Il “morbo dei gay”: come percezione e informazione influenzino la dinamica di una pandemia

L’HIV così come l’odierno vaiolo delle scimmie, hanno trovato negli omosessuali dei carnefici, o meglio, dei capri espiatori.

Fonte: https://www.fanpage.it/esteri/vaiolo-delle-scimmie-92-casi-confermati-12-paesi-biden-dovremmo-essere-tutti-preoccupati/

La psicologia e i sistemi di informazione, hanno da sempre avuto un ruolo centrale nelle dinamiche sociali. In un caso estremo come una pandemia, i due aspetti si fondono e si confondono, vediamo come.

Stigmatizzazione o prevenzione?

Il vaiolo delle scimmie è un problema a livello internazionale e da pochi giorni i livelli di allerta sono al grado massimo. Solo in Europa sono stati segnalati 10 mila casi, ma la particolarità sta nella composizione dei positivi. Il 99,5% di questi sono uomini, prevalentemente omosessuali, tra i 31 e 40 anni. Una prova che non può essere intesa come mera coincidenza, è inequivocabile il rapporto di causa-effetto.

Già in maggio è stata indagata l’ipotesi di un rapporto tra malattia e omosessuali, ma la prova definitiva è stata data da giugno in poi. Forse hanno influito le manifestazioni Pride nell’arco dell’intero mese scorso, d’altronde si individuarono dei focolai proprio in questi casi in Belgio e Spagna. Tuttavia, sarebbe sbagliato credere che il vaiolo sia dei gay piuttosto che delle scimmie. Non è il gruppo sociale ad essere un rischio, bensì il comportamento sessuale ad esso associato. I Pride sono un’occasione di promiscuità, talvolta a sfondo sessuale, da non prendere sottogamba. A New York si sono sospesi i party sessuali, a Berlino si tenta di ostacolare le dark room, nonostante gli scarsi risultati.

Silvia Nozza, infettivologa al San Raffaele di Milano, è dell’idea che:

“Bisogna stare attenti a parlare di stigma perché poi si evita la prevenzione”

La studiosa è dunque consapevole del pericolo di una confusione generalizzata, ma allo stesso tempo riporta in auge il tema del ruolo dell’informazione. La colpevolizzazione si trova dietro l’angolo, pronta ad alzare muri e a ostracizzare un fantomatico capro espiatorio.

Fonte: https://www.ilfoglio.it/salute/2022/07/26/news/il-vaiolo-delle-scimmie-rischia-di-stigmatizzare-i-gay-un-ragionamento-4268622/

Il “morbo dei gay”

Si è detto che il vaiolo delle scimmie non è il nuovo HIV, non in senso epidemiologico almeno, ma le ricadute sociali stanno seguendo la stessa strada. La caccia all'(u)omo (sessuale) degli anni ‘80, è una delle pagine più controverse della storia recente, in cui ruolo centrale è svolto dai giornali.

Si potrebbe prendere in considerazione un numero notevole di testate, ma volendo circoscrivere il discorso su un livello nazionale, converrà soffermarsi su un solo caso. L’archivio online de “La Stampa” è particolarmente ricco e facilmente studiabile, è bastato fare una ricerca per parole chiave in un determinato arco temporale, per portare in superficie testimonianze di valore. 

Durante tutti gli anni ‘80 gli articoli si sono susseguiti con una scansione temporale molto fitta, specialmente durante i picchi di contagio o in concomitanza ad avvenimenti di rilievo. Soprattutto agli inizi della pandemia, quando si sapeva ancora discretamente poco sulle cause che portavano all’immunodeficienza del paziente, il tono si faceva duro. “Si diffonde in Europa il morbo gay”, si legge il 18 ottobre 1983. Sono parole che vanno dritte a puntare il dito verso un gruppo sociale specifico, incentivando la popolazione a ghettizzare gli omosessuali. Non erano rari i casi in cui i raduni gay fossero vietati o bloccati dall’intervento delle forze dell’ordine. Oppure ancora, che associazioni o esponenti omosessuali venissero denigrati pubblicamente, con il conseguente innalzarsi di polveroni politici.

Fonte: http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1032_01_1983_0246_0006_14751164/

La paura e la percezione dell’alterità

Ebbene, oggi come ieri, stiamo affrontando la stessa dinamica, nonostante ci sia qualcuno che direbbe “Nel 2022 è inaccettabile una cosa così”. Un’espressione che a mio parere lascia il tempo che trova. Fin da tempi storicamente accertabili, l’ignoranza e la conseguente paura, hanno portato ad una percezione negativa del diverso. Non si tratta di 2022 o di 1348, la mente umana funziona sempre allo stesso modo.

Il diverso è sempre stato ragione di esclusione, chi non si conformasse al contesto di riferimento era visto in malo modo, andando a creare barriere sociali. Queste erano e sono i nutrienti di un sentimento di distacco, stereotipizzazione, e soprattutto di ignoranza dell’altro. Nel momento in cui un determinato evento catastrofico, come può essere un’epidemia, vada a intaccare l’apparente equilibrio di una società, ecco che tutti i meccanismi entrano in moto. La paura estremizza le differenze coesistenti, portando ad accusare un individuo, un gruppo sociale o addirittura un intero Stato, di essere i carnefici. 

In questo gioco fatto di percezioni, i sistemi di comunicazione hanno un’influenza talmente forte da veicolare messaggi che diventano di cognizione pubblica. Nell’ambito di questo articolo, già durante la pandemia di HIV, si ragionava sul rapporto tra il virus e il pregiudizio e come questi due aspetti vadano separati per un’informazione priva di allarmismi. Solo così è possibile responsabilizzare la popolazione ad un giusto comportamento difensivo nei confronti della malattia, senza però colpevolizzare necessariamente qualcuno.

Fonte: https://www.movimentorete.org/2014/11/identita-e-alterita-tra-decisione-finzione-necessita-di-michele-pazzini/

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