Donato ricorda il novantesimo anniversario della nascita di Alda Merini con il suo nuovo libro

Novant’anni fa nasceva Alda Merini, straordinaria poetessa che oggi ricorderemo.

Le poesie della Merini hanno impressionato ed illuminato il secondo Novecento. Nasce il 21 marzo 1931 a Milano in viale Papiniano n. 57  e, nell’anniversario della sua venuta al mondo, parla di lei anche Vasco Rossi in un suo post su Instagram.

Ma chi è Alda Merini?

Per chi non avesse mai sentito il suo nome, Alda Merini fu una straordinaria scrittrice. Le sue opere brillano di un equilibrio precario tra dolore e follia. Di origini milanesi, figlia dell’impiegato Nemo Merini e della casalinga Emilia Painelli, cresce in una famiglia di modeste condizioni economiche. Dei suoi primi anni si conosce solo ciò che l’autrice scrisse nelle sue note autobiografiche, ovvero che fu una bambina sensibile e malinconica, isolata e poco compresa, brava a scuola in quanto lo studio era la sua ninfa vitale. Si dedicò all’arte del pianoforte e dai quindici anni inizierà a dimostrare le sue doti poetiche, conoscendo ed indagando se stessa, fino a fare i patti con la sua sindrome bipolare a causa della quale venne internata nel 1947 nell’ospedale psichiatrico di Villa Turno. Una sua insegnante delle medie la mise in contatto con Angelo Romanò che a sua volta le presentò G. Spagnoletti. Quest’ultimo divenne per lei una guida.

La scrittura fu per lei una consolazione, uno sfogo e una salvezza, attraverso la quale riuscì a costruirsi una vita normale. Si sposò due volte ed ebbe tre figli. Spagnoletti sarà il primo a pubblicare i suoi scritti, inserendone alcuni nell’ “Antologia della poesia italiana 1909-1949” e successivamente pubblicate nel 1953 nel “La presenza di Orfeo“. I componimenti successivi al 1979 presentano testi drammatici, ricchi di elementi autobiografici che narrano la sua esperienza nell’ospedale psichiatrico. Un esempio di questo è “La Terra Santa“, raccolta di poesie grazie alla quale le sarà assegnato nel 1993 il Premio Librex Montale. Il dolore si amplifica con la morte del marito nel 1983 e un anno dopo si risposa con Michele Pierri, con cui va a vivere a Taranto. In questo periodo scrive moltissimi versi e il suo primo libro in prosa che sarà pubblicato nel luglio del 1986 intitolato “L’altra verità. Diario di una diversa“. Seguiranno “Fogli bianchi“, “La volpe e il sipario” e “Testamento“. Importante nella sua vita fu la Chimera sui Navigli, il quale le permise di far conoscere ai suoi amici letterati i suoi scritti. Nasce in questo periodo “Delirio amoroso” e “Il tormento delle figure“.

Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita. (Alda Merini, La pazza della porta accanto)

Cinema, teatro, musica e poesia

Nel 1993 riuscì a vincere il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia e nel 1996 il “Premio Viareggio” per il volume “La vita felice“. Nel 1997 stringe il “Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante” per “L’altra verità. Diario di una diversa”. Un aspetto molto importante dei suoi componimenti è che poesia e la sua storia vanno a braccetto. I suoi versi sono ricchi di riferimenti autobiografici e sentimenti universali. Si assiste con lei al fenomeno di un’oralità che porta il lettore a confrontarsi con testi sempre più brevi, fino a giungere all’aforisma. Nel 1999 pubblica per Rizzoli, la prima raccolta che presenta scritti di quel genere: “Aforismi e magie“, volume illustrato dai disegni del suo amico, poeta ed editore A. Casiraghi. Nel 2009 viene proiettato per la prima volta, durante la 66^ Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il documentario dedicato a lei ed intitolato “Alda Merini, una donna sul palcoscenico“, diretto da C.D. Damato. Quest’ultimo e la poetessa diventarono grandi amici e lei creò molte poesie realizzate proprio in occasione delle riprese.

