo breve romanzo. “La giornata d’uno scrutatore“, pubblicato nel 1963, appartiene alle opere di stampo realista dell’autore. È stato scritto in seguito all’esperienza dello scrittore in un seggio elettorale nell’ospizio del Cottolengo, a Torino, dove erano ricoverati disabili con problemi fisici e mentali e lui aveva il compito di garantire la regolarità delle operazioni di voto. Il protagonista del romanzo, un vero e proprio alter ego di Italo Calvino stesso, è Amerigo Ormea, un intellettuale assai razionale che davanti alle condizioni insane della gente ricoverata in quel luogo si rende conto dei limiti delle sue certezze di stampo illuminista. Scoperta una realtà deforme, quella della malattia e della sofferenza della gente ricoverata nell’ospizio, la ragione e il senso di giustizia non bastano più. Osservando un povero contadino che schiaccia le mandorle per il figlio disabile si rende conto di come in certe situazioni alla ragione l’uomo debba contrapporre amore e dedizione, che diventano la risposta alla ricerca del significato dell’esistenza.

Ecco, pensò Amerigo, quei due, così come sono, sono reciprocamente necessari.

E pensò: ecco, questo modo d’essere è l’amore.

E poi: l’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo.”

Italo Calvino

Amore è condivisione?

Italo Calvino scrisse di una reciproca necessità, Gabbani parla di una reciproca cura. L’amore ha svariate forme e può avere tante definizioni, ma il significato più profondo resta quello di un legame che comporta, in ogni modo, condivisione. Condivisione di sentimenti, di emozioni, di storie e di cure. Una condivisione che deve necessariamente rispettare l’individualità propria e dell’altro, ma che inevitabilmente mette in qualche modo da parte l’egoismo che caratterizza il singolo. Antoine de Saint-Exupery scrisse che “amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione“. Condividere i nostri orizzonti con un’altra persona, che sia un parente, un amico o un compagno di vita, ha il vantaggio di assicurare sempre luce sulla strada da percorrere. Allora alla Gabbani si potrebbe cantare a chi si ama…sei tu che mi fai luce quando fuori vedo buio… e viceversa!

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