“Il mondo deve sapere”: precariato e call center nella critica di Michela Murgia

Con il suo primo romanzo, Michela Murgia sceglie di raccontare l’inferno lavorativo nel precariato dei call center.

Romanzo d’esordio di Michela Murgia, Il mondo deve sapere critica, con il tipico tono ironico della scrittrice, il mondo tristemente famoso del precariato  nei call center. Il romanzo diventa subito un caso editoriale e si afferma nel dibattito culturale contemporaneo.

STORIA DI UNA TELEFONISTA PRECARIA

Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria racconta, sotto forma di diario, l’esperienza di Camilla, dietro cui si nasconde la stessa Michela Murgia, come telefonista presso un call center outbound

Con un’impostazione più che promozionale, quasi invadente, il call center di Camilla ha come obiettivo principale la vendita dell’aspirapolvere Kirby, definito ironicamente “il mostro”: attraverso la vendita di tale attrezzo, infatti, l’azienda spera di entrare nelle case dei compratori per poter inscenare una dimostrazione delle potenzialità igieniche dell’elettrodomestico. In tal modo, anche se il/la malcapitato/a non intende acquistare il prodotto, la Kirby può soddisfare il suo fine ultimo, ossia recuperare nomi e numeri di telefono di parenti o amici che possano, a loro volta, offrire la loro casa per le dimostrazioni. 

Di conseguenza, il compito di Camilla è proprio quello di convincere le persone a ospitare membri dello staff Kirky che usino l’aspirapolvere in casa loro, mostrando “il mostro” come il sogno di tutte le casalinghe.

UN CASO DI EDITORIA CROSSMEDIALE 

L’opera, pubblicata nel 2005, è un romanzo autobiografico sotto forma di diario: esso, infatti, raccoglie tutti gli articoli pubblicati su un blog da Michela Murgia durante il periodo in cui lavorava come impiegata in un call center della multinazionale statunitense Kirby Company

Il romanzo ottiene un enorme successo di pubblico e critica e rappresenta un esempio nostrano di editoria crossmediale: dopo il passaggio da blog a romanzo, Il mondo deve sapere è diventato fonte di ispirazione per un’opera teatrale, scritta da David Emmer e Teresa Saponangelo, e, soprattutto, per la sceneggiatura del film di Paolo Virzì e Francesca Bruni, Tutta la vita davanti, alla cui stesura ha partecipato la stessa Murgia. 

IL MONDO DEVE SAPERE

Attraverso un linguaggio colloquiale e uno stile ironico, Michela Murgia si interessa al mondo dei call center che, alla fine degli anni Novanta/ inizio nuovo Millennio, rappresentava la forma per eccellenza del precariato e dello sfruttamento.

L’autrice, infatti, non si limita a mettere nel mirino della sua critica sociale le stravaganti tecniche motivazionali, le figure dei colleghi e dei capi o il mobbing nei confronti dei dipendenti ma sceglie di adottare un punto di vista politico, sottolineando il totale disinteresse dei sindacati nei confronti di una categoria di persone estremamente indifesa.

Michela Murgia, punto di riferimento per la società contemporanea, è riuscita con Il mondo deve sapere, non solo a denunciare lo sfruttamento, le dinamiche tossiche di un capitalismo aggressivo di stampo americano ma anche a dare voce ad un disagio senza tempo e a categorie di lavoratori la cui voce ris inchia di rimanere inascoltata.  

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