Erodoto e la vanità dei beni materiali. Come il dialogo fra Creso e Solone può insegnarci qualcosa

“Scegliete la vita!” ripete come un mantra Mark Renton, nel celebre monologo iniziale di Trainspotting, “scegliete macchina, lettori cd ed apriscatole elettrici”… in altre parole circondatevi di piccole certezze materiali che vi spingano a condurre una vita costellata di stupide soddisfazioni. Risparmiare per potersi permettere il nuovo modello di IPhone, la seconda casa o la bella moto; è veramente questa la strada che dovrebbe condurre alla felicità? È davvero questa la terra promessa?

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“Molti, infatti, straricchi tra gli uomini sono infelici; molti invece che hanno pochi mezzi per vivere lo sono”, questa massima è tratta da un celebre passo de “Le Storie” di Erodoto che narra l’incontro fra il re dei Lidi, Creso, ed il saggio Solone. In occasione della visita del famoso uomo politico ateniese in Lidia, lo storico greco ci racconta che il sovrano avrebbe organizzato per l’ospite un tour della propria città nel quale ebbe modo di fare grande mostra delle proprie ricchezze. Il testo riporta che una volta giunto a colloquio con Solone, il re gli chiese chi secondo lui, che tanti luoghi e tanti popoli aveva visitato, fosse il più felice fra gli uomini. Contrariamente a quanto egli si aspettava, non riesce a farsi attribuire nemmeno il secondo posto, a causa del diverso modello di felicità prescritto da Solone: felice non è chi possiede la maggior quantità di beni, ma colui che ha avuto la fortuna di generare dei figli nobili ed in salute, di nascere in un periodo in cui la polis è in pace e soprattutto è colui che muore con onore.

La ricchezza è effimera e la ruota della fortuna gira continuamente: sei ricco, sei povero.
“L’uomo, o Creso, sotto ogni riguardo è una continua vicenda.”, ricorda Erodoto, per questo forse il cammino per la beatitudine terrena va cercato altrove. Forse ammirare il tramonto o bere una birra con gli amici non consentirà di comprare una Ferrari ma d’altra parte per far battere forte il cuore non serve un’auto da corsa. Non serve avere un conto in banca a sei zeri per stare bene, può darsi che la felicità vada cercata da un’altra parte: nel sorriso di un mendicante, nelle canzoni di un artista di strada, nei discorsi assurdi di quegli squilibrati che osano ancora sognare, negli di coloro che hanno voglia di cambiarlo per davvero questo mondo imperfetto. Dal Solone erodoteo al Tyler Durden nichilista di Fight Club intercorre un solo istante millenario che urla un’unico e chiaro messaggio: “Tu non sei il tuo lavoro. Non sei i tuoi vestiti di marca. Non sei la quantità di soldi che hai in banca; non sei la macchina che guidi né il contenuto del tuo portafogli.”, si è molto di più, si è esseri umani. Gli antichi hanno molto da insegnare al riguardo: “Vuoi essere ricco? Non preoccuparti di aumentare la tua ricchezza, ma di diminuire la tua avidità.”, diceva appunto Epicuro.

Troppo spesso si finisce per individuare nel denaro il fine, dimenticando che la sua unica valenza è quella di mezzo. Possedere denaro ha senso solo se esso viene convertito in esperienze di vita. Meglio un impianto stereo di ultima generazione o seguire un concerto dal vivo?
La sola metamorfosi della banconota ne legittima l’esistenza, altrimenti tanto vale darle fuoco.

“Preferisco un uomo senza denaro al denaro senza un uomo.”

Plutarco. 

-a cura di Andrea Arrigo

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