Innocenzo III: eletto Papa l’8 gennaio 1198, capiamo perché indisse la crociata contro gli albigesi

 A 824 anni dall’elezione al soglio pontificio di Papa Innocenzo III riflettiamo sulle conseguenze della crociata da lui indetta contro gli albigesi.

Il massacro di Béziers e la crociata contro gli Albigesi - Viaggio nel Mistero

Papa Innocenzo III è noto per la severa riforma dei costumi e della morale cristiana, oltre che -soprattutto- per l’impegno nella lotta contro le eresie. Analizziamo insieme il suo programma (politico-) religioso e le motivazioni che alimentarono l’odio nei confronti della diversità arrivando a macchiarsi di uno dei primi genocidi della storia.

Il Papa e il suo operato

L’8 gennaio 1198 Lotario dei conti di Segni  viene eletto Papa a soli trentasette anni, con il nome di Innocenzo III. É un uomo estremamente colto, ha studiato a Bologna e a Parigi, ha viaggiato molto. Durante il pontificato, porta avanti un duro programma di “rinnovamento” morale e disciplinare dell’intera istituzione ecclesiastica: crede fermamente nella supremazia assoluta del Papa e nella necessità di dover sradicare le eresie, tutte quelle “deviazioni” e deformazioni dell’ortodossia cristiana.

Nel 1215, in occasione del Concilio in Laterano, sottolinea ancora una volta la superiorità, terrena e celeste, della Chiesa e spinge per un accentramento dei poteri spirituale e temporale.

Bandisce la IV crociata (1202-1204) per tentare di riconquistare la Terra Santa e la Crociata contro gli Albigesi (1209) per eliminare l’eresia catara.

La IV crociata evolse in un saccheggio delle città orientali e l’obiettivo della liberazioni di Gerusalemme non venne raggiunto; mentre la spedizione contro gli albigesi rappresentò una vera e propria persecuzione, uno sterminio di massa.

La crociata contro gli Albigesi

In seguito all’assassinio di un legato pontificio nel 1208 e in seguito a movimenti geopolitici riguardanti la gestione dei possedimenti terrieri della Francia meridionale da parte delle corone francese e inglese, il 176° Papa, Innocenzo III, organizza una spedizione “punitiva” per estirpare l’eresia catara.

I catari erano coloro che professavano il culto duale di Cristo e non credevano nella sua reincarnazione; poiché la maggior parte viveva nei dintorni della cittadina di Albi, vengono chiamati Albigesi.

A condurre la campagna vi è Simon IV de Montfort e la prima grande operazione della crociata è stata il massacro di Béziers, ove morirono più di ventimila persone. “Mirabile castigo divino” così la definisce un ambasciatore del Papa.

La crociata contro gli Albigesi è considerata da molti uno dei primi genocidi della storia (con un numero di vittime stimato dalle 20 000 a un milione) ed ebbe come conseguenze:

  • l’aumento dell’egemonia francese e l’avvicinamento del papato a essa, avvicinamento, questo, che raggiungerà l’apice con il trassferimento della corte papale ad Avignone nel 1309, giusto cento anni dopo l’inizio della crociata;
  • il declino della lingua e della letteratura occitanica.

Come è sopravvissuta la lingua d’oc

La parentesi della narrativa occitana si chiude con la “Canso de la Crosada”, unico poema in lingua d’oc che tratta della crociata contro gli albigesi. Diviso in due parti, il poema risale al 1275. L’autore della prima sezione si schiera dalla parte dei crociati, mentre l’autore della seconda sostiene i catari, gli eretici. La seconda parte rappresenta l’unica testimonianza filo-meridionale di quel periodo.

A causa della crociata, gli aristocratici e i poeti sopravvissuti dovettero migrare, lasciando le attuali Linguadoca e Provenza, alla volta della vicina penisola iberica o dell’Italia settentrionale.

I trovatori chiesero e trovarono ospitalità presso le grandi corti, come quella dei Gonzaga, degli Estensi, dei da Romano ecc. Qui, continuarono a poetare e cercarono di portare avanti la tradizione in lingua d’oc. Molti, come Uc de Saint Circ, decise di raccogliere del materiale riguardante le vite e le poesie dei trovatori e produsse una notevole quantità di canzonieri, le cosiddette Vidas e Razos, che attualmente svolgono un ruolo fondamentale nello studio della lirica occitanica.

Con la diffusione della cultura in lingua d’oc, molti poeti di origine italiana, affascinati dalla musicalità e dalla bellezza dell’occitano, composero in lingua d’oc, come Cigala, Sordello da Goito, Doria…

Grazie al lavoro di promozione letteraria e culturale condotto dai poeti in Italia e in Spagna, la lingua d’oc è rinata e ha potuto continuare a esistere.

Da un punto di vista socio-politico, certo, l’occitano resta nell’ombra del francese che nel 1539 con l’editto di Villers-Cotterêts viene nominato unica lingua ufficiale della Francia, mentre l’occitano è declassato a semplice parlata dialettale.

Oggi, però, l’occitano è considerato una vera e propria lingua, grazie soprattutto alla sua storia e all’importanza letteraria  che ha rivestito nel Medioevo.

Affermazione della lingua d'oc e della lingua d'oil in letteratura

La storia delle crociate

Nel 1209 Papa Innocenzo III  dà avvio a una vera e propria crociata contro i catari: è la prima volta in cui viene bandita una crociata contro i cristiani; fino a quel momento, infatti, le crociate, definite propriamente “guerre sante”- erano state usate soltanto per combattere musulmani e pagani o per riconquistare Luoghi Santi. La prima ebbe luogo dal 1096 al 1099, l’ultima del periodo medievale (la nona) nel 1271-1272. In età moderna, l’ultima è stata quella del 1683 bandita da Papa Innocenzo XI.

Oggi, fortunatamente non parliamo più di crociate di matrice cristiana, ma, purtroppo, il concetto di “guerra santa” perdura nella tradizione del fondamentalismo estremista islamico. La situazione odierna della volontà di espansione geo-politica e religiosa da parte degli estremisti dell’ideologia islamica, mutatis mutandis, non si discosta molto dalla situazione cristiana nel Medioevo: molti studiosi hanno visto nell’attuale nazionalismo arabo-islamista, l’idea dell’imperialismo occidentale- cristiano.

Studiare e approfondire le crociate è fondamentale per gestire e cercare di affrontare il ritorno e la riemersione del binomio politica-religione.

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