I disinfettanti sono i nostri più importanti alleati contro le infezioni: capiamo come funzionano

Se c’è una cosa che questo anno e mezzo di pandemia ci ha portato, è una migliore consapevolezza sull’uso dei prodotti per igienizzare.

Esistono diversi modi per eliminare dall’ambiente batteri e altri ospiti indesiderati. Ognuno di essi ha un suo funzionamento specifico, una certa efficacia, durata e così via.

Alcol: le origini

Partiamo dalle origini. Come molti già sapranno, le proprietà disinfettanti dell’alcol e delle soluzioni alcoliche sono note da tempo. L’alcol nella cultura popolare è passato come il disinfettante preferito dai soldati in trincea, oltre che dei vari agenti segreti in giro per il mondo. Oltre che venire applicato sulla ferita infatti, veniva utilizzato come anestetico. Quante volte vi è successo di vedere film in cui il malcapitato con un proiettile nella gamba prima beve metà bottiglia e poi sparge l’altra mezza direttamente nella ferita aperta? Ecco, ho reso l’idea. Questo perché i superalcolici, ma in generale ogni soluzione contenente alcol etilico, agiscono direttamente sul nostro cervello togliendo i freni inibitori e modificando la nostra percezione dell’ambiente che ci circonda. Chi non si è mai svegliato dopo una serata particolarmente vivace con la testa che girava e un senso di nausea? Questi sono i principali danni a breve termine che l’alcol può lasciare su di noi. È anche ormai nota la sua correlazione con malattie del fegato. Se vogliamo poi dirla tutta sulla sua efficacia, l’alcol etilico è sì un disinfettante, ma si rivela spesso molto blando contro certe classi di microbi. Le soluzioni alcoliche infatti sono spesso a base di alcol isopropilico, una molecola più grande dell’alcol etilico, che è un disinfettante con uno spettro molto più ampio. L’alcol etilico insomma, ha spesso più contro che pro. Se ci aggiungiamo poi che per avere una buona efficacia la percentuale all’interno della soluzione dovrebbe essere almeno del 90%, capiamo bene che è meglio lasciarlo nei film e nelle serie tv.

Disinfettanti 2: cloro e ammoniaca

Nonostante si tenda spesso ad accomunare questi due prodotti, essi hanno molte differenze. L’ammoniaca, NH3 per gli amici chimici e non, è un composto a base di azoto molto versatile e molto utilizzato anche come refrigerante negli impianti. Il suo tipico odore pungente la rende inconfondibile, ed è un ottimo alleato per le pulizie di casa. Quello che viene invece chiamato “cloro per piscine” è in realtà ipoclorito di sodio, NaClO, ed è un sale dell’acido ipocloroso. Questo composto viene usato nelle piscine come disinfettante disciolto in acqua, ma è anch’esso presente in diversi prodotti per la casa. Adesso che sappiamo la loro differenza a livello chimico, addentriamoci meglio nel loro utilizzo. Come avrete capito, l’ammoniaca è un composto liquido, mentre l’ipoclorito di sodio è prodotto in polvere e solo in seguito disciolto in acqua. A proposito di sale, anche il sale da cucina è un disinfettante molto blando, conosciuto fin dai tempi antichi per conservare meglio i cibi e diminuire il rischio di infezione su tagli e contusioni. Tornando a noi, mescolare questi due composti è estremamente pericoloso. La reazione chimica tra i due sprigiona gas che, se inalati, possono portare a svenimento e avvelenamento. Questo ci insegna che è sempre bene controllare la composizione dei prodotti che usiamo in casa, e conoscere bene le controindicazioni ad esse associati.

L’igienizzante finale

Con la pandemia sono divenuti di uso comune prodotti e metodi che prima i più non conoscevano. Uno fra tutti l’ozono. Diventato noto per lo scandalo del “buco”, questo composto ha un credito non indifferente nei confronti dell’uomo. Parente stretto dell’ossigeno che respiriamo, le loro formule chimiche sono rispettivamente O3 e O2, è un ottimo disinfettante per superfici e ambienti. Lo strato di ozono presente nell’atmosfera ci protegge dalle radiazioni nocive provenienti dallo spazio, ed è una parte importante per la vita della nostra atmosfera. La molecola O3 è infatti instabile, e tende a rompersi e formarsi nuovamente molto spesso. Questo continuo ricambio è fondamentale per l’equilibrio della nostra atmosfera e delle sue componenti. D’altro canto anche l’ossigeno che respiriamo è in certi casi un ottimo killer per i batteri. Certe classi di microbi infatti, chiamati anaerobi, vivono in ambienti privi di ossigeno e per loro questa molecola è letale. Tornando all’ozono, la sua azione ossidante è fatale per diversi patogeni, tra cui anche il coronavirus. Diverse aziende si sono operate per produrre dei diffusori di ozono per ambienti chiusi, la cui efficacia superava il 95%. Certo la pandemia lascerà in noi una cicatrice indelebile, ma dall’altro lato ha dato una spinta non indifferente alla ricerca scientifica in molti ambiti diversi, e a noi una migliore concezione di prodotti che, forse, prima consideravamo quasi inutili.

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