IMPERATORI STRANIERI: SCOPRIAMO QUALI FURONO I PIÙ FAMOSI A REGNARE SU ROMA

Nella storia dell’Impero Romano molti furono gli imperatori a susseguirsi sul trono. Molti di questi provenivano dalle regioni fuori l’Italia. Ma chi sono?

Uno scorcio della Colonna Traiana.

Ben 105 imperatori si sono susseguiti a Roma dopo l’incoronazione di Ottaviano Augusto, avvenuta nel 27 a.C. Per molti anni si susseguirono sul trono regnanti di origine italica, un po’ per la natura ereditaria del regno, un po’ perché le regioni fuori Roma erano considerate straniere, alcune anche recentemente conquistate. Quando l’era dell’ereditarietà finì e si iniziò con gli imperatori adottivi, questa regola non scritta venne meno, e anche regnanti di altre nazioni iniziarono ad affacciarsi sulle scena politica dell’epoca.

TRAIANO (98-117 d.C.)

Traiano non era figlio del suo predecessore, l’imperatore Nerva, ma fu adottato da quest’ultimo e designato come futuro regnante. Marco Ulpio Nerva Traiano era infatti nato in provincia, nella citta di Italica, una colonia situata nella Hispania Baetica (attuale Andalusia, Spagna). Nonostante la sua gens fosse di origini umbre (curiosamente come Nerva, nato a Narni), la famiglia di Traiano viveva da generazioni in Spagna. Il suo padre naturale era un senatore, mentre Traiano divenne famoso per le sue doti di comandante. Apprese della sua adozione mentre si trovava come governatore in Germania, e tornò in Italia solo nel 99, dopo aver completato le sue funzioni. Era particolarmente apprezzato dal popolo e dall’esercito, poiché riuscì ad unire nella sua persona le caratteristiche di esperienza militare e il senso di appartenenza al senato incarnate a suo tempo da Augusto. Grazie a questo si guadagnò l’appellativo di optimus princeps, cioè il sovrano ideale, elogiato anche nel Panegirico di Plinio il Giovane. Oltre a questo è ricordato per il suo ruolo nelle campagne in Dacia (101-102 e 105-106) celebrate nella colonna eretta nel nuovo Foro voluto da lui nel 112 d.C.

Busto di Traiano conservato ai Musei Capitolini (Roma).

ADRIANO (117-138 d.C.)

Anche Publio Elio Traiano Adriano era nato ad Italica, in Spagna. Era il figlio del cugino dell’imperatore Traiano e fu secondo le fonti, il suo favorito. Lo aveva infatti aiutato e guidato durante il suo percorso senatorio a Roma. Subito dopo la sua proclamazione ad imperatore, avvenuta da parte delle truppe e del senato, decise di abbandonare la politica di controllo diretto delle nuove province orientali create da Traiano e preferì affidarle a sovrani clienti. Nel 121 iniziò una lunga serie di viaggi per l’ispezione delle province, viaggiando in Gallia, Britannia, Atene, Spagna, Africa, Oriente ed Egitto (dove anche morì Antinoo, suo protetto). Il suo regno è caratterizzato anche dalla grande attività edilizia. Fece costruire il suo mausoleo (l’odierno Castel Sant’Angelo), ordinò la ricostruzione del Pantheon, del Ponte Elvio e la costruzione della sua dimora, Villa Adriana (situata a Tivoli). È ricordato anche per l’edificazione in Britannia dell’ancor oggi visibile Vallo di Adriano, costruito tra il 122 e il 127. Questa costruzione, lunga 117 km, faceva parte del limes romano (cioè il confine dell’impero) e aveva lo scopo di proteggere le colonie romane in Britannia e in Calcedonia dai barbari della tribù dei Pitti.

Busto di Adriano.

SETTIMIO SEVERO (197-211 d.C.)

Lucio Settimio Severo Augusto era un generale africano originario di Leptis Magna (nell’attuale Libia). Spiccò tra le file dei pretendenti al trono alla morte di Commodo (figlio di Marco Aurelio), quando riuscì a sconfiggere tutti i rivali che come lui cercavano il potere. Impossessatosi del trono diede vita ad una dinastia che resse le sorti di Roma fino al 235 d.C. A lui infatti seguirono il figlio Caracalla, Eliogabalo e Alessandro Severo. Con Settimio Severo ha inizio la cosiddetta “monarchia militare” nella quale l’autorità dell’imperatore poggiava interamente sul favore dell’esercito. La linea di governo di Settimio Severo era, infatti, per gran parte concentrata su questo aspetto. Sotto di lui era cresciuto il “soldo” cioè la paga dei soldati, a cui furono concessi una serie lunghissima di privilegio. Il suo progetto militare rifletteva perfettamente quello dinastico che aveva in mente. Egli infatti contava di affidare i territori conquistati ai suoi due figli. I due avrebbero dovuto regnare insieme sulle province, ma non fu così. La diarchia tanto voluta dal loro padre resse per poco tempo dopo la sua morte. Caracalla, infatti, assai più ambizioso del fratello minore Geta, non esitò a farlo assassinare.

