Il viaggio di Ulisse e Rubber: due navigatori temerari, che ignorano i pericoli

Essere uomini di mare, non vuol dire sempre saper affrontare le vicissitudini che si possono verificare: Ulisse e Rubber ne sono due esempi.

Ulisse e Monkey D. Rufy fanno della navigazione in mare la parte pregnante della loro esperienza. E’ grazie ad essa se riescono ad interfacciarsi con altre persone. Vi entrano in contatto, ad esempio, dopo un determinato spostamento. Un altro motivo si ritrova nella loro necessità di formare un gruppo fidato al loro fianco, al quale richiedere collaborazione e spirito di iniziativa, considerate le rispettive vicende che li vedono protagonisti. Vediamoli nel dettaglio: prima l’eroe omerico e, nella Cantica infernale, anche dantesco; a seguire, il personaggio ideato da Eiichirō Oda.

L’esperienza di Ulisse

La figura di Ulisse è presentata nel canto XXVI dell’Inferno dantesco. La collocazione è l’ottava bolgia del cerchio ottavo della Cantica.
Ivi, Dante scorge delle fiammelle che si muovono confusamente. I dannati paiono non conoscere il loro tragitto, costretti a restare nascosti dalle fiamme. Ecco la punizione rivolta ai consiglieri fraudolenti. A farsi strada tra i tanti, sono Ulisse e Diomede, ma solo il primo intrattiene una conversazione con Dante e Virgilio, raccontando le circostanze della sua morte. Nella composizione dell’opera, questi viene scelto perché dotato di retorica, e bramoso di conoscenze.
Si narra che lasciata Circe, anziché tornare da Penelope, dal padre e dal figlio Telemaco, egli abbia ripreso il mare. Dopo aver attraversato il Mediterraneo con un piccolo gruppo di marinai, ha raggiunto le Colonne d’Ercole, dove un divieto divino ne impediva il passaggio. Qui ha convinto i compagni, con un accorato discorso, a navigare al di là, sfidando il suddetto divieto, per conoscere di più. Dopo cinque mesi di navigazione, soli, circondati dal mare, è affiorata un’alta montagna, scura per la lontananza. Originariamente, hanno provato gioia, ma essa si è trasformata presto in disperazione. Una tromba d’aria ha travolto loro e la loro nave, affondandola poco dopo. Il mare si è richiuso, così, su Ulisse e i suoi marinai.

Il “folle volo”

Quello di Ulisse è considerato un “folle volo”. Dante ne riporta gli ultimi momenti di vita, per consolidarne la ragione di morte. “Folle” perché l’eroe originario di Itaca vuole valicare i limiti, e agire con sragionevolezza. Il suo “volo”, invece, fa riferimento al fatto che raggiunge, e supera, un limite pressoché irraggiungibile, le Colonne d’Ercole.
Ulisse si avventura verso l’ignoto spinto dall’”ardore” di “divenir del mondo esperto” (v.98), anche a costo di trascurare gli affetti domestici, e di condurre tutti in un “mondo sanza gente” (Purgatorio), proibito ai vivi. Prima di partire, però, deve convincere i compagni ad intraprendere tale viaggio. Tiene loro una “orazion picciola”, e ricorda che l’essenza dell’uomo consiste nel seguir “virtute e canoscenza”. Invita, cioè, ad ampliare questi caratteri, andando anche oltre i limiti umani imposti da Dio.

Dal momento che Ulisse ha affrontato un’impresa superiore alle forze umane, questa si deve concludere con un fallimento. Il “folle volo” termina con un precipitare vorticoso verso il basso. La prua della nave (il “legno”) si inabissa nel mare, e la poppa è rivolta verso l’alto dall’innaturale vento, destinata a sua volta ad affondare.
Nella parte finale del canto, viene enfatizzato il valore del “tre”: il numero di volte che la nave rotea su sé stessa. La nave mostra tutta la sua fragilità davanti alla collera divina, rappresentata da un “turbo” che nasce dalla montagna “bruna” e “alta”. Lo stesso Ulisse si sente scaraventarsi come un oggetto, in balia di una forza più grande.

