L’amore, uno dei più grandi misteri della storia dell’umanità, è stato analizzato in tutti i modi. E, roba da non credere, è stato indagato perfino con gli strumenti dell’algebra e della fisica quantistica.
Molti studiosi, calcolatrice alla mano, hanno tentato di applicare le conoscenze della fisica e dell’algebra alle dinamiche amorose, allo scopo di misurare questo sentimento universale. E non sembra affatto un’idea sbagliata.
Grazie alla matematica, infatti, è possibile prevedere una lunga serie di fenomeni. Partendo dalle condizioni meteorologiche allo sviluppo delle grandi città, possiamo comprendere il funzionamento della natura in ogni suo stadio, dall’immensità dell’universo fino alle particelle subatomiche.
Vediamo quindi come la matematica può tornarci utile anche nella vita di coppia !
L’EQUAZIONE DEL PARTNER E QUELLA DELLE CAREZZE
Nell’ambito della ricerca del partner ideale, Donn Byrne, psicologo sociale alla State University di New York, ha elaborato una formula che consente a chiunque di verificare se ciò che proviamo per il partner è vero amore oppure una magica illusione. La formula è quella riportata qui sopra.
In questa equazione, la lettera A indica l’attrazione per il proprio partner, la B il piacere psicologico dato dalla sua compagnia, la C il desiderio di intimità con lui/lei, la D il bisogno di essere accettati dal partner, la E la paura di essere abbandonati da lui/lei. Bisogna attribuire ad ognuna di queste variabili un valore da 1 a 10 e poi fare il calcolo.
Una volta eseguito il conto, si ottiene un certo numero Y. Bisogna poi ripetere l’operazione pensando all’amico/a più caro/a. Secondo Byrne, la relazione è tanto più stabile, quanto più la differenza tra i due risultati Y è grande (dev’essere almeno pari a 15). Ovvero, quanto più il partner è importante rispetto all’amicizia ritenuta più cara. I fattori di moltiplicazione (i numeri davanti alle variabili) permettono di mettere a confronto molte amicizie e amori.
A supporto di quanto appena detto, John Gottman, professore di Psicologia alla University di Washington, ha dedicato la vita a studiare quanto può “resistere” una coppia e sotto quali condizioni. Al termine della sua ricerca, ha ottenuto i risultati qui riassunti :
La prima significa che nella vita di coppia, i segnali di affetto (S), cioè carezze, coccole, sguardi di intesa, devono essere almeno cinque volte più numerosi di quelli di risentimento (G), vale a dire grida, commenti cattivi ecc… La seconda vuol dire che, ogni 100 commenti riguardanti il partner, quelli negativi (N) devono essere meno di dieci. Se entrambe queste condizioni saranno rispettate, allora la coppia potrà giovare di una lunga durata !
LA PARABOLA DELL’INSICUREZZA
E c’è qualcuno che non si accontenta soltanto di ricavare la formula dell’amore, ma preferisce studiarne l’andamento nel corso del tempo. Magari per prevedere come si stabilizzerà la relazione. Sergio Rinaldi, docente di Teoria dei sistemi presso il Politecnico di Milano, ha trasformato i vari tipi di rapporto in equazioni differenziali simili a quelle usate per indagare il moto dei pianeti. A detta del professore, il sentimento amoroso si può riassumere così:
Ovvero, l’amore (A) che si prova per il partner in un dato giorno (t) è uguale all’amore del giorno prima (t-1) diminuito dalla dimenticanza (D), cioè la tendenza che abbiamo tutti a fare spazio mentale per noi stessi, più il rinforzo (R) dato dall’amore del partner nei nostri confronti, a cui si aggiunge il fascino (F) che il partner esercita su di noi.
In realtà il modello matematico è ben più complesso, perché sia la dimenticanza, sia il fascino, sia il rinforzo sono anch’essi descritti da altrettante equazioni differenziali, ma tralasciamo questi dettagli accademici.
Si può così dimostrare matematicamente che se il partner si fa bello oppure si veste in modo elegante, aumentando così il suo fascino, questo fa innamorare di più chi lo sta a guardare. Ad esempio, se l’amore totale del partner elegante cresce di un 2 per cento, quello del suo compagno/a aumenta del 5 per cento. Non c’è che dire, un abito elegante nell’armadio può sempre tornare utile !
QUANTO IN LA’ PUO’ ARRIVARE ?
Hannah Fry, matematica del Centro per l’Analisi Spaziale avanzata dell’University College London, è arrivata a formulare un’equazione che predice il livello di negatività che il marito o la moglie raggiungerà nel corso di una conversazione (e quindi, come abbiamo visto, anche le probabilità di successo o di insuccesso di una storia).
Eccola. Ciascuna delle due righe predice quanto infelice sarà la frase pronunciata dalla moglie (formula in alto) o dal marito (quella in basso) :
In entrambe le formule, w e h descrivono l’umore dei due in generale; rwWt e rhHt indicano l’umore che ciascuno ha quando è in compagnia del marito/della moglie; IHW e IWH indicano invece l’influenza che ognuno dei due partner ha sull’altro.
Quest’ultima variabile, l’influenza reciproca, è per gli studiosi il fattore che più di ogni altro determina il tenore della battuta successiva. Se il marito dice qualcosa di positivo, o si esprime in accordo con la moglie, la risposta di lei sarà tendenzialmente positiva, e viceversa. Ma se dice qualcosa di negativo, la interrompe o la deride in malo modo, riceverà pan per focaccia.
In particolare, l’analisi di Fry si è soffermata sulla soglia di negatività, cioè quanto fastidioso può arrivare ad essere uno dei due partner prima che l’altro “esploda”. L’idea iniziale era che le coppie più solide abbiano una soglia di negatività molto alta: ossia che tendano a “lasciar correre” fino a che non accade qualcosa di veramente grosso, per cui valga la pena prendersela.
Vale invece esattamente il contrario per le coppie più affiatate, ovvero quelle in cui la soglia di negatività è più bassa: in cui, cioè, si tende a non lasciar passare, a rinegoziare e ridiscutere ogni singola cosa che non va, senza incamerare rabbia.