Il Vittoriano e San Pietro: ovvero come rappresentare al meglio la doppia natura dell’Urbe

La capitale dei Papi e dello Stato vista attraverso due edifici simbolo.

Roma è l’Urbe per antonomasia, capitale dello Stato italiano, città dei Cesari e dei Papi. Proprio per questa sua duplice natura religiosa e laica, è oltremodo costellata di monumenti, edifici, luoghi che ne raccontano la storia e che esprimono al meglio come una doppia influenza di potere ne abbia caratterizzato il panorama. Vediamo quindi i due monumenti sono emblematici del potere spirituale e temporale.

La Basilica di San Pietro

Situata in Vaticano, è la più grande chiesa del mondo nonché de facto la più importante, in quanto il Papa vi celebra le più importanti manifestazioni del cattolicesimo. Non è tuttavia la cattedrale (la sede del vescovo) della diocesi romana e nemmeno la chiesa con il titolo più alto, in quanto questo onore spetta all’Arcibasilica di San Giovanni in Laterano, che è inoltre residenza della Santa Sede e “Madre e Capo di tutte le chiese delle città e del mondo”. Insieme alle chiese di San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore, costituiscono le quattro basiliche papali maggiori.

La prima chiesa di San Pietro venne costruita in età costantiniana (IV secolo) sopra la tomba dell’Apostolo, come luogo di pellegrinaggio e di preghiera, in modo simile a come era stato fatto per la tomba di san Paolo nella basilica di San Paolo fuori le Mura. La costruzione dell’attuale basilica di San Pietro iniziò il 18 aprile 1506 sotto papa Giulio II e si concluse nel 1626, durante il pontificato di papa Urbano VIII, mentre la sistemazione della piazza antistante si concluse solo nel 1667. I lavori furono affidati alle migliori menti dell’epoca, coinvolgendo artisti e architetti straordinari, tra i quali Donato Bramante, che ideò la grandiosa cupola ispirata all’architettura dell’antica Roma e che fu aspramente criticato per l’aver demolito quasi tutta la parte presbiterale dell’antica basilica; Raffaello Sanzio, che propose l’idea di una pianta a croce latina; Michelangelo Buonarroti, all’epoca settant’enne, che diede un forte impulso rinascimentale; Gian Lorenzo Bernini, che costruì la piazza antistante e tutto il colonnato.

La basilica è alta 132 metri, vanta una superficie totale di circa 23 mila metri quadrati e pare possa contenere oltre 50 mila fedeli, anche se alcune fonti sostengono che il limite sia di “soli” 20 mila. L’edificio è collegato ai Palazzi Vaticani mediante un corridoio sopraelevato, conta 45 altari, 11 cappelle ed ospita moltissimi capolavori artistici, come la Pietà di Michelangelo. Sulla facciata, larga circa 114 metri, è impressa l’iscrizione “In onore del principe degli Apostoli; Paolo V Borghese Pontefice Massimo Romano anno 1612 settimo anno del pontificato”. L’altare della basilica si trova in precisa corrispondenza alla tomba di San Pietro, situata nelle grotte vaticane.

Il Vittoriano

Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II o Vittoriano, è situato in piazza Venezia, sul versante settentrionale del colle del Campidoglio, opera dell’architetto Giuseppe Sacconi. È situato al centro della Roma antica e collegato a quella moderna grazie a strade che si dipartono a raggiera da piazza Venezia. La sua costruzione iniziò nel 1885 e i lavori si conclusero nel 1935: tuttavia, già nel 1911, il monumento fu inaugurato ufficialmente ed aperto al pubblico, in occasione delle celebrazioni del 50º anniversario dell’Unità d’Italia. Da un punto di vista architettonico è stato pensato come un moderno foro, un’agorà su tre livelli collegati da scalinate e sovrastati da un portico caratterizzato da un colonnato.  Ha un grande valore rappresentativo, essendo architettonicamente e artisticamente incentrato sul Risorgimento, per tale motivo il Vittoriano è considerato uno dei simboli patri italiani. Il Vittoriano racchiude l’Altare della Patria, che dal 1921 ospita anche la Tomba del Milite Ignoto, celebrando così di fatto tutti i soldati e le persone che hanno dato la vita per la patria nelle guerre e nella sua liberazione dalla dominazione straniera. Poiché questo elemento è percepito come il centro emblematico dell’edificio, l’intero monumento è spesso chiamato Altare della Patria. La Tomba del Milite Ignoto è sempre presidiata da due militari appartenenti ad una delle diverse divisioni delle forze armate, con armi cariche in quanto il luogo è zona militare; vi sono inoltre due fiamme eterne a fianco della tomba.