Monkey D. Rufy

Più moderno è, indubbiamente, Monkey D. Rufy, il protagonista del manga “One Piece“, scritto e disegnato da Eiichirō Oda. Nei film usciti al cinema, ne viene usata la traslitterazione ufficiale “Monkey D. Luffy”. Una nota aggiunta riguarda il fatto che, nell’edizione italiana dell’anime, egli è soprannominato Rubber.
Ciò che contraddistingue Rufy è indossare un cappello di paglia. Dopo averlo ricevuto da piccolo, è diventato un suo segno inconfondibile, anche per i nemici, i quali lo chiamano proprio “Cappello di paglia“. Inevitabile che la sua ciurma, da lui raccolta progressivamente durante il viaggio, prenda il nome di “Pirati di Cappello di paglia” e, con quest’etichetta, sia conosciuta da tutti.
Una sua seconda peculiarità è possedere un corpo con le proprietà della gomma, dopo aver ingerito (inavvertitamente) il frutto del diavolo, o “frutto del mare”, Gom Gom. Può, quindi, sferrare attacchi accumulando energia nel proprio corpo, e sfruttando l’elasticità dei suoi arti.
Essendo bramoso sempre di nuove avventure, il suo sogno è trovare il leggendario tesoro One Piece, appartenuto a Gol D. Roger, l’ex Re dei pirati, oramai giustiziato. Ma non solo: intende diventare il nuovo Re dei pirati. A detta sua, sarebbe la persona più libera al mondo, che potrebbe fare ciò che vuole, vivendo tutte le avventure che desidera.

L’esempio di One Piece

Una caratteristica principale del carattere di Rufy è la mancanza di paura. Passa due anni lontano dai compagni per allenarsi; dopodiché, fa riunire la ciurma per affrontare una viaggio più grande di quelli affrontanti in precedenza.
La destinazione del loro viaggio è sempre stata il Nuovo Mondo, ma ora hanno una possibilità in più per raggiungerlo. Difatti, dopo questi due anni di allontanamento, sono tutti entrati in conflitto con uno dei quattro imperatori che domina la rotta interessata.
Il Nuovo Mondo costituisce la seconda parte della Rotta Maggiore, così chiamata. Ivi risiedono gli Imperatori, quattro tra i più forti pirati del mondo. Nel Nuovo Mondo si può perdere tutto, è un posto pericoloso anche per i pirati più forti. I pericoli sono così tanti, e così terribili, che molte ciurme in confronto chiamano “Paradiso” la prima metà della Rotta stessa. Ci sono solamente due modi per sopravvivere nel Nuovo Mondo: o mettersi al servizio di uno dei quattro imperatori, o sfidarne continuamente uno.
Difficile, tuttavia, è anche accedervi. Per navigare in sicurezza, è necessario un Log Pose con tre aghi. Questo è una sorta di bussola: ha l’aspetto di un orologio da polso, ma con una sfera al posto del quadrante, e un ago al centro della stessa.

Essere uomini di mare

Quelle presentate sono due esperienze di navigatori caparbi. Essi non temono il pericolo: nemmeno se palese, e sulla bocca di tutti. Era noto che, proseguire oltre le Colonne d’Ercole, avrebbe comportato una punizione divina inevitabile, nonché giusta. D’altro canto, mettersi alla ricerca di un tesoro, di cui è dubbia perfino l’esistenza, oltre che la posizione, per molti è pretesto per salpare. Per altri, invece, è solo una delle tante “leggende di mare”. Tuttavia, sia Ulisse che Rufy ignorano i limiti imposti dalla convenzione, perché hanno un obiettivo: qualcosa a cui, nello stesso modo, ambiscono e che possono ottenere solo navigando.

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