Perché gli uomini amano raccontare storie? 4.000 anni fa le incisioni rupestri venivano accompagnate da narrazioni, Con l’invenzione della scrittura tali narrazioni rimanevano impresse e ora, a distanza di millenni, l’uomo sente ancora il bisogno di raccontare (o ascoltare) storie.
Giocare a narrare

Oltre a essere un passatempo, secondo gli evoluzionisti, narrare è come giocare: un gioco cognitivo. Chi vince? Tutti. E’ uno dei pochi casi in cui davvero ‘l’importante è partecipare’. Raccontare, immaginare, reinventare e stimolare: queste sono le regole da seguire. Leggere o ascoltare storie (non per forza nuove) stimola aree della corteccia cerebrale che hanno a che fare con la sfera sociale ed emotiva, perciò chi legge e chi quindi riesce a crearsi un mondo irreale, sviluppa un’empatia maggiore rispetto a chi, ad esempio, preferisce guardare le storie. Ovvio: un conto è ideare trama, personaggi, ambientazione, dialoghi, etc etc, un conto è sedersi sul divano e avere già tutto pronto su uno schermo.
Gli psicologi evoluzionisti affermano inoltre che le preoccupazioni dei nostri antenati abbiano condizionato i nostri gusti, anche in fatto di letteratura.
L’evoluzione ha portato con sé la necessità, da parte dell’uomo, di collaborare con i propri simili. Le storie, secondo queste teorie, sarebbero il mezzo con cui vengono tramandate le proprie norme sociali: la cooperazione è spesso uno dei temi principali della narrativa popolare mondiale. Il tema della cooperazione, come afferma Brian Boyd nel suo libro ‘L’animale narrante’, compare anche nell’ Odissea, dove i Proci, prevaricanti e viziosi, finiscono per essere puniti.
Darwinismo letterario

Potremmo quasi parlare di Darwinismo letterario: anche sui libri, ce la fa chi sa adattarsi meglio, soprattutto socialmente in questo caso.
Una ricerca moderna ha cercato di capire quale fosse il difetto principale dei ‘cattivi’ di circa 200 romanzi, ebbene, questo era proprio la tendenza alla prevaricazione.
Questa teoria spiegherebbe anche come le eroine dei romanzi scelgono i propri partner. C’è chi preferisce avere accanto un uomo rassicurante e chi invece prova attrazione verso l’uomo affascinante, ma infedele. Esaminando ciò da un punto di vista evoluzionistico, troviamo una spiegazione: gli uomini trasmettono il patrimonio genetico ai figli: se sono partner di successo, ci sono possibilità abbastanza elevate che diano vita a eredi vincenti. Ecco perché gli antagonisti della letteratura possono fare innamorare nonostante la scarsa affidabilità.
Ora, torniamo nel XXI secolo, dove abbiamo la possibilità di seguire una storia in vari episodi e dove spesso non possiamo sapere subito il finale: le serie tv.
Anche per quanto riguarda questo nuovo modo di raccontare, il discorso preliminare è sempre lo stesso: l’uomo ha bisogno di sognare, di immaginare e di vedere com’è la vita in altri paesi.
E con le serie tv tutto ciò è possibile e veloce, ma sicuramente meno stimolante.
Ida Luisa De Luca