GLI ANNI DELL’ANARCHIA MILITARE

Dopo la morte di Alessandro Severo (222-235) l’esercito proclamò come imperatore un generale di origine della Tracia, Massimino (detto, appunto, il Trace). È con lui che inizia l’epoca di massima crisi dell’impero, quando, col susseguirsi di circa venti imperatori legittimi e non legittimi, tra romani eletti e comandanti acclamati, inizia l’epoca dell’anarchia militare. A Massimino, contrastato dalla presenza di alcuni consoli che provarono a prendere il titolo di Augusto, gli succedette Filippo, detto l’Arabo per le sue origini siriane, ex prefetto del pretorio. Fu lui, nel 248 d.C. a celebrare il millenario di Roma. Nonostante il lieto evento, anche il suo regno finì tragicamente. L’esercito acclamò così il senatore Massimo Decio (249-251), originario della Budalia (oggi Sremska Mitrovica in Serbia). Il regno di Decio fu di forte stampo tradizionalista. Egli intendeva ritornare agli antichi culti, decisione che significava per i cristiani una forte discriminazione. Gli abitanti dell’impero furono obbligati a dimostrare i propri culti e chi non obbediva veniva condannato a morte. Nelle fonti cristiane Decio, autore della persecuzione ai danni dei fedeli nel 250/251 è infatti ricordato come un mostro.

I SOVRANI ILLIRICI

La morte di Gallieno, imperatore insieme al padre Valeriano, portò al potere il suo comandante della cavalleria, Claudio II detto il Gotico (268-270). Egli fu il primo di una serie di imperatori detti “illirici” poiché originari della Illiria, cioè la regione occidentale della penisola Balcanica (attuale Croazia). Morto di peste gli succedette prima il fratello, poi Aureliano (270-275) il quale riuscì a scacciare (seppur per poco) le popolazioni barbariche scese nella pianura padana. Le incursioni erano talmente pericolose che Aureliano fece circondare Roma da maestose cinte murarie lunghe ben 18 km. Ad Aureliano succedette dapprima Tacito, poi Probo, anche lui di origine illirica, come anche il suo successore Caro e il più conosciuto Diocleziano (284-305). Con lui si chiude l’età buia che viene oggi chiamata “crisi del III secolo”. Il suo fu un regno di riforme e novità, e infatti con lui inizia la cosiddetta fase del “Dominato”, piuttosto che quella del “Principato”. Per stabilire una migliore difesa delle regioni più minacciate Diocleziano stabilì la sua dimora a Nicomedia, capitale della Bitinia, sul Mar Nero. Una delle riforme più importanti di Diocleziano fu la tetrarchia. Essa era formata da due Augusti, di rango superiore, e due Cesari, di rango inferiore. Questa soluzione serviva a fronteggiare meglio le crisi regionali attraverso una ripartizione territoriale del potere e, insieme, garantiva una successione ordinata, senza guerre dinastiche.

Tratto delle mura aureliane.

COSTANTINO I (306-337)

Il padre di Costantino, Costanzo Cloro, subentrò nel 305 al posto di Diocleziano nella gestione dell’Occidente. Il suo regno non fu lungo e morì l’anno dopo a York e l’esercito proclamò imperatore il figlio Costantino, serbo di nascita. Costantino è ricordato principalmente per essere il primo sovrano cristiano della storia di Roma. I motivi della sua conversione sono da ricollegarsi al suo desiderio di avere una protezione ultraterrena diversa dal politeismo romano ormai da tempo già superato. Questo ovviamente incontrò i contrasti del suo collega, Licinio. I contrasti erano nati a seguito dell’incontro avvenuto a Milano per appianare gli ultimi disordini riguardo l’assetto religioso del regno. La definitiva battaglia tra i due si svolse ad Adrianopoli (324) e, dopo la conquista della città, chiamata poi Costantinopoli (attuale Istanbul). La morte di Licinio e l’ascesa al trono di Costantino come unico imperatore vide il definitivo fallimento della tetrarchia e la nascita di un periodo a se stante per Roma. Costantino si premurò per tutto il suo regno di mantenere un’unità interna nel regno, motivo per cui proclamò il concilio di Nicea del 325 d.C, a cui presenziò di persona. Il suo scopo era dare una forma concreta alla chiesa, tentando di appianare le varie correnti che intendevano discutere sulla natura sacrale di Cristo. Nonostante la conversione, Costantino fu battezzato in punto di morte. Questo, nella visione dell’epoca, gli assicurava, poiché veniva lavato da tutti i suoi peccati, la vita eterna.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.