Ecco Raoni: il capo indigeno che si sta battendo per la pace degli Indios

Candidato al Nobel per la Pace, il capo indigeno Raoni continua a viaggiare per chiedere supporto nella sua battaglia contro le politiche estrattive di Bolsonaro (Premier brasiliano). E ora spera di incontrare Greta. 

Raoni Metuktire, simbolo vivente della lotta secolare dei popoli indigeni dell’Amazzonia, è stato proposto per il premio Nobel per la pace. Si tratta di una scelta molto particolare ed affascinante.

Che importanza ha Raoni?

La candidatura, lanciata da un gruppo di antropologi e ambientalisti della Fondazione Darcy Ribeiro, coincide con uno dei più feroci e devastanti attacchi che la foresta e le sue comunità abbiano mai subito. La vita di questo novantenne capo indigeno è stata profondamente segnata dagli eventi che si sono succeduti in Brasile negli ultimi decenni, dal regime militare del 1965 all’insediamento di Bolsonaro. Un arco di tempo di oltre 50 anni, durante il quale suo grido di allarme ha raggiunto ogni angolo del pianeta. Raoni, appartiene alla etnia Kayapò, una popolazione che vive nel Sud del Parà al confine col Mato Grosso.

La sua era una comunità nomade e ha trascorso i primi anni della sua vita spostandosi all’interno della foresta e delle aree attraversate dal fiume Xingu, un corso d’acqua che molti anni dopo difenderà con forza dall’assalto della centrale elettrica di Belo Monte. Raoni all’età 15 anni prende già parte alle iniziative della sua comunità e decide di far uso di un disco labiale, un ornamento sul labbro inferiore che rappresentava un marchio di riconoscimento degli antichi guerrieri che lottavano per difendere la loro terra,ma allo stesso tempo le sue abili  capicità oratorie

Conquista e sfruttamento in America Latina

La conquista dell’America da parte degli Spagnoli nel XVI secolo si risolse nella distruzione della civiltà conquistata. I conquistadores reputavano gli indigeni degli esseri inferiori, a mezza strada fra l’uomo e l’animale.

Dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’80, la dittatura militare dichiara guerra agli indigeni e all’Amazzonia. In quegli anni la popolazione indigena, perseguitata e scacciata dai suoi territori, per far posto a strade, dighe, sfruttamento minerario, raggiuse il suo minimo storico.

Raoni e le comunità contrastarono con forza questa logica di conquista e sfruttamento, pagando un prezzo molto alto. , Sono stati ben 8 mila gli indigeni assassinati in quel periodo. La notorietà internazionale di Raoni arriva col cineasta belga Jean Pierre Dutilleux che, profondamente colpito dalla sua personalità e dal suo impegno, gira nel 1978 un film documentario, Raoni, presentato al festival di Cannes.

In quegli anni, l’altra straordinaria figura di difensore dell’Amazzonia e dei popoli che la abitano è rappresentata da Chico Mendes, che verrà ucciso nel dicembre del 1988. Dalla metà degli anni ’80, Raoni partecipa a molte iniziative e riunioni con rappresentanti istituzionali. Mostra decisione, ma anche capacità diplomatiche. Incontra a San Paolo nel 1987, nel corso di una conferenza sui diritti umani, il cantautore inglese Sting che lo sostiene nel progetto di creare un parco nazionale nella regione del fiume Xingu. Raoni partecipa con Sting ad un lungo tour che dura 3 mesi e che tocca ben 17 paesi e durante il quale viene riproposta la necessità di difendere la foresta e gli indigeni.

Indios: uomini o animali?

Gli europei non poterono fare a meno di chiedersi se quei selvaggi fossero fatti a immagine e somiglianza del Creatore oppure si trattasse di animali, non compresi quindi nel concetto di “uomo”. All’inizio del XVI secolo Carlo V arrivò a costituire una commissione di esperti per indagare e dare un parere sulla natura di quegli “strani selvaggi”. Non si trattava di una semplice curiosità, nè di interesse scientifico, ma di volgarissima necessità materiale. Un essere senz’anima non ha diritti, mentre con un figlio di Dio bisogna utilizzare qualche cautela.

Naturalmente, i Conquistadores avevano immediatamente optato per la parificazione degli indios ai subsahariani, e si era subito diffusa la pratica delle Encomendados. In pratica ogni soldato, nel momento in cui riceveva una terra, diveniva proprietario anche degli indigeni che vi abitavano, i quali erano ridotti a una condizione inferiore a quella dei famosi “servi della gleba”.

L’Encomienda era lo strumento principe per regolare i rapporti fra spagnoli e Indios e venne mantenuta anche dalle Leggi di Burgos, promulgate da Ferdinando II d’Aragona nel 1512. È necessario sottolineare come i veri fautori di questi provvedimenti furono i domenicani, che da quasi due decadi si battevano per la concessione di quelli che noi chiameremmo “diritti umani” agli Indios. In particolare, il Re di Spagna fu toccato dal duro e coraggioso sermone di padre Antonio de Montesino, che ebbe il coraggio di dire che tutti gli spagnoli che abitano sull’isola vivono e muoiono in peccato mortale, a causa della crudeltà e della tirannia che usano con queste persone innocenti (gli Indios).

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