IN OCCASIONE DEL SUO ANNIVERSARIO RICORDIAMO IL REFERENDUM CHE PORTÒ ALLA NASCITA DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Sono passati ben 76 anni dalla nascita della Repubblica Italiana. Questo avvenimento epocale comportò tantissimi cambiamenti nell’assetto politico e istituzionale della penisola.

Gli aggiornamenti sulle votazioni riportata sul giornale “L’Unità Democratica”.

Oltre a cambiare per sempre le sorti politiche dell’Italia del dopoguerra il referendum del 2 giugno 1946 decretò anche la nascita della più importante legge del nostro paese. L’Assemblea Costituente che si riunì dopo questa votazione ha dato vita all’atto giuridico più innovativo e completo della nostra storia, ancora oggi in vigore nel nostro paese. In tempi così incerti è forse un bene ricordare quanto impegno e quanto coraggio, gli uomini e, per la prima volta, le donne, abbiano impiegato nel redigere questo documento.

IL REFERENDUM DEL 2 GIUGNO

Finita la guerra l’Italia si trovava davanti un dilemma. Teoricamente, dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele III, suo figlio Umberto II di Savoia sarebbe dovuto essere re d’Italia. Egli venne soprannominato “re di maggio” poiché il suo regno durò a malapena un mese, prima che si decidesse di andare al voto. La monarchia, comunque, era da tempo considerata compromessa. Questo malcontento era il risultato dei vent’anni di controllo che aveva subito – senza oltretutto alcuna vera opposizione –  dal regime fascista di Benito Mussolini. Così, già dal 1944 si ritenne opportuno riunire un’assemblea che decidesse a chi affidare la gestione dell’Italia. Il suo compito era quello di indire un referendum istituzionale, per cui furono chiamati alle urne tutti i cittadini maggiorenni, senza distinzione, grazie anche al suffragio universale instaurato nel 1945. L’affluenza fu alta ed entusiasta. Infatti, dei 28 milioni aventi diritto si presentarono ben 25 milioni di persone. Il 10 giugno dello stesso anno la Corte di Cassazione annunciò l’esito delle votazioni, che vide la Repubblica vincere con il 54%, contro il 45% della monarchia. Nonostante la vittoria e la voglia di cambiamento, non mancarono i tentennamenti riguardo il voto. Era infatti un rischio, lasciarsi andare ad una nuova forma istituzionale che prometteva cambiamenti radicali, per questo il risultato finale, pur essendo di per sé rivoluzionario, non diede inizio ad un vero e proprio “nuovo capitolo”, quanto più sottolineò la grave divisione interna del paese. Lo stesso 10 giugno, a seguito del risultato, Alcide de Gasperi assunse provvisoriamente la presidenza come Capo provvisorio dello Stato Repubblicano. Il 13 giugno Umberto II raccolse la sua famiglia e lasciò il paese, auto-esiliandosi in Portogallo.

La scheda del referendum.

L’ASSEMBLEA COSTITUENTE

Oltre a decidere che tipo di Stato sarebbe stata l’Italia, il referendum serviva anche per l’elezione un’Assemblea Costituente. I seggi assegnati erano furono 556, divisi tra membri dei partiti di stampo comunista e democratico, con a capo l’onorevole Giuseppe Saragat, che ne sarebbe stato presidente. Il primo provvedimento dell’Assemblea fu quello di eleggere un Capo dello Stato definitivo, per cui si scelse Enrico de Nicola. L’Assemblea doveva rimanere in carica solo otto mesi, con possibilità di proroga per altri quattro mesi, ma le sue funzioni rimasero utili fino al 1948. Ed è quest’anno che entra in vigore la Costituzione Italiana. La Costituente nominò 75 membri all’interno della stessa Assemblea per la creazione di una Commissione (divisa a sua volta in tre sottocommissioni), incaricata proprio di redigere la Costituzione Italiana. Le sottocommissioni dovevano occuparsi di tre aspetti fondamentali: diritti e doveri dei cittadini, organizzazione dello stato, rapporti economici e sociali. La stesura richiese un anno, dall’inizio del 1947, quando i 75 presentarono il primo progetto all’Assemblea. Dopo numerose modifiche, la Costituzione andò al voto – segreto – avvenuto nel dicembre del 1947 (con 458 voti favorevoli. Entrò in vigore il primo gennaio 1948. Con la Costituzione iniziò anche il periodo della cosiddetta “Prima Repubblica”, cioè gli anni dal 1948 al 1994, in cui lo Stato si impegnò per attuare e rispettare le riforme promulgate nella Carta Costituzionale, dovendo nel frattempo affrontare i cambiamenti politici, economici e sociali che stava vivendo l’Italia del dopoguerra.

LE DONNE DELLA COSTITUENTE

Oltre al suffragio universale fu un altro l’avvenimento che rappresentò la vera rivoluzione per la nascita della Repubblica. Infatti, i membri dell’Assemblea Costituente non furono solamente uomini. Sedute in parlamento, inserite perfettamente nel processo decisionale, vi furono anche ventuno donne. Un numero davvero esiguo se ci si riflette, ma nel 1946 la loro presenza fu essenziale per la nascita di leggi mai viste prima. Contribuirono a far entrare le donne nella magistratura, all’approvazione della legge la maternità (1950), e posero le basi fondamentali per l’acquisizione dei diritti (quei pochi) di cui oggi godono le donne. Provenivano da diverse zone d’Italia, nate in periodi compresi tra l’Ottocento e i primi anni del regime fascista e appartenevano a diversi gruppo politici. Nove di loro erano comuniste, nove democristiane, due socialiste e l’ultima faceva parte del Fronte dell’Uomo qualunque. Tutte queste donne erano impegnate attivamente, tra chi lavorava e chi faceva parte del mondo della scuola. Quattordici avevano conseguito una laurea, le altre non avevano potuto studiare. Molte di loro avevano fatto parte della Resistenza contro il fascismo (come Nilde Jotti, futura prima Presidente della Camera donna), e avevano dovuto affrontare la clandestinità. Elettra Pollastrini, per esempio, dopo l’esilio in Francia, si recò in Spagna per combattere contro il regime di Francisco Franco. Cinque di queste donne (Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti) fecero parte di quei 75 membri che redassero la Carta Costituzionale. Si batterono con forza per l’inserimento di alcuni articoli simbolo di un’uguaglianza così moderna per i tempi, sforzi purtroppo oggi brutalmente vani:

Articolo 3: Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione.

Articolo 29: Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.

Articolo 37: la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore

Le 21 donne della Costituente.

 

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.