Lo spazio non è tutto uguale, e cambia fare scuola dal letto o con un prof davanti.
Perché la camera da letto è diversa dalla cucina? Perché si tratta di spazi di situazione. Lo spazio non è oggettivo, ma noi lo abitiamo tramite un corpo, e spazio e corpo si creano insieme. Lo spazio ci riguarda, è vissuto, questo ci insegna Merleau-Ponty. Ecco perché la DAD, ovvero didattica a distanza, è diversa dalla scuola vera.
Partiamo da quello che sentiamo
Non è che nasciamo e siamo proiettati in uno spazio che esisteva prima di noi, bensì, in parte, il mondo si crea proprio nel momento in cui veniamo alla luce. Questa è l’idea di Maurice Merleau-Ponty, filosofo francese del secolo scorso che ha cercato di spiegare una cosa che sentiamo tutti, ma che nessuno prima di lui ha ammesso. Un giorno di sole è diverso da un giorno di pioggia, e vedere un film al cinema è diverso che vederlo a casa sul divano. Eppure, questo si spiega solo pensando che il nostro spirito sia legato al nostro corpo, il quale abita il mondo. Questo punto, apparentemente banale, è invece ciò contro cui è andata tutta la tradizione occidentale. Merleau-Ponty lo vuole mettere in discussione, e così facendo ci dimostra perché la scuola in DAD non sarà mai come quella in presenza.
La scienza vuole uno spazio oggettivo
La scienza, sulla quale oggi riponiamo tutta la nostra fiducia, ha bisogno di uno spazio oggettivo. Deve misurare e calcolare con certezza, per questo vuole uno spazio come quello della matematica, il piano cartesiano. Per questo, però, è necessario che divida il corpo dallo spirito. Una volta che noi, in quanto pensiero, ci vediamo come separati dalla materia, allora possiamo prendere un metro e misurarla. Questo è il principio base della scienza. Ma, secondo un metro, tutto lo spazio è uguale. Noi invece, in quanto umani, sentiamo che ci sono spazi diversi da altri. Sentiamo la nostra casa in modo diverso da quella di un nostro amico. Merleau-Ponty per primo decide di partire da questa sensazione fondamentale, e fondare da qui la sua nuova idea della realtà.
Una nuova concezione della realtà
Il fondamento della sua nuova idea è proprio quello di vedere il corpo come indissolubilmente unito allo spirito. Questo perché, tramite la sua fenomenologia, parte proprio dalla realtà, dal fatto che abbiamo un corpo e che abitiamo un mondo da esseri umani. Non siamo animali o dei, e non possiamo imaginare come sarebbe essere nei loro panni. Siamo uomini e basta, questa è la nostra forma e il nostro modo di abitare. Esiste una verità assoluta? No, perché nessun pensiero si da senza una persona che pensa. Nulla è perfetto, ma tutto è incarnato.
Lo spazio si crea con il nostro corpo
Lo spazio non si dà senza di noi, e questo significa anche che noi contribuiamo a costruirlo. Insomma, noi e lo spazio ci creiamo insieme, e dipendiamo a vicenda. Quelli che viviamo sono spazi di situazione. Vuol dire che le situazioni contano, conta se siamo al mare o in montagna, e conta se guardiamo un paesaggio avendo fame o essendo sazi. Applicandolo alla nostra situazione odierna, possiamo dire che conta, per chi segue lezioni, farle in DAD o farle con il prof davanti. Pensiamoci, le cose che vengono dette sono uguali, e anche il voto che alla fine si riceve, ma c’è qualcosa di diverso. Manca tutto il contesto, un qualcosa che magari subito non appare chiaro, ma che solo la presenza può dare.
Un caso di oggi
I disagi si fanno sentire, basta dare un’occhiata a questo articolo per farsi un’idea. È la testimonianza di una studentessa delle superiori che si è veduta costretta alle lezioni a distanza, e parla soprattutto di mancanza di motivazione. Ma perché, se il contenuto di ciò che studia è lo stesso? Perché, del contenuto, è più importante il contesto, la situazione. Questo è quello che vuole dirci Merleau-Ponty, e che oggi stiamo vivendo sulla nostra pelle.