Quando la scienza si trova incapace di spiegare un fenomeno, ecco che il misticismo prende il sopravvento. La naturale predisposizione umana a spiegare ogni cosa può facilmente trasformarsi in fanatismo religioso, quando frustrata. Questo è il perno concettuale del videogioco Dead Space, celebre titolo horror della Visceral Games.
Dead Space: la fantascienza del delirio
Dead Space è un videogioco horror fantascientifico, sviluppato da Visceral Games e rilasciato in America e Europa nel 2008. La trama è apparentemente semplice, ma molto originale. Nel XXVI secolo, l’umanità è nel pieno di una grave crisi energetica. Nonostante l’uomo abbia colonizzato diverse stelle vicine, per estrarre risorse da pianeti ed asteroidi, egli è ancora incapace di rispondere appieno alle esigenze di un’umanità sempre più numerosa. Una casuale scoperta porta però al ritrovamento, su di uno di questi pianeti, di un manufatto alieno chiamato il Marchio, che viene estratto e portato a bordo dell’astronave Ishimura. Tale oggetto sarebbe in grado di produrre energia infinita, ma anche di produrre crisi isteriche e allucinazioni in chi vi entra in contatto. Isaac Clarke, un ingegnere mandato sull’Ishimura per occuparsi di un presunto guasto, si ritroverà così protagonista di un’orrida avventura, tra uomini folli e cadaveri rianimati.
Quel che interessa di più di questo videogioco è la storia attorno alla Chiesa di Unitology, la religione con più proseliti tra i pianeti colonizzati dall’uomo. Essa è incentrata proprio sul Marchio ed i suoi poteri e secondo Unitology all’umanità aspetta un moneto detto ‘Convergenza‘, ossia l’unione spirituale e mentale di tutti gli uomini. Ovviamente tale religione nasce proprio dalle allucinazioni vissute da in chi entra in contatto con il manufatto alieno. Il primo contagiato, un certo Michael Altman, prima di morire avrebbe infatti creato una setta, trasmettendo quanto visto e appreso grazie al Marchio.

Religione e malattia mentale
Ciò che emerge dal videogioco è una forte critica nei confronti non tanto del settismo, quanto del fenomeno religioso in sé. L’umanità raccontata da Dead Space è un’umanità ormai atea, salvo abbandonarsi al più folle delirio religioso quando viene scoperto il Marchio. Insomma, il mondo futuro è, secondo i creatori del videogioco, un mondo privo di religioni, poiché la conoscenza scientifica avrebbe sradicato ogni sorta di misticismo. Questa vittoria non dura però a lungo: la scoperta di un oggetto di origine aliena, con un comportamento del tutto incomprensibile (produzione infinita e pulita di energia), manda in crisi l’uomo e le proprie certezze. I deliri provocati dal Marchio sugli uomini, vengono presto scambiati dalle masse per visioni religiose. Il culmine della crisi scientifica che investe il mondo di Dead Space si ha però soprattutto a causa di ciò che il Marchio può fare ai cadaveri. Il manufatto è infatti in grado di alterare in qualche modo il DNA dei viventi, anche dei cadaveri, riportandoli in vita con forme nuove e terribili. Questa, che è a tutti gli effetti una resurrezione, si lega all’escatologia promossa da Unitology: grazie al Marchio l’uomo godrà della vita eterna.

Isaac Clarke, incarna invece nel videogioco la ragione che resiste alle insensatezze provenienti dallo spazio profondo. A differenza di molti protagonisti di videogiochi simili, egli non è un avventuriero, un assassino, un guerriero o simili, ma un semplice ingegnere. Anche quando la sua stessa mente collassa, poiché egli, entrando in contatto col Marchio, inizia ad avere allucinazioni e demenza, non si abbandona alla fede incondizionata. Egli sa che una spiegazione, seppur lontana, seppur complessa, deve esserci: il Marchio non è un dio da venerare. In sostanza, il successo di Unitology è da imputarsi all’incapacità umana di spiegare i fenomeni prodotti dal Marchio. Là dove la scienza vacilla, ecco che si impone la religione. Tanto più i fenomeni inspiegabili saranno eclatanti, tanto più la religiosità si manifesterà come estremismo. Là dove l’uomo non poteva spiegarsi il fulmine, uccideva sull’altare in nome del fulmine.
Il celebre antropologo Malinowski sostiene questa tesi. Magia, scienza e religione sono tre ambiti culturali che coesistono sempre. Se la scienza è la pratica culturale di ciò che è calcolabile e prevedibile, magia e religione subentrano invece quando ci si trova di fronte a fenomeni in cui non si osserva alcuna regolarità logica. La malattia e il disastro naturale erano per questo, un tempo, studiate dalle pratiche magico-religiose. L’abbattersi di un cataclisma o di una pestilenza non era prevedibile, ragionabile, apparteneva cioè a delle forze non scientifiche. Lo stesso tutt’oggi avviene con la morte: l’incapacità di comprenderla, prevederla e conoscerne l’esito, ci induce a spiegarla a livello mistico. La religione poi è differente dalla magia sostanzialmente solo per il proprio proposito. Il culto è l’istituzionalizzazione del rito magico, è l’ordinamento della pratica irrazionale.

La religiosità sarebbe dunque un fenomeno mentale, che allontana forse più di tutto da un’autentica spiritualità. Religione è ciò che risponde alla paura dell’ignoto, dell’irrazionale, dell’incomprensibile, mentre la spiritualità è forse la semplice accettazione della casualità che muove il Cosmo. L’estremismo religioso è l’annullarsi della ragione dentro alla paura dell’inspiegabile. Dead Space, tramite la caricaturale Chiesa di Unitology, trasmette un pensiero preciso. Più l’uomo ha paura, più non conosce, più sarà inghiottito dal misticismo. Più saremo vincolati ad un pensiero trascendente, più saremo portati a distruggere quanto c’è di fisico, reale, materiale, pur di tutelare la nostra convinzione, la nostra follia.