Il piacere dei viaggi fantastici da “La storia vera” di Luciano a Doctor Who

Dal II secolo d.C agli anni ’60 il tema dei viaggi immaginari si è evoluto e ha superato la dimensione circoscritta dei libri, approdando anche in film e serie tv. Scopriamo insieme quanto possono avere in comune, a distanza di secoli, un’opera fantastica di un autore greco e una serie televisiva britannica di fantascienza.  

Chi, nel proprio percorso da lettore, non si è mai imbattuto in un romanzo che tratta di viaggi immaginari? Gli esempi nella letteratura sono molteplici: I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, Dalla Terra alla Luna di Jules Verne e Le avventure di Gordon Pym di Edgar Allan Poe, per nominarne alcuni.

Pochi sanno che questo espediente è una delle forme più arcaiche della storia della letteratura (a partire proprio da Iliade e Odissea di Omero) e Luciano di Samosata con La storia vera è tra gli autori antichi che fungono da precursori del genere vero e proprio.

Parecchi secoli dopo quest’ultima opera, la serie televisiva fantascientifica Doctor Who ne ricalca lo spirito fantasioso, completamente avulso a ogni verosimiglianza, volto a meravigliare e far divertire il lettore con mille avventure sempre diverse.

L’unica cosa vera è che non c’è nulla di reale

Ne La storia vera (che si colloca nel periodo della Seconda Sofistica) Luciano introduce dei temi innovativi per la letteratura dell’epoca, che rendono l’opera il primo scritto fantascientifico della storia: i più caratteristici sono la ripresa dei viaggi immaginari parodiando Le incredibili meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene, la prima descrizione di un viaggio sulla luna in un testo scritto e gli incontri fra l’autore e i personaggi del passato nel secondo libro, quando nell’Isola dei Beati Luciano si imbatte in Omero, Ulisse, Socrate e Pitagora, fornendo aneddoti inediti e particolari sulle loro figure.

Come gli atleti e coloro che attendono agli esercizi del corpo badano a rendersi gagliardi non pure con la fatica, ma anche ogni tanto col riposo, che è creduto parte grandissima della ginnastica; così ancora quelli che attendono agli studi penso che debbano dopo le gravi letture riposare la mente per averla dipoi più fresca al lavoro.

Nonostante queste premesse iniziali dell’autore che mettono in chiaro fin da subito il rifiuto di qualunque verosimiglianza e l’intento satirico, grazie alla struttura del testo (che corrisponde ai criteri storiografici di Luciano descritti nel saggio Come si scrive la storia) il lettore viene coinvolto nell’insieme di viaggi assurdi e fantastici grazie ai quali può rilassare la mente e vengono così percepiti come un resoconto di un viaggio realmente compiuto. Nel primo libro, ad esempio, dopo che il narratore supera le Colonne d’Ercole insieme ad i suoi compagni, sbarca su un’isola misteriosa nella quale sono presenti esseri bizzarri che dai fianchi in su hanno forma di donne e dai fianchi in giù hanno forma di viti, e in più un fiume di vino abitato da pesci che sanno di vino.

La parte migliore del primo libro (e relativamente dell’intera opera) è il viaggio sulla luna compiuto da Luciano ed i suoi compagni di avventura, i quali dopo otto giorni di volo sulla loro nave a causa di un tifone atterrano sulla superficie lunare. Lì vengono catturati dagli Ippogrifi e portati al cospetto di Endimione, re dei Seleniti (gli abitanti della luna), che sono in guerra contro i Solani (gli abitanti del Sole), capeggiati da Fetonte, figlio di Elio. Luciano e gli altri decidono di prendere parte al conflitto al fianco dei Seleniti e nella vigilia della battaglia spunta l’elemento parodistico nel descrivere gli armamenti e gli eserciti di entrambe le fazioni extraterrestri (una sorta di parodia della rassegna delle navi vista in Omero). Lo svolgersi del conflitto sembra essere una grossa anticipazione delle battaglie delle opere fantascientifiche moderne, non privo ovviamente di creature bizzarre e trovate fantasiose.

Doctor Who: come l’universo genera meraviglia e fantasia

A quasi diciotto secoli di distanza, Doctor Who, la serie TV fantascientifica più longeva in assoluto nata in Gran Bretagna nel 1963, sembra avere dei punti in comune con l’autore greco e i toni spesso scherzosi e sfrenati dell’opera assomigliano molto a quelli dell’opera di Luciano. Anche nelle avventure del Dottore e dei suoi compagni a bordo del TARDIS si compiono viaggi che, nonostante appaiano fin da subito come strampalati e a tratti inverosimili persino per l’ambito fantascientifico: basta pensare ai numerosissimi pianeti e creature dell’universo del Dottore che in teoria non avrebbero la più remota possibilità di esistere, eppure ce li ritroviamo davanti agli occhi, come il pianeta vicinissimo al buco nero dell’episodio L’abisso di Satana e strane creature come gli Ood, l’Ordine del Silenzio, i Sontariani, gli Zygon, gli Slitheen e, naturalmente, gli immancabili Dalek. Questi viaggi sono comunque capaci di trascinare chiunque segua la storia nel vortice dell’avventura e di suscitargli stupore di fronte alle stranezze dell’universo, e anche se molti episodi hanno delle profonde chiavi di lettura, buona parte delle storie punta molto all’intrattenimento e al divertire lo spettatore. Inoltre, molti degli episodi di Doctor Who hanno delle venature umoristiche (anche grazie alle varie battute di spirito delle reincarnazioni del Dottore) e presentano delle battaglie spaziali non proprio convenzionali, quasi parodistiche (come in Alieni a Londra).

Infine, nei suoi numerosi vagabondaggi anche il Dottore, proprio come il Luciano narratore, ha l’abitudine di incontrare personaggi famosi e si trova spesso ad aiutarli in situazioni spinose, riuscendo anche a ricavarne qualche aneddoto curioso da trasmettere ai compagni di volta in volta. Tra questi si possono citare Agatha Christie, William Shakespeare, Charles Dickens, Winston Churchill, la regina Vittoria, Rosa Parks e l’indimenticabile Vincent Van Gogh dell’episodio Vincent e il Dottore.

Evasione dalla realtà

Possiamo dunque dire che in entrambe le opere è presente un intento di evasione dalla realtà, sfuggire almeno per un momento dalla mole di lavoro, studio, doveri e altre mansioni quotidiane a cui il lettore/spettatore medio viene sottoposto ogni giorno. Non sempre questi viaggi di sfrenata fantasia offrono una morale di fondo oppure qualcosa di tangibile da assimilare, ma per la maggior parte si prefissano come obiettivo l’intrattenimento e la meraviglia, che sono comunque molto importanti per la mente umana.

Del resto, rimane comunque un’esperienza affascinante quando, almeno per un po’, durante la lettura si ha la sensazione di camminare con Luciano sulla superficie lunare, così come la immaginavano gli uomini del suo tempo. Oppure nel visitare una galassia lontana anni luce dalla Terra sul TARDIS del Dottore, magari assistendo a qualche combattimento alieno o prendendo parte alla risoluzione di un problema che potrebbe portare conseguenze catastrofiche per l’universo intero e la stessa dimensione del tempo.

Ma fino a che punto questi espedienti letterari possono aiutare l’uomo a svincolarsi dalla gabbia di doveri che la vita gli impone? E quanto può reggere una rete di finzione, quando siamo costretti ad abbandonarla per ritornare alla fredda realtà?

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