Il monumento ha un’ampia valenza simbolica rappresentando , grazie al richiamo della figura di Vittorio Emanuele II e alla realizzazione dell’Altare della Patria, un tempio laico dedicato metaforicamente all’Italia libera e unita.

Il complesso è alto 81 metri, largo 135 ed occupa oltre 17 mila metri quadrati.

Una città, due poteri

Roma è l’Urbe, la città per antonomasia. Fondata nel 753 da Romolo è divenuta nel corso dei secoli la capitale di uno dei più importanti imperi della storia dell’umanità, in grade di espandersi per tutto il Mediterraneo mescolandosi così con una moltitudine di culture. Essendo la capitale dell’Impero, Roma era la sede dei Cesari, degli imperatori, del Senato e delle più potenti famiglie aristocratiche, il luogo dove il potere era gestito e dove la storia sgorgava da ogni angolo. Con l’avvento del cristianesimo però, l’Urbe diventava anche sede del vescovo di Roma, il Papa, e ciò avrebbe comportato non pochi problemi nei secoli successivi. All’inizio il rapporto Chiesa – Stato era tranquillo, il cristianesimo era diventato legale nel 313 con l’Editto di Milano, nel 380 era diventato religione di stato e i vescovi erano legati all’imperatore (che era legittimato da Dio e suo esponente in Terra), quindi erano sostanzialmente dei funzionari dello stato che amministravano le diocesi. Con l’avanzare del tempo il Papa riuscì a staccarsi dall’autorità imperiale, invertendo anche la gerarchia: se fino a quel momento era il basileus a riconoscere il Papa, mandandogli le sue insegne, ora era il Papa che incoronava e legittimava l’imperatore, in quanto successore di Pietro e vicario di Cristo; se il sovrano non era incoronato dal Papa, non era legittimato da Dio, quindi non poteva essere l’imperatore a capo della cristianità.

I Pontefici erano ormai liberi da vincoli che non fossero quelli dati da Dio e iniziarono a strutturare la chiesa come una vera e propria monarchia, dove a capo si trovava il Papa. Questa trasformazione si compì in tutto e per tutto, con i Papi che nei secoli poterono disporre di eserciti personali, territori e tutti i benefici di un qualunque sovrano. La svolta arriverà nel 1870 con la Breccia di Porta Pia: qui i patrioti entrarono a Roma per annetterla all’Italia unita e la dichiararono capitale, togliendo a Papa Pio IX i suoi domini. Si generò ovviamente un forte contrasto tra le parti, con il Pontefice che non riconosceva ufficialmente lo stato italiano e con questo che trattava il vescovo di Roma con poca importanza. Nel 1929 la questione viene risolta dai Patti Lateranensi, firmati da Mussolini e Pio XI, nei quali si stabilisce un reciproco riconoscimento delle due entità e la costituzione della Città del Vaticano, lo stato governato Papa.

Roma quindi è sempre stato divisa tra il potere laico dello stato e quello religioso della Chiesa, dando non pochi problemi ai cittadini, ne è un esempio il fatto che dal 1870 al 1929, ai cattolici era proibito votare, pena la scomunica. In uno stato caratterizzato da una fortissima maggioranza cattolica come lo era l’Italia in quegli anni, capiamo bene come era ingombrante presenza di un altro potere nella capitale di uno stato sovrano.

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