I versi dei “Fiori del male” di Baudelaire incontrano la musica di De André

Scopriamo riferimenti e analogie tra la poesia “A una passante” di Baudelaire e la canzone “Le passanti” di De André.

I fiori del male costituiscono uno dei libri di poesie storicamente più importanti delle letterature moderne. Uno dei componimenti più importanti dell’opera, “A una passante”, verrà reinventato musicalmente prima da Brassens e poi da De Andrè.

“I FIORI DEL MALE”

La poesia moderna nasce in Europa dopo il 1848 grazie soprattutto al valore di rottura e di esempio che ebbero “Les fleurs du mal” di Baudelaire. L’opera uscì nella primavera del 1857 e comprendeva cento poesie divise in cinque sezioni: “Spleen et Idéal”, “Les fleurs du mal”, “La Révolte”, “Le vin” e “La mort”. Immediatamente il libro suscitò scandalo tanto che la magistratura, che aveva appena colpito il capolavoro di Flaubert, il romanzo “Madame Bovary”, decretò il sequestro dell’opera, la soppressione di sei poesie dichiarate “oscene e immorali” e la condanna del poeta e dell’editore al pagamento di un’ammenda. Dopo la sentenza Baudelaire apprestò una nuova edizione, nella quale le sei liriche condannate vennero sostituite da altre trentacinque e suddivise tutto il materiale in base a una diversa architettura. Aggiunse infatti una nuova sezione centrale dal titolo “Tableaux parisiens”, cioè “Quadri parigini”, e cambiò l’ordine di alcune poesie in modo tale che l’insieme costituisse un itinerario ideale. La seconda edizione uscì nel 1861, mentre nel 1868, dopo la morte di Baudelaire, fu stampata una terza edizione dal titolo “Nouvelles fleurs du mal” con l’aggiunta di poesie inedite o sparse su riviste. Il titolo dell’opera consiste nella trasfigurazione di un’idea (il male) in un’immagine (il fiore); il fiore è dunque figura del male. In tal modo il titolo racchiude in sé una delle operazioni stilistiche e concettuali dominanti nei componimenti della raccolta, ovvero l’allegoria. Esso implica inoltre un inevitabile effetto simbolico e provocatorio a causa dell’abbinamento del fiore al male. Il fiore infatti, costantemente associato dalla lirica tradizionale al valore naturale della purezza e della bellezza, ora diviene veicolo del male.

“A UNA PASSANTE”

“A una passante” è una poesia di Charles Baudelaire pubblicata per la prima volta nel 1855 nella rivista “L’Artiste” e successivamente inclusa nell’opera “I fiori del male”. Il componimento racconta lo shock profondo dovuto all’incontro con una donna sconosciuta. Il poeta mentre percorre le strade assordanti di Parigi rimane colpito dalla visione fulminea e abbagliante di una donna che passa; l’incontro potrebbe rivelarsi salvifico ma ha la durata effimera di un istante. Dopo un incrocio di sguardi il poeta e la donna si separano e vengono riassorbiti dalla folla. Nell’istante stesso in cui lo sguardo della donna incrocia quello del poeta la sua apparizione viene avvertita in modo contraddittorio; la bella sconosciuta è al tempo stesso desiderabile e inquietante, “dolcezza che affascina” e “piacere mortale”. Questa ambivalente immagine della donna è tipica di molte poesie dei Fiori del male: le figure femminili vi appaiono come angeli e demoni, figure di consolazione e di indifferenza e crudeltà. Infatti Baudelaire per primo distrugge l’idealizzazione romantica dell’amore e della donna e inaugura immagini che avranno molta fortuna nella letteratura e nell’arte del secondo Ottocento: la prostituta, la ballerina, la donna esotica, la donna-vampiro, la donna-cadavere. Immediatamente l’esperienza esaltante dell’incontro si ribalta nell’esperienza luttuosa della perdita. Questa è la vicenda descritta nel sonetto che è suddiviso in due quadri: le quartine ritraggono il momento statico dell’incontro tra il poeta e la donna mentre nelle terzine l’incontro di sguardi fa a posto all’inevitabile separazione. La donna scompare tra i passanti e all’esaltazione segue il rimpianto. Le due quartine descrivono lo spazio urbano entro cui ha luogo il fulmineo incontro; la donna vestita al lutto alza la veste in modo apparentemente casuale, il poeta vedendola ne resta “contratto come un maniaco” , così l’esperienza della seduzione erotica è avvertita come fulminea, piacevole e devastante allo stesso tempo. Nelle terzine vediamo invece come viene raccontata l’esperienza della perdita; sugli abiti luttuosi della passante il poeta proietta la perdita dell’oggetto del desiderio e la catastrofe a cui è soggetto ogni incontro amoroso nelle strade assordanti e urlanti della metropoli.

“Un lampo… poi la notte! – Fuggitiva beltà il cui sguardo in un attimo mi ha resuscitato, ti rivedrò soltanto nell’eternità?”

“LE PASSANTI”

Nel 1974, nell’album “Canzoni”, Fabrizio De André traduce una canzone di Georges Brassens, “Les passantes”, tratta da una poesia di Antonie Pol. Brassens arrivò a Parigi dopo l’occupazione tedesca e reperì in una bancarella una raccolta di poesie (“Emotions poetiques”) di un autore sconosciuto, ovvero Antoine Pol, le comprò e leggendole rimase colpito da “Les passantes” che mise subito in musica. Molti sono nel testo i riferimenti alla poesia “A una passante” di Baudelaire che ne testimoniano la sua modernità e la qualità letteraria della scrittura del cantautore genovese. Tema principale anche del testo di Faber è il tema dell’occasione perduta:

“Dei baci che non si è osato dare, delle occasioni lasciate ad aspettare, degli occhi mai più rivisti.”

Con questi versi Faber arriva al tema centrale del suo testo dopo aver tracciato un vero e proprio itinerario femminile: da quella passata così di fretta da poterla solo immaginare alla compagna di viaggio che ha negli occhi il più bel paesaggio, da quella conosciuta appena a tutte le donne che vivono deluse con un uomo ormai troppo cambiato. Così nel genio di De André ritroviamo i temi trattati da Baudelaire nel suo componimento.

“Io dedico questa canzone ad ogni donna pensata come amore, in un attimo di libertà.”

 

 

 

 

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