Dan Brown ci svela simboli, misteri e segreti religiosi celati in una delle opere del più grande genio di tutti i tempi.
Tanti sono i dogmi della chiesa e i misteri che aleggiano intorno alla figura di Cristo; Dan Brown tenta di spiegarceli attraverso un’accurata analisi del simbolismo religioso che Leonardo da Vinci avrebbe disseminato nelle sue opere.
“Il CODICE DA VINCI”
Il Codice da Vinci è un romanzo appartenente al genere thriller scritto da Dan Brown nel 2003. Le prime edizioni del libro contenevano una pagina in cui Dan Brown affermava la veridicità dei fatti contenuti nel romanzo seguita però da un trafiletto in cui dichiarava anche che il libro fosse comunque un’opera di fantasia. In seguito, a causa di accese critiche lo scrittore tolse la pagina di intestazione in cui dischiarava la veridicità del contenuto della sua opera, tuttavia in un’intervista condotta in seguito avrebbe ribadito che ciò che aveva scritto era veritiero al 99 %. La trama ruota intorno alla figura del professore di simbologia Robert Langdon che, affiancato da Sophie Neveu, ripercorre il percorso del Graal attraverso enigmi e indizi nascosti in importanti opere d’arte. Tale percorso inoltre si incrocia con quello del Priorato di Sion, società segreta fondata nel 1099 custode di un segreto che, nel caso in cui venisse rivelato potrebbe addirittura compromettere tutto ciò che la chiesa ha da sempre divulgato riguardo al Cristianesimo e alle sue basi. Nella prefazione del romanzo Dan Brown scrive che nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono state scoperte le cosiddette “Dossiers Secrets”, cioè delle pergamene sulle quali sarebbero stati scritti i nomi di alcuni membri del Priorato, alcuni di questi sarebbero Isaac Newton, Botticelli, Victor Hugo e Leonardo da Vinci. Proprio Leonardo da Vinci secondo Dan Brown sarebbe stato uno dei custodi del segreto del Graal e avrebbe nascosto indizi nella sua arte, in particolare in dipinti come “La Gioconda”, “L’Uomo vitruviano” ma soprattutto ne “Il Cenacolo”.
L’ULTIMA CENA
Su Leonardo Da Vinci sono da sempre state costruite leggende e miti che avrebbero alimentato un’immagine indissolubilmente legata all’idea dell’artista-genio; certo è inoltre che la particolarità della sua personalità ha le proprie origini in quella sua libertà di apprendimento, nei suoi metodi fuori dalla norma di elaborare codici e forme di conoscenza. Leggendo il Codice da Vinci lo scrittore ci informa che proprio una delle opere più affascinanti e importanti di Leonardo da Vinci, “Il Cenacolo” conosciuto anche come “l’Ultima cena”, un dipinto parietale databile al 1494-1498, sarebbe la chiave del mistero del Santo Graal e che il Graal stesso non sarebbe una cosa bensì una persona.
“Il calice rappresenta una tazza o un contenitore e, cosa ancora più importante, ha la forma del ventre femminile. Il simbolo comunica l’idea di femminilità, fertilità. La leggenda ci dice che il Santo Graal è un calice, una coppa. Ma la descrizione del Graal come “calice” è in realtà un’allegoria per proteggere la vera natura del Santo Graal”
Con queste parole che Dan Brown fa pronunciare al professor Robert Langdon lo scrittore afferma che il Santo Graal sia una donna; andando avanti nel racconto ci informa anche del fatto che Leonardo avrebbe dipinto nell’Ultima Cena il Graal, ed essendo questo una donna la cosa può sembrare piuttosto improbabile dato che abbiamo sempre saputo che nell’affresco comparirebbero 13 uomini. Tuttavia lo scrittore continua scrivendo che il personaggio che siede alla destra di Gesù nel dipinto e di cui ci fa la seguente descrizione fisica “lunghi capelli rossi, delicate mani giunte e seno appena accennato”, sarebbe una donna. Ma chi sarebbe questa donna? Secondo Dan Brown in quell’affresco Leonardo da Vinci avrebbe voluto comunicare a tutti che Gesù e quella donna erano una coppia di sposi. I loro vestiti sarebbero immagini speculari l’uno dell’altro, in quanto i colori delle vesti sarebbero invertiti, inoltre osservando i due personaggi come elementi compositivi e non come persone apparirebbe chiara un’altra forma, nello specifico una “M”. La “M” sarebbe l’iniziale di una donna designata dalla chiesa da sempre come una meretrice, ossia Maria Maddalena. Ancora secondo il punto di vista dello scrittore Maria Maddalena non sarebbe stata nella realtà una meretrice, sarebbe stata invece la chiesa delle origini a dipingerla in questo modo per convincere il mondo che Gesù era un essere divino e di conseguenza qualsiasi cosa avesse riguardato gli aspetti terreni della sua vita, come appunto l’unione con una donna, andava rigorosamente eliminato.
MARIA MADDALENA
Nel suo romanzo Dan Brown, avviandosi verso la conclusione della sua scoperta, ci dice che Maria Maddalena era in realtà di nobili origini e in particolare sarebbe stata una discendente della casa di Beniamino. Ma a preoccupare la chiesa non sarebbero state le sue nobili origini, bensì la sua unione con Gesù, anch’egli di nobili origini perché discendente dalla casa di Davide. Infatti da quell’unione Gesù avrebbe potuto fondare due dinastie reali, creando una potente unione politica che avrebbe potuto avanzare legittimamente rivendicazioni sul trono. Inoltre secondo questa ricostruzione al tempo della crocifissione Maria Maddalena sarebbe stata incinta e per proteggere il figlio che doveva ancora nascere avrebbe lasciato la Terrasanta raggiungendo segretamente la Francia, allora nota come Gallia, trovando un sicuro rifugio presso una comunità ebraica. Proprio in Francia avrebbe dato alla luce sua figlia alla quale sarebbe stato dato il nome Sarah. Dunque il Santo Graal non rappresenterebbe la coppa contenente il sangue di Cristo bensì la sua discendenza. Non sappiamo quanta verità ci sia nelle parole di Dan Brown ma la storia ci insegna che nel corso dei secoli la Chiesa ha sempre imposto le proprie tesi, facendole passare per verità assolute al fine di salvaguardare i propri interessi. Pensando alla santa inquisizione e alla “Caccia alle streghe”, o ancora al fatto che nel medioevo era ritenuto eretico dalla Chiesa anche solo il fatto che una donna toccasse la Bibbia non ci si può stupire che essa abbia potuto etichettare come una meretrice la presunta compagna di Cristo; la misoginia ha molto serpeggiato negli ambienti ecclesiastici della chiesa delle origini. In un breve dialogo tra Sophie, uno dei personaggi principali del romanzo e il nonno, Dan Brown ci svela il senso di quello che forse aveva voluto comunicarci con il suo romanzo a prescindere da quanto fosse vero quello che aveva scritto; la ragazza chiede infatti al nonno se Gesù Cristo avesse avuto la fidanzata, il nonno risponde che la Chiesa non dovrebbe avere il permesso di dirci che cosa possiamo e non possiamo pensare e la ragazza prontamente chiede di nuovo: “Ma Gesù l’aveva la fidanzata?” e il nonno risponde: “Sarebbe stato tanto grave, se anche l’avesse avuta?“.