Il personaggio di “How I met your mother” incarna alla perfezione l’idea di amante del più disimpegnato poeta latino

Nella New York degli anni duemila si muove un personaggio particolare che, a proposito di amore, sembra stato creato non dagli sceneggiatori di una delle più amate sitcom americane ma da uno dei poeti più famosi della letteratura classica. Gli incontri, le tecniche di seduzione, le relazioni fugaci: dentro Barney Stinson si specchiano gli amanti dell’antica Roma.

“Nuovo è sempre meglio”
Barney Stinson è uno dei protagonisti della serie Tv di nove stagioni How I met your mother ed è forse il più amato di tutti: quello delle teorie bizzarre, quello delle battaglie laser, quello dei trucchi di magia ma, soprattutto, quello che ogni sera riesce a sedurre almeno una donna. In realtà si tratta di un personaggio psicologicamente intricato e non può essere in alcun modo banalizzato, però la gran parte della sua vita è trascorsa tra il bar e la camera da letto e non è quasi mai da solo ma in dolce compagnia. Si tratta di un rimorchiatore seriale, di quelli che addirittura tengono il conto di quante ragazze sono riusciti a sedurre non solo in tutta la loro vita ma anche in una sola settimana (come quella che lui chiama “La settimana perfetta”) e che dopo una sola notte di follie non si fanno più vivi. Un rubacuori che subito si volatilizza alla ricerca della prossima “preda” da cacciare, in quella che lui sente come una sfida a se stesso e agli altri: godere di tutti i piaceri che l’amore può offrire in una città viva e in fibrillazione come New York. Barney è abilissimo a corteggiare una donna, spesso gli basta una semplice frase o uno sguardo ma altre volte deve impegnarsi un po’ di più: ecco dunque che entra in scena il suo Playbook, un manuale scritto da Barney stesso nel quale sono contenute tutte le tecniche più stravaganti con le quali tentare di rimorchiare. Si tratta di scenette, travestimenti, tecniche subdole quasi teatrali in cui conta tantissimo saper recitare la propria parte laddove tutto sembra un gioco. In questo si dimostra uno che ci sa fare e anche parecchio, ma emotivamente non riesce mai a legarsi in modo duraturo a una sola donna, neppure quando sembra essersi innamorato davvero di Robin. Ci ricasca sempre, è più forte di lui: avuta una donna, per lui già perde potere attrattivo e si getta a capofitto su un’altra, perché, come è solito dire varie volte, “Nuovo è sempre meglio”. Solo una donna riuscirà davvero ad entrargli stabilmente nel cuore: sua figlia.

Fallite fallentes
Tornando indietro nel tempo ci si ritrova in una Roma che ormai ha superato le sanguinose guerre civili e la pace augustea è salda in tutti i domini del principato. Si diffonde l’aspirazione ad una vita più rilassata, con una morale meno intransigente e alle raffinatezze importate dalle conquiste orientali. In questa situazione si muove Ovidio, grande osservatore degli usi e dei costumi della società del suo tempo e immerso totalmente nella vita mondana della capitale dei piaceri, dei banchetti, delle feste, delle gozzoviglie notturne. Scriveva nel periodo posteriore a Virgilio, il grande poeta impegnato civilmente nella costruzione di un’epica nazionale, ma anche contemporaneamente ai poeti elegiaci, votati in toto all’esperienza amorosa spesso passionale e dolorosa. Se Virgilio era il poeta nazionale, lui era il poeta di Roma in quanto città, con le sue domus, le sue taverne e i suoi bordelli. Raccontava la vita reale della metropoli, non filtrata dalla rigida morale che il regime augusteo cercava di restaurare colpendo soprattutto gli adulteri e le abitudini sessuali femminili. Ovidio, senza mai volersi impegnare politicamente, va controcorrente e si fa portavoce di questa realtà. Inizia con le elegie, gli Amores, nelle quali presenta la sua relazione amorosa con Corinna non più come una totale fedeltà coniugale ma come un rapporto fatto di serenate notturne, bisticci con l’amata, piccoli tradimenti e scenate di gelosia. Il tutto però senza dare l’impressione di essere emotivamente molto coinvolto, anzi dando l’impressione di sorridere di tutti questi avvenimenti. Ma la grande novità arriva poco dopo, quando pubblica la sua famosissima Ars amatoria in tre libri: un vero e proprio manuale di seduzione per gli uomini (i primi due libri) e, novità assoluta e inconcepibile per i più morigerati del suo tempo, per le donne. Il motto dell’opera è “Fallite fallentes”, ovvero Ingannate chi vi inganna, facendo capire che l’amore è un gioco di inganni, di mezzucci subdoli per ottenere a tutti i costi l’amore dell’altro, per conquistarne le attenzioni. Ovidio prende tutti i frutti della sua esperienza nella Roma mondana e li trasferisce nell’Ars, che diventa così un vademecum basato sulla realtà dei fatti. Il grande sentimento d’amore viene ridotto a un semplice gioco di ruolo, a una caccia, a un’avventura breve con l’unico fine del piacere. Il tutto mentre il poeta sorride distaccato degli amanti ingenui e dei giochetti che lui stesso insegna a mettere in pratica.

Due libri, una verità
Si può facilmente vedere che Barney sembra seguire gli insegnamenti di Ovidio per muoversi nel mondo delle conquiste erotiche. Entrambi parlano di infedeltà, o almeno Ovidio è consapevole che questa è quasi impossibile da mantenere. Anche il poeta latino parla di travestimenti adatti ad avere successo in una conquista amorosa, anche se questo tipo di consiglio è rivolto soprattutto alle donne: Ovidio, infatti, ha scritto anche un’opera intitolata Medicina faciei feminei, cioè un manuale sull’uso di cosmetici, su come truccarsi. Tutto finalizzato all’inganno, il quale a sua volta serve a perseguire l’obiettivo della conquista. Barney come Ovidio vive l’amore in modo fugace, passionale a volte ma comunque breve e ludico. L’amore è un gioco e Barney lo ha imparato molto bene, così bene che ha provato ad imitare il maestro: anche lui, come Ovidio, ha scritto il suo manuale di seduzione pieno di trucchetti pronti all’uso. Ars amatoria e Playbook sono la prova finale della somiglianza di queste due visioni così distanti cronologicamente ma così vicine tematicamente, soprattutto perché tutti e due sono il risultato di esperienze vissute o osservate in prima persona. Certo, Ovidio lo ha fatto per mestiere mentre Barney per puro diletto, ma tanto per il poeta di Sulmona lavoro e svago coincidevano con assoluta precisione. Infine si può ricordare che Ovidio ha scritto anche i Remedia amoris, per aiutare gli innamorati non ricambiati a dimenticare i loro amati: questo però, a Barney, risulta più che naturale.