L’insolito modo di parlare di Yoda, il personaggio-simbolo di Guerre Stellari, è uno degli aspetti che più caratterizza il Gran Maestro Jedi, rendendolo unico nel suo genere.
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La maggior parte delle volte tutto ciò che si crea ha un fondo di verità nel mondo reale o prende ispirazione da esso. Un perfetto esempio ci è fornito proprio dal particolare e apparentemente inventato ordine sintattico adottato da Yoda, facente parte di una precisa classificazione di lingua.
La classificazione delle lingue nel mondo
Una tra le più ardue imprese dei linguisti è proprio quella di classificare le lingue del mondo, ordinandole per famiglie, per rami (per cui ad esempio l’italiano è una lingua indoeuropea e romanza) e per tipologia (ovvero sulla base delle loro caratteristiche). E il primo ostacolo si incontra già a partire dalla loro numerazione: tendiamo oggi a indicare con settemila il numero delle lingue esistenti, ma vi sono studiosi che alzano tale cifra addirittura a dodicimila. Non è infatti sempre facile e oggettivo stabilire quando una lingua sia del tutto differente dall’altra o se si tratti di una sua variante. Ad esempio, i dialetti italo-romanzi vanno generalmente considerati, anche se non tutti, delle varietà d’italiano e non lingue a sé stanti.
Le lingue suddivise per famiglie (it.wikipedia.org)
Alcuni esempi di classificazione tipologica
Abituati alle lingue romanze, tendiamo spesso a considerare le lingue molto spesso simili tra loro e differenti solo per il lessico o per alcuni particolari costruzioni. In realtà, la questione è molto più complessa. Ci sono lingue che si caratterizzano per la loro insolita struttura interna della parola: il vietnamita ad esempio ha perlopiù parole costituite da solo un morfema, dunque brevissime (sách ây hay, “quel libro è bello”), oppure, al contrario, il groenlandese ha parole spesso costituite da ben quattro morfemi (dunque un’unica parola può indicare molte cose: sananiqarsimaqqaarpuq sembra essere una parola inesistente, eppure vuol dire “fu costruita per prima”). Un altro modo di classificare le lingue poi è la tipologia sintattica, quella che più direttamente ci interessa.
Il linguaggio di Yoda
Sick I’ve become – Malato io sono diventato, Yoda, Il ritorno dello Jedi
L’ordine sintattico italiano è il secondo più diffuso al mondo. La sequenza soggetto-verbo-oggetto (SVO), infatti, rispetta i due fondamentali principi logici della lingua: il principio di precedenza, per cui il soggetto, data la sua priorità logica, tende a precedere l’oggetto, e il principio di adiacenza, secondo il quale verbo e oggetto dovrebbero stare vicini per la loro stretta relazione sintattica. Tali principi vengono a loro volta rispettati, naturalmente, dal più frequente ordine sintattico al mondo: soggetto-oggetto-verbo (SOV), di cui un esempio sono il latino e greco antichi, ma anche lingue moderne come il giapponese, il turco e l’armeno. Il caso di Yoda riflette invece un modo di parlare rarissimo e quasi unico, seppur esistente. Quando ad esempio il Gran Maestro Jedi si rivolge a Obi-Wan Kenobi in L’attacco dei cloni, dicendogli “vittoria tu la chiami?”, dispone il soggetto dopo l’oggetto e il verbo lontano dall’oggetto (OSV), contraddicendo sia il principio di precedenza che quello di adiacenza. Si tratta del più raro ordine sintattico, tipico di alcune lingue non flessionali che di conseguenza hanno bisogno di una sintassi il più possibile fissa in modo che chi ascolta riconosca le funzioni logiche di ogni elemento. Un esempio e forse unico ci è dato dalla lingua haida, parlata sulle Haida Gwaii, un arcipelago canadese, e proprio da questo rarissimo caso sembra prendere ispirazione il saggio linguaggio del nostro piccolo Jedi.