Ti capita di sentirti o di considerare qualcuno asociale? Probabilmente usi questo aggettivo in modo improprio.

Oggi l’asocialità è sulla bocca di tutti, ma pochi ne parlano avendo una reale cognizione del suo valore. La mia preferita tra le commedie di Menandro e uno dei più noti capolavori di Dickens ci regalano un tuttotondo su questo tema.

Il misantropo Cnemone
Quando la mia professoressa di greco del liceo, che saluto, ha introdotto la lezione sul “Misantropo“, ci fece notare che tradurre in italiano il titolo di questa commedia cambia la sfumatura del suo significato. “Questo titolo non racconta perfettamente il personaggio”, ho scritto nei miei appunti mentre facevo della sua spiegazione un dettato, “perchè proietta il soggetto solo verso gli altri e non verso se stesso”. Consideriamo la parola ‘misantropia‘: possiamo dividerla in due parti (mis-, -antropia). Derivano entrambe dal greco: la prima da misos, odio, la seconda da antropos, uomo. Dunque, il termine è parafrasabile come ‘l’odio verso gli uomini’. Questa soluzione spiega la condizione del protagonista in relazione a qualcun’altro, al prossimo. Il titolo originale, invece, “Dyskolos“, è, secondo l’opinione più diffusa, formato dal prefisso peggiorativo dys– e kolon, che significa cibo, quindi, ‘che difficilmente si contenta del cibo’. Questa perifrasi offre un’anteprima più precisa di quello che ci si deve immaginare pensando al protagonista della commedia, prima di leggerla. Quando parliamo di etimologia, a volte c’è da lavorare d’ingegno. Visualizzate nella vostra mente la figura descritta dal significato di dyskolos. Una persona incontentabile in fatto di cibo, che storce il naso davanti al piatto, parla attraverso il suo atteggiamento. Il rifiuto della pietanza è indice di una condizione interiore di intolleranza generica, che poi si manifesta anche nel rapporto con i propri simili, quindi con la misantropia.
Menandro racconta di uno scorbutico contadino attico, Cnemone, affetto da una mania che lo costringe a isolarsi volontariamente dal mondo. L’unico rapporto umano che l’uomo coltiva è quello con la figlia Glicera e la sua nutrice Simiche. Ha anche rifiutato di riconoscere il figlio di primo letto di sua moglie, Gorgia. La triste monotonia delle sue giornate è interrotta quando Sostrato, un giovane cittadino, si innamora di Glicera e intende sposarla. Egli non riesce a stabilire un contatto con il vecchio, finchè un avvenimento non aiuterà la sua sorte. Nel tentativo di recuperare un’anfora e una zappa cadute in un pozzo, Cnemone resta intrappolato, e riesce a salvarsi solo con l’aiuto di Sostrato e Gorgia. La generosità e l’altruismo dei due ragazzi gli dimostrano l’importanza del sostegno reciproco e sono l’esempio di un comportamento solidale privo di secondi fini utilitaristici. L’episodio, però, converte solo momentaneamente il carattere del discolo, giusto il tempo necessario affinchè affidi il compito di trovare un marito per sua figlia a Gorgia, il quale favorisce l’amico Sostrato. Cnemone continuerà ad essere bisbetico e scontroso, preferendo subire la forza del suo istinto, che lo tiene radicato ad uno stile di vita solitario ed ermetico.
