Ecco perché i futuristi approverebbero il robot umanoide di Elon Musk

Il prossimo anno arriverà il Tesla Bot, progettato per sostituire l’uomo nei lavori più pesanti: ecco cosa direbbe Marinetti.

L’Avanguardia Futurista sognava un mondo privo di tutto ciò che apparteneva al passato. Elogiava, invece, la velocità e lo sviluppo scientifico, nonché le automobili, che all’epoca avevano appena fatto la loro comparsa. Proprio per questo, esulterebbe davanti all’annuncio di Elon Musk.

IL TESLA BOT: UN ROBOT UMANOIDE COME NEI RACCONTI DI FANTASCIENZA

Elon Musk è il cofondatore e capo di Tesla, l’azienda specializzata nella produzione di automobili elettriche. Ma, a quanto pare, il loro campo di azione e di produzione non si limiterà a questo. Infatti, proprio un paio di giorni fa, ha annunciato il progetto di Tesla Bot, un robot umanoide che sembra uscito da un racconto di Asimov. Esso sarà disponibile dal prossimo anno e, come spiega Musk, è progettato per sostituire l’uomo in tutti i lavori più noiosi e pesanti; in futuro, a quanto pare, il lavoro fisico sarà solo una scelta o, addirittura, un lontano ricordo.

L’AVANGUARDIA FUTURISTA: UN PO’ DI STORIA PER CAPIRE COS’ERA

Il progresso rappresentato da questa incredibile novità è proprio ciò che i futuristi ammiravano. Essi guardavano al nuovo, al progresso e alla moderna civiltà industriale di inizio Novecento. Esso incarna, anche, un paradosso: da un lato, infatti, rigetta la società borghese e tutto ciò che ne fa parte, dall’altro è in realtà essa stessa un’avanguardia borghese. Questo perché, esaltando il progesso e la civiltà industriale, finiva per esaltare anche la società capitalistica e, perciò, la borghesia.

L’avanguardia futurista nasce ufficialmente nel 1909, quando Filippo tommaso Marinetti pubblicò il manifesto del movimento sul giornale Le Figaro. Si trattava di una figura già conosciuta nel panorama culturale dell’epoca, perché dirigeva a sua volta una rivista, “Poesia”, nella quale sosteva il programma del verso libero: una metrica che, non a caso, sarà tra i principi fondamentali dell’avanguardia.
Distinguamo una prima fase dell’avanguardia tra il 1909 e il 1912, basata proprio sul verso libero. A quest’altezza, aderiscono al movimento autori come Palazzeschi, Cavaccholi, Folgore, Govoni, Corra e Buzzi. Viene composto un nuovo manifesto, dal titolo Uccidiamo il chiar di luna!: qui, vengono condannate la poesia classica, quella romantica e quella decandente. Il Futurismo si espanse a tutte le arti, senza limitarsi alla letteratura.

Successivamente, nella fase dal ’12 al ’15, viene posto l’accento su un nuovo tipo di uomo, un uomo meccanizzato. Proprio per questo approverebbero il progetto di Musk, quindi. Si passa alla proposta delle parole in libertà: un tipo di componimento che prevedeva l’abolizione della punteggiatura, dell’aggettivo qualificativo, l’uso dei verbi all’infinito e dell’onomatopea.
Un’ultima fase ha luogo con lo scoppio della Grande Guerra (1915-1920), quando i futuristi vedono in essa la possibilità di scatenare le energie primordiali dei popoli. Alla sua conclusione, l’avanguardia si organizza in un vero e proprio partito politico. Assume, a questo punto, posizioni estremiste e anarchiche. Tanto che, alla fine, la maggior parte dei futuristi aderì al fascismo.

I PRINCIPI DELL’AVANGUARDIA FUTURISTA: VELOCITÀ E DISTRUZIONE DEL PASSATO

Ma, esattamente, quali erano i valori dell’avanguardia? Nel suo manifesto, Marinetti esortava alla distruzione delle biblioteche, dei musei e delle accademie: ovvero, a rigettare tutti i valori del passato. La nuova arte doveva parlare al presente, alla realtà industriale. In realtà, però, gli aspetti nuovi e rivoluzionari si intrecciano, com’è inevitabile, con forti residui del passato.

I futuristi colgono l’importanza della comunicazione di massa, propongono un’arte democratica e assecondano il processo di estetizzazione diffusa della modernità. Allo stesso tempo, però, paradossalmente, reclamano il privilegio degli artisti; questo in una società che ha declassato e massificato gli artisti. Si tratta di un problema che già altri avevano colto, come Beaudelaire con il concetto della “perdita dell’aureola”. In questo senso, quindi, si può vedere come il Futurismo non fosse così rivoluzionario come sperava di essere.

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