I dati resi noti dall’Unicef rivelano che ogni giorno circa 180.000 bambini si collegano ad internet, spesso senza la supervisione di una figura adulta. Il web, se adoperato in modo appropriato e consapevole, può favorire il processo di conoscenza ed educazione, ma allo stesso tempo cela numerose insidie, tra cui il cyberbullismo.
Questo fenomeno, purtroppo in aumento, è stato identificato nell’anno 2000 da Bill Belsey, un insegnante canadese che lo ha definito un atto aggressivo eseguito persistentemente; condotto da un individuo o da un gruppo di individui che utilizzano varie forme di contatto elettronico contro una vittima che ha difficoltà a difendersi.
Contrariamente al bullismo tradizionale, caratterizzato da scontri frontali, nel cyberbullismo vi è una forte distanza emotiva tra bullo e vittima, separati da uno schermo che funge da filtro.
Spesso, a dividere il bullo dalla vittima non è solo uno schermo, ma anche la distanza fisica. Questo fenomeno può infatti interessare individui che non si sono mai incontrati personalmente e che possono abitare in regioni o paesi diversi.
La particolarità del cyberbullismo, poi, è il grado di consapevolezza che il bullo ha del proprio ruolo: condividere con i coetanei e divulgare immagini, video e commenti diffamanti agli adolescenti (e non solo) può apparire normale e persino divertente. Queste azioni, però, contribuiscono a generare un circolo diffamatorio che imbriglia la vittima in un vortice di offese e derisioni che superano le mura domestiche, infiltrandosi nel privato.
Il cyberbullismo, dunque, è la forma più grave e subdola di questo fenomeno, perché non lascia segni o tracce evidenti, come possono essere lividi o cicatrici. Comporta infatti serie conseguenze psicologiche e relazionali, che talvolta possono portare a drammatici risvolti. Una vittima su due di cyberbullismo, infatti, pensa al suicidio; una su dieci lo tenta; i dati sono allarmanti.
Dunque, come contrastare il cyberullismo? Per debellare questo fenomeno occorre che famiglie ed istituzioni collaborino al fine di educare i giovani, attraverso programmi di prevenzione e formazione, ad uso responsabile di internet e dei social network.
Gli interventi più efficaci, che si basano su regole comuni e attività di supporto tra pari, possono essere fatti a livello scolastico, di classe, individuale o familiare.
I progetti di classe mirano a migliorare la convivenza tra i compagni e la loro capacità di gestire positivamente i conflitti, aumentando risposte di aiuto, cooperazione e consapevolezza. A livello individuale, invece, gli interventi sono rivolti principalmente a bulli e vittime; tuttavia, ciò non tiene conto del contesto in cui il fenomeno si è sviluppato e, per questo, è sempre consigliato affiancare progetti a livello scolastico e familiare.
Combattere il cyberbullismo si può.