Importante nelle poesie e nella vita di Alda Merini fu l’aspetto spirituale della vita. Fin da piccola aveva manifestato una forte vocazione e l’intento costante di desiderare i voti. Questo tema viene trattato nella raccolta “L’anima innamorata“, pubblicata nel 2000 dove compaiono brani di carattere religioso. Segue “Magnificat, un incontro con Maria“, messo in scena quattro anni dopo al Teatro Laura Rossi di Macerata in occasione del Sferisterio Opera Festival. Moltissime altre opere vennero date alle stampe e di questo immenso lavoro ne rimane la prova in “Eternamente vivo“, il documentario diretto da D. Pignatelli di Frassinelli editore, in cui è possibile ascoltare la voce della poetessa mentre tesse la trama delle sue liriche.

Nel 2004 esce “Milva canta Merini“, un album che contiene 11 motivi registrati da Milva che prendono ispirazione dagli scritti della Merini, accompagnati da una traccia cd rom. Giovanni Nuti è stato colui che si è occupato delle musiche del progetto. Da citare sono le moltissime rappresentazioni teatrali ed eventi che sono stati dedicati all’autrice. La creazione musicale di Milva non fu l’unica, nel 2007 venne pubblicato “Rasoi di seta” che presenta ventuno poesie-canzoni interpretate da Nuti, di cui nove inedite ed otto recitati dalla poetessa stessa. Morì il 1 novembre 2009, a settantotto anni, a causa di un tumore alle ossa che non riuscì a vincere, presso l’Ospedale San Paolo di Milano, nel quale era stata ricoverata già a partire dal 2004.

Vasco Rossi ed Alda Merini

rollingstone.it intervistò C.D. Damato nel 2020 a proposito del libro “Fate l’amore. Alda Dante Rock” da lui scritto su di lei. All’interno del quale la definì come “la Vasco Rossi della poesia” e nell’intervista il regista, scrittore e poeta spiegò che Alda per lui era come una Vasco Rossi della poesia e Vasco era l’Alda del rock. Entrambi avevano vissuto vite follemente uniche, spericolate, poetiche e geniali. Ma un tipo di vita che si collega alla poesia sacra, eterna, capace di sfidare ogni fisica ed ogni ragione.

La Merini – Damato confessa – amava molto il cantante, gli dedicò dei versi affidati a Vicenzo Mollica, che vennero ricordati dallo stesso dedicatario durante l’anniversario della nascita della sua amica sul suo account Instagram: “Per Vasco Rossi /che senso ha / avere una vita tranquilla davanti a un piatto/ di minestra fumante/ mentre fuori/ un panino/ raccattato per terra/ ha il sapore del paradiso./ Anch’io avventuriera dell’anima/ presi infiniti voli/ finché trovai un muro/ che mi lasciò senza parole/ eppure credimi/ io entro ed esco dalle prigioni con la gioia di una farfalla“. Naturalmente questa non fu l’unico componimento dedicato a Vasco, il più famoso è il seguente:

Io ero una donna orologio, Vasco.
Ero come Emanuel Kant
Su di me si regolavano tutti:
baciavo a un’ora prestabilita.
Facevo l’amore per puro dovere,
poi un giorno sorsi.
Mi ergevo con i suoi baci
E divenni una baciodipendente.
Quell’uomo non lo vidi più, Vasco.
L’unico mio desiderio
È di avere una vasca rossa piena di sangue
per lavarmi da quel ricordo.
E’ incredibile come un bacio
Possa cambiare una vita.
Nessuno riuscì più a baciarmi
come quell’uomo,
nessuno mi prese più tra le braccia
come lui.
E ora che sono sola,
ora che il portatore di un bacio
è diventato il portatore di un demonio,
ora che lui è morto
nessuno mi difende più
da questi sgherri.

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