Ecco perché il re Sole non faceva il bagno e la città di Süskind puzzava

Come e quando nasce l’igiene? Di sicuro dopo il re Sole, in una città diversa da quella del romanzo di Süskind.

Risalendo all’origine greca della parola “igiene” si giunge ai significati di sano, salubre, che giova alla salute. E in effetti ad oggi sappiamo benissimo quanto una corretta igiene salvaguardi la nostra salute, e siamo a conoscenza di quanti problemi possano scaturire da una mancata igiene. Ma c’è sempre stata questa consapevolezza, nel corso dei secoli? La risposta è no.

Quando nasce la consapevolezza dell’igiene?

Fare il bagno non solo non era una pratica comune, ma addirittura era vietato dai medici in Europa, dal Rinascimento all’Illuminismo: si credeva infatti che l’acqua dilatasse i pori della pelle e aprisse dunque il passaggio a diverse malattie. Solo dalla fine del Settecento iniziò a prendere piede la consuetudine di un bagno settimanale, ma questo era possibile solo per le classi agiate che potevano permetterselo. Alle classi meno agiate toccò aspettare l’industrializzazione dell’Ottocento, occasione nella quale gli assembramenti della massa nei centri urbani fecero sorgere nelle autorità la preoccupazione della pulizia di tutti. È in quel contesto infatti che si diffuse la teoria medica dei miasmi, che faceva derivare la nascita del colera e di altre malattie infettive da alcune microparticelle provenienti dai rifiuti e dalla sporcizia: una teoria erronea che tuttavia contribuì a migliorare le condizioni di igiene del tempo. Si colloca intorno al 1860 la scoperta dell’esistenza di germi e batteri, a opera di Pasteur. Fu quella la svolta decisiva che portò alla distribuzione dell’acqua nelle abitazioni, alla costruzione di impianti fognari e alla raccolta dei rifiuti. A Firenze nel 1869 fu inaugurato il primo dei bagni pubblici in Italia, mentre la stanza da bagno si diffuse gradualmente nella abitazioni di ogni classe sociale.

L’esempio del re Sole

Luigi XIV, passato alla storia come il re Sole, fu a capo del suo regno per ben 72 anni e fece solo due volte il bagno. Lavava le mani con dell’acqua profumata quotidianamente, passava sul viso un asciugamano umido a giorni alterni e cambiava spesso gli indumenti, ma solo due volte ha fatto una detersione completa. Sì, proprio come se bastassero colletti, polsini e vestiti puliti a garantire l’igiene personale: queste erano le convinzioni dell’epoca.

“Il profumo” di Patrick Süskind

“Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia.” Inizia così “Il profumo” pubblicato nel 1985 da Patrick Süskind, autore tedesco di fama internazionale che vive ad oggi in un piccolo comune francese. Il protagonista è Jean Baptiste Grenouille, che vive in un tempo in cui “nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell’umido dei piumini e dell’odore pungente e dolciastro di vasi da notte. […] Gli odori sono al centro di tutto il romanzo: il protagonista è dotato di un olfatto molto particolare che gli consente di percepire ogni odore e di riconoscerne le componenti, e per ironia della sorte si trova a vivere nel posto più puzzolente di una città che già puzza parecchio. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati; dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c’era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Infatti nel diciottesimo secolo non era stato ancora posto alcun limite all’azione disgregante dei batteri, e così non v’era attività umana, sia costruttiva sia distruttiva, o manifestazione di vita in ascesa o in declino, che non fosse accompagnata dal puzzo…” Eppure, in questo mare di puzza, al protagonista manca un proprio odore: ne è nato sprovvisto, e vive segnato da questa forte mancanza che avverte. Dopo svariate e cruente vicissitudini, la sua dote lo aiuta a diventare un profumiere eccellente, e a fare una grande scoperta: c’è un nesso tra l’odore personale di ogni individuo e l’atteggiamento che la gente ha nei confronti di quello. Così la sua doppia vita, non senza aspetti oscuri, si compie tutta nello strenuo tentativo della creazione di un proprio personalissimo profumo che abbia la capacità di renderlo irresistibile.

“Gli uomini possono chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non possono sottrarsi al profumo. Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere.”

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.