La difficoltà di chi vuole diversificarsi dalla società viene illustrato sia dal film “Frank”, ma anche dalla poesia di Caproni.
In una società dove l’omologazione è all’ordine del giorno, il diverso viene sempre additato. Essere eccentrici, scappare dall’ordinario e vivere la vita secondo dettami diversi risulta sempre più difficile. Non è possibile quindi rimanere fuori dal coro rimanendo però all’interno della società. Questa visione della realtà è descritta molto bene nel film di Lenny Abrahamson, ma allo stesso modo viene celebrato nella poesia “Congedo del viaggiatore cerimonioso” di Caproni. Sebbene nell’ultima la celebrazione è relativa alla solitudine di chi è solo una comparsa all’interno della vita di altre persone, si capisce bene il disagio di chi è solo. La presentazione e la ricerca di un’identità è un tema centrale nella poesia, così come è centrale nel film del 2014. Di seguito vediamo nel dettaglio in che modo l’alienazione del diverso viene celebrato, seppur in modi diversi, nelle due opere.
La maschera di cartapesta
“Frank” è una pellicola del 2014, del regista Lenny Abrahamson. Il racconto è incentrato appunto su Frank, un cantante eccentrico, di una band che cerca di stare al passo con le sue idee, ma che inevitabilmente si scioglierà. Il personaggio si cela dietro alla maschera di cartapesta, che non toglie neanche quando si fa la doccia. Il protagonista, colui di cui abbiamo il punto di vista, cerca in tutti i modi di capire il personaggio e cerca quindi di vedere cosa ci sia sotto la maschera. La realtà, però, è che Frank è proprio la maschera e la faccia che si cela sotto non gli appartiene. Il tema è molto intricato, ma molto spesso ci si identifica in qualcosa che si sceglie e non in qualcosa dettato dalla società. La maschera diventa il simbolo, quindi, di un’autenticità unica e della lotta per mantenere intatta la propria vulnerabilità. Attraverso l’ossessione per Frank e la sua maschera, il protagonista avrà la possibilità di scoprire la vera creatività, facendo un viaggio interiore attraverso le proprie insicurezze e ambizioni. Togliendo la maschera a Frank, in realtà, non ha scoperto l’identità dell’eccentrico uomo, ma ha rivelato al mondo quello che si celava dietro alla sua maschera astratta, costruita sui costrutti che pensava la società volesse da lui.
L’ombra di un uomo
Nella poesia di Caproni, l’io parlante non è definito. Si può identificarlo con il poeta stesso, ma in realtà ciò non viene specificato. L’io all’interno della poesia si distanzia in un certo senso con tutti gli altri personaggi che vengono citati. Si distanzia non solo perché è al termine del viaggio e quindi si deve inevitabilmente allontanare da tutti, ma proprio nel suo atteggiamento nei confronti della vita. Si tratta infatti di un personaggio molto consapevole. Il viaggio in treno è un paragone con il viaggio che ogni uomo compie, arrivando in maniera ineluttabile alla fine di un percorso. La non definizione del personaggio parlante e il fatto che gli altri personaggi vengano descritti in maniera dettagliata (anche se in poche parole) ci mette davanti ad un contrasto forte. Si penserebbe che l’io sia una persona non meglio identificata, ma a dire il vero sono le altre persone che si celano dietro all’identità di dottore, sacerdote, ragazzina, ecc.
Le identità definite sono come delle maschera e rendono l’uomo un’ombra della maschera stessa. La consapevolezza del viaggiatore, invece, lo rende molto più cosciente di sé. Il viaggiatore, con il suo modo cerimonioso di congedarsi, esprime una profonda introspezione e un senso di dignità personale, che lo distanziano dagli altri. Questa solennità e ritualità nel suo addio possono sembrare incomprensibili o eccessive agli occhi degli altri personaggi. Essi potrebbero non condividere o comprendere la sua stessa profondità di sentimento e riflessione. Il conflitto nasce quindi dalla diversa percezione del significato del viaggio e dell’addio. Il viaggiatore appare come un individuo profondamente consapevole della transitorietà della vita e della necessità di affrontare i cambiamenti con una certa cerimoniosità. Gli altri passeggeri, al contrario, mantengono un possibile atteggiamento più pratico e meno solenne.
Tra identità e costrutti
La definizione di un’identità cosciente del proprio destino in un contesto di maschere astratte e d’altra parte una maschera che permette agli altri di fare una ricerca interiore sono elementi contrastanti con un fine simile. L’indagine interiore svolta da Caproni nel ‘900 e un film del 2014 portano a galla un problema ancora attuale. L’omologazione è sempre più diffusa, tanto da portare chiunque ad avere quei 15 minuti di fama, per poi spegnersi insieme a tutti coloro che in egual modo sono riusciti a farsi vedere seguendo le tendenze. I costrutti sociali fanno sì che le vere identità non possano emergere davvero, impedendo alle vere identità di farsi vedere. In contesti molto piccoli è probabile che le persone più strette si conoscano neanche così bene, ma uniti solo da elementi dettati dall’esterno. L’autenticità del singolo diventa sempre più rara, tanto che coloro che effettivamente la mostrano vengono additati come eccentrici, fino a farli confinare ai margini. Vengono ignorati oppure celebrati nella loro unica stranezza, ma non come persone puramente vere e libere da ogni tipo di costruzione artificiale, semmai il contrario.