Il primo lungometraggio sulla bambola Mattell affronta, in modo apparentemente leggero, questioni inerenti al patriarcato e alla lotta femminista.
Primo adattamento cinematografico live action con protagonista Barbie, il film di Gerwig e Baumbach è il titolo più discusso del momento: l’opera, infatti, affronta diversi temi fondamentali, inserendosi, a pieno titolo, nel dibattito contemporaneo sul femminismo e il patriarcato.
LIFE IN PLASTIC, IT’S FANTASTIC
Nel suo lungometraggio, Gerwig porta in scena tutto l’immaginario infantile di Barbie, incarnandolo nel favoloso mondo di Barbieland. In questa dimensione fatta di plastica e vernice rosa, vive una vasta gamma di Barbie, ognuna delle quali vive una vita felice e di successo (in altre parole, perfetta), accompagnata dal suo amico Ken di riferimento.
La routine impeccabile dell’universo di Barbieland sembra, però, sconvolgersi quando Barbie stereotipo (interpretata da Margot Robbie) inizia ad avere pensieri intrusivi sulla morte e a perdere le caratteristiche tipiche della fashion doll, come i talloni sollevati e la mancanza di cellulite. Desiderosa di riportare la sua vita alla sua perfetta normalità, pertanto, Barbie stereotipo decide, su consiglio di Barbie stramba, di andare nel mondo reale per cercare la bambina che gioca con lei.
Durante il suo viaggio nel mondo reale, Barbie e Ken (interpretato da Ryan Gosling) si confrontano con le contraddizioni della società contemporanea, la quale appare perfettamente speculare al sistema sociale di Barbieland: a differenza della loro realtà di provenienza, infatti, i due protagonisti sperimentano per la prima volta e in modi differenti le strutture patriarcali della società occidentale, con delle conseguenze che ricadranno anche sul tranquillo mondo matriarcale di Barbieland.
LIFE IS YOUR CREATION
Dietro una trama e una sceneggiatura apparentemente leggera e divertente, Barbie tenta di toccare e affrontare una serie di tematiche fondamentali del dibattito contemporaneo.
Uno dei temi fondamentali del film è, sicuramente, l’eterna dicotomia tra perfezione e imperfezione. La vita a Barbieland è perfetta, non ci sono preoccupazioni, i personaggi vivono in armonia fra loro ed è tutto all’insegna del divertimento; tuttavia, nel corso della trama, l’esigenza di perfezione è rivalutata e messa in discussione attraverso un percorso progressivo di accettazione della negatività.
La ricerca della propria individualità e identità si afferma, lungo tutto il corso del film, come un’altra fondamentale questione: nell’universo di Barbieland, infatti, non esiste un solo Ken o una sola Barbie ma ne esistono molteplici, fra cui ognuna/ognuno occupa un proprio ruolo all’interno della società, nel tentativo di differenziarsi dagli altri ma, alla fine dei conti, rimanendone profondamente omologato.
Infine, un ultimo topic particolarmente suggestivo all’interno del film è il rapporto con la memoria e la morte: partendo dai pensieri intrusivi che ha Barbie stereotipo nei primi minuti, il film affronta successivamente il conflitto fra presente e passato, l’eredità della memoria nell’attualità e l’interrogativo sull’essenza della propria vita.
I’M A BARBIE GIRL IN A BARBIE WORLD
Ciononostante, il leitmotiv più visibile nell’opera di Gerwig è, senza dubbio, l’elogio alla lotta di grupo femminista e la condanna allo schema patriarcale.
Barbie stereotipo e le altre Barbie, infatti, vivono in una società matriarcale in cui tutte le posizioni di potere sono occupati da personaggi femminili sicuri di sé, autonomi e di successo al contrario della loro controparte Ken che sembra avere un ruolo e un contesto solo in relazione all’interesse di Barbie. Tuttavia, dopo il viaggio nel mondo reale, Ken spiaggia tenta di instaurare il regime patriarcale a Barbieland, sovvertendo de facto la situazione esistente. Soltanto grazie ad un’azione di gruppo, le Barbie riescono, infine, a riprendere la loro posizione egemonica, aprendosi, allo stesso tempo, ad una maggiore partecipazione dei Ken alla vita pubblica,
La narrazione femminista condotta nell’opera di Gerwig consente di fare due considerazioni. In primo luogo, la retorica portata avanti nel film sembra ricollegarsi a doppio con i principi della prima e seconda ondata di femminismo, basati sulle questioni relative alla disparità di genere inerenti il lavoro, i ruoli sociali, la sessualità e il diritto di voto. In secondo luogo, tale retorica sembra avere come fine ultimo non tanto la rivalutazione delle donne come attrici sociali quanto l’esaltazione della parità di genere come unica forma per costruire una società equa e giusta.