Ebenezer Scrooge
Ebenezer Scrooge è un nome parlante, piochè richiama alla mente il significato di ‘persona avara’. L’uomo in questione, infatti, è un anziano banchiere londinese rude e taccagno, la cui antipatia è cresciuta insieme ai suoi anni e continua a peggiorare. Trascorre la quasi totalità delle sue giornate autorelegandosi nel suo magazzino ad esaminare meticolosamente i suoi profitti moneta dopo moneta, e costringe l’unico dipendente che ha a lavorare seguendo ritmi disumani, accontentandosi di una misera paga, e patendo il freddo inverno inglese. Quel tirchio di Scooge, infatti, nonostante possa permettersi di pagare impianti di riscaldamento per tutta la città, tiene la brace sottochiave, in uno scrigno custodito da lui. Fortunatamente, il suo impiegato è una persona così ammirevolmente semplice e buona, che riesce a superare il gelo di dicembre con il tepore del suo cuore. Il suo capo non era l’unico a gestire l’attività. La porta del negozio riporta ancora, dopo sette anni dalla morte del secondo socio, l’insegna “SCROOGE & MARLEY”. Scrooge risponde ad entrambi i nomi. Per lui non fa alcuna differenza. Il vecchio odia il Natale, l’amore, la speranza. Sono tutte “sciocchezze” per lui. L’unico bene che gli interessa è quello materiale. E’ una persona pragmatica, ancorata alla realtà, che non vive di speranze, nè gode di fervida capacità di immaginazione. Considerate, dunque, quanto possa sconvolgerlo la vista di un fantasma! Questo è proprio ciò che gli accade. Durante la notte della Vigilia di Natale, gli appare lo spirito del suo defunto collega, il quale gli consiglia di aprirsi all’amore e di sciogliere i nervi che lo rendono da anni un pezzo di ghiaccio, se non vuole fare la sua stessa fine. Lo spettro, infatti, trascina da morto le catene che si è costruito in vita. Delle vere e proprie catene lo impacciano nei movimenti. Alle loro estremità sono legati “scatole per soldi, chiavi, lucchetti, libri mastri, documenti legali e pesanti borse forgiate con acciaio”. Marley gli preannuncia la visita di tre spiriti: il Natale Passato, il Natale Presente e il Natale Futuro. Il primo, attraverso un magico salto temporale, lo accompagnerà indietro nel tempo, mostrandogli come il suo cuore si sia progressivamente corrotto per avidità e cupidigia e di come questo lo abbia allontanato da tutti i suoi affetti, rendendolo una persona sola. Il secondo farà ravvedere Scrooge circa la situazione attuale: il suo unico nipote, Fred, si gode la compagnia di amici e parenti senza di lui; il suo gentile dipendente combatte con la malattia del minore dei suoi figli, Tim, inguaribile senza il denaro necessario per le cure. Il Fantasma del Natale Futuro mostra all’uomo cosa lo attende. Il piccolo Tim morirà per colpa dello stipendio da fame che l’avido signorotto riserva a suo padre da anni. Nello spettrale vaticinio, però, si preannuncia un altro funerale: proprio quello di Ebenezer. La notizia del suo decesso viene trattata da tutti con sufficienza, e nessuno si riunirà davanti alla sua tomba. Quest’angosciante predizione determina la conversione del vecchio, intenzionato adesso a vivere gli anni che gli restano all’insegna del buon umore e del rispetto verso il prossimo.
Conosci te stesso!
Se tendi a comportarti come Cnemone, credi cinicamente che tutte le azioni umane siano regolate dall’unica speranza di ricevere un tornaconto, e questo ti ha portato ad allontanarti da un mondo al quale non puoi essere estraneo. Rilassati. Fortunatamente, esistono anche persone dal cuore d’oro. Le troverai, serve solo un po’ di attenzione e di buona volontà. Se ti riconosci maggiormente nel carattere di Scrooge, attento a non farti seppellire dalla tua stessa montagna di monete, perchè nessuno si impegnerebbe a tirartici fuori. L’affetto non è una “sciocchezza”, ma la brace che ci fa vivere bene. Quindi, prendi la chiave, apri lo scrigno del carbone, e inizia ad alimentare quel fuoco! Se hai capito di non avere nulla a che fare con nessuno dei due personaggi, non sei messo poi così male. Apprezza quello che hai e quelli che hai, e ricorda che non sei da solo. Solo una raccomandazione: attento a non farti inghiottire dal vortice dell’avarizia, dell’ostilità e della misantropia. Non vorrai mica passare la prossima Vigilia in compagnia di un fantasma?