L’evoluzione delle specie animali ha preso, col passare del tempo, tante strade diverse. Basti pensare agli erbivori e ai carnivori, oppure alle specie migratrici e a quelle sedentarie. L’evoluzione, ad ogni modo, riguarda tantissimi aspetti, tra cui le cosiddette cure parentali. Si tratta di una dinamica che riguarda alcune specie di uccelli e gran parte dei mammiferi. Anche l’uomo ha sviluppato questa attitudine, ma a volte si può sfociare in casi estremi.
Dinamica delle cure parentali
Le specie che hanno evoluto la propensione alle cure parentali sono quelle con una prole ridotta. Per una rana, ad esempio, sarebbe molto difficile occuparsi di tutti i girini, mentre un rinoceronte ha un piccolo alla volta e può concentrare tutti gli sforzi su di lui. Le cure parentali prevedono il sostentamento della prole e la difesa della stessa, talvolta anche attraverso le dinamiche di gruppo. I buoi muschiati, per esempio, formano un cerchio attorno ai piccoli in caso di attacco da parte di predatori. Per quanto riguarda il sostentamento invece molti genitori cacciano il cibo per sfamare i piccoli o, nel caso dei mammiferi, li allattano nelle prime fasi della loro vita. Altre cure riguardano la pulizia e l’insegnamento di pratiche che serviranno a crescita avvenuta, come le modalità di caccia e di difesa.
Cure parentali e social network
Anche l’uomo non è esente da questa dinamica: noi infatti diamo da mangiare ai nostri figli, li accudiamo e desideriamo tutto il meglio per loro. Dato il tipo di società in cui vive l’uomo ha un modus operandi più complesso, e i social network hanno cambiato parecchio le carte in tavola. Allo stato attuale è possibile rendere noto tutto ciò che facciamo, e la crescita dei bambini non è sfuggita a questa tendenza. È molto frequente infatti vedere su Facebook foto e video dei figli di alcuni nostri contatti, con tanto di didascalie apposite.
Perché si espongono in questo modo i figli?
I social network, col passare del tempo, hanno dato una grossa spinta alla vanità delle persone. A volte è come se la gente si sentisse in dovere di condividere tutto ciò che pensa o che fa, facendolo sembrare più interessante di quanto non sia in realtà. Si punta quindi all’ostentazione, ed è ciò che succede quando si pubblicano foto e video dei propri figli, soprattutto se avviene di continuo. Gli scopi perciò sono principalmente due: il primo è di far vedere quanto i propri figli siano bravi, cresciuti, intelligenti e quant’altro, il secondo è far credere alle altre persone di essere dei genitori modello. Le cure parentali però non funzionano così: non serve infatti sovraesporre i figli, anzi, è meglio non farlo.
Quanti e quali rischi si corrono?
I rischi che si corrono a postare questo tipo di contenuti sono tantissimi. Le foto infatti possono finire in mani sbagliate, con conseguenze terribili. Alcune di queste inoltre finiscono nel deep web, ovvero quei siti non indicizzati dai motori di ricerca per vari motivi, tra cui il traffico di materiale illegale. Dato che è impossibile bloccare il deep web, si possono prevenire i danni. La prima cosa da fare sarebbe smettere di pubblicare foto e video dei propri figli sui social, ma anche questa strada è molto difficile. C’è però chi ha un po’ più di criterio e, nel caso, pubblica delle foto in cui i figli sono di spalle o a viso oscurato: è un rischio anche quello, ma almeno il volto non si vede. Sarebbe opportuna in tal senso una sensibilizzazione mirata per togliere questo vizio alla gente, ma il percorso si preannuncia in salita.
Matteo Trombi