Kaos e la mitologia su Netflix: perchè gli antichi hanno ancora molto da dirci?

Nel 2019 è previsto lo sbarco su Netflix di Kaos: la serie TV che reinterpreta la mitologia greca in chiare moderna, attraverso spunti comici e black humor. La modernizzazione dei valori cari agli antichi greci fa sì che vengano toccati temi quali l’identià di genere, il rapporto tra i due sessi, il potere, la partecipazione politica, eccetera. Emerge con evidenza l’incidenza che ancora oggi, dopo migliaia di anni, riveste la mitologia, capace di cogliere il nucleo più intimo della natura dell’uomo, lontano spesso dalla razionalità e vicino alle proprie zone di ombra; un uomo che forse non è cambiato granché dal 1100 aC circa.

L’Iliade: il poema degli eroi, la mitologia tra morale agonale e giustizia, morte e vita

L’Iliade venne composta circa nell’VIII secolo, alla fine del Medioevo ellenico e rievoca una fase precedente: la civiltà palaziale minoica. L’opera si presenta per questo motivo come la combinazione di diversità mondi e dalla  capacità di tenere insieme epoche diverse emerge la sua valenza di patrimonio generale sulla condizione umana. La guerra è onnipresente, una condizione normale e all’interno di essa emerge la figura del promachos: l’eroe, letteralmente colui che sta davanti in battaglia, capace di grandi vittorie e disastrose sconfitte.

Fonte:www.talepiano.it

L’idea che ritorna quasi ossessivamente nella voce dei personaggi è che tutto ciò che conta è il successo, capace di garantire la gloria eterna: la forza essere sembra l’unico valore reale. Ma la forza stessa, presentata come suprema realtà, si rivela la suprema illusione dell’esistenza (Bespaloff): emerge nell’Iliade una prima riflessione sul tema della giustizia, valore nato per antitesi rispetto a quello della forza. Lo scudo fabbricato da Efesto per Achille, dopo che Ettore si è impadronito della sua armatura ne è l’esempio lampante: sono rappresentate due città, una in guerra e l’altra in pace; se nella prima scena si ha lo scontro tra due parti, nella seconda è rappresentato un processo, regolatore del conflitto. Quest’ultimo emerge dunque come realtà esistente e sempre pesante, ma Omero offre un’alternativa all’uso della spada: Themys e Dyke, la giustizia umana che riflette quella divina.

Achille, Ettore, Odisseo, Agamennone, Paride, Menelao ed altri ancora sono protagonisti di una lotta ben più profonda di quella tra loro sul campo di battaglia: lo scontro con la morte. Il richiamo quasi ossessivo alla gloria e alla necessità di compiere grandi gesta, che non saranno dimenticate dai posteri, risponde alla grande paura dell’essere umano: l’avere vissuto la propria vita invano, senz’altro lasciare un segno indelebile. Ed è sotto  questa scia che si inserisce la storia del grande Achille: eroe capace di muoversi trai due estremi della morte e della vita, nella sua fragile bellezza e irripetibile unicità (Weil). Achille è pronto e disposto a sacrificare la propria vita proprio per sconfiggere la morte: attraverso la gloria potrà vivere per sempre. L’opera di Omero è in continua dialettica tra questi valori e tematiche ed è in ultima analisi il poema degli eroi, la cui grandezza si misura nella consapevolezza del valore nella vita e nel coraggio di metterla a rischio per un fine più alto.

Prometeo, Orfeo, e Cassandra: il valore della disobbedienza in mitologia

La religione della Grecia antica è descritta dagli studiosi come incorporata e partecipativa: non è un momento di riflessione e isolamento individuale, ma è inserita a pieno titolo nelle attività collettive della polis; la religione è politica. I culti oscillano tra la dimensione locale e panellenica ed il pantheon è aperto e variabile: possono essere aggiunte nuove divinità. Tra i caratteri peculiari di queste ultime troviamo l’antropomorfismo: la divinità, pur dotata di immortalità, pensa, agisce, ama e odia proprio come gli esseri umani. La dialettica tra uomo e divino si inserisce spesso nello schema tra punito e punitore, proprio in quest’ambuto nasce la disobbedienza, celebrata nel mito greco come modello di coraggio e oggetto d’ammirazione.

Fonte: talepiano.it

Prometeo è etimologicamente colui che sa le cose prima degli altri. Ruba agli dei l’elemento del fuoco per donarlo agli uomini, dalla sua disobbedienza nasce l’emancipazione umana da uno stato di natura quasi bestiale: ecco l’inizio del progresso, della scienza, dell’arte. La punizione che Zeus inflisse a Promoteo è molto dura ed esemplare: fu inchiodato sul Caucaso dove un avvoltoio gli divorava il fegato che di volta in volta ricresceva.

Orfeo si reca nell’Ade per riprendere con sè l’amata Euridice: convince Persefone, moglie di Ade, a lasciarlo ricondurre la fanciulla nel mondo dei vivi, a patto di non voltarsi a guardarla. Orfeo non resiste, ha bisogno di vedere con gli occhi ed essere certo di cio che conosce col cuore: si volta e perde Euridice per sempre.

Cassandra era la più bella tra le figlie di Priamo ed Apollo si innamorò follemente di lei, tanto da donarle il dono della profezia a patto che ella si concedesse a lui. La giovane non rispettò il patto è per questo venne punita: nessuno avrebbe mai più creduto alle sue premonizioni, tra le quali figura l’incendio della città di Troia.

Perchè gli antichi, attraverso la mitologia, hanno ancora molto da dirci?

Italo Calvino nel 1991 si chiese Perchè leggere i classici? Perchè conoscere l’ira del pelide Achille, le sirene incantatrici di Ulisse, la storia della meravigliosa Elena e così via?

Fonte: pratosfera.com

Nella mitologia e nei grandi classici risiede la culla della nostra civiltà, la causa più profonda del perchè siamo come siamo: il mito è il primo tentativo di figurarsi le proprie origini. È ovviamente anti storico, contrapposto al logos e alla razionalità filosofica, ma per quanto l’essere umano sia razionale per definizione (Aristotele), è costituito da dinamiche e sfumature più profonde, oscure e diversificate. E cosa meglio del mito, del racconto di grandi amori, faide, guerre, paure, può aiutarci a comprendere le nostre?

Maria Letizia Morotti

 

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