Il contesto
A partire dai primi mesi dell’anno la lira turca ha subito una progressiva svalutazione nei confronti del dollaro e della altre valute principali. Negli ultimi giorni i valori stanno però facendo schizzare la coppia all’82% rispetto all’inizio dell’anno.
L’aumento inizialmente progressivo è dovuto a un’economia, quella turca, in rapida ascesa. Si parla infatti di una crescita, dal 2017, pari al 7%. La disoccupazione è ai minimi dal 2016 ed il PIL è triplicato. Un’economia sana comporta quindi un aumento dei consumi e questi, di conseguenza, ad un aumento dei prezzi. L’economia turca sta infatti correndo a ritmi inauditi, con l’inflazione che dall’inizio dell’anno ha già raggiunto il 16% e nonostante ciò il governo turco non ha alzato i tassi d’interesse.
Le cause
Come accennato, negli ultimi giorni, si è potuta osservare una svalutazione eccessiva, utilizzando un eufemismo, della lira turca. Solo oggi, nella giornata di lunedì, la moneta si è ritrovata a perdere il 9% nei confronti del dollaro. Ciò è dovuto a più fattori, sia di natura geopolitica che di politica monetaria.
La svalutazione di una valuta rispetto a un’altra può essere causata da più fattori oltre quello sopracitato dello sviluppo dell’economia domestica. La lira turca, per esempio, ha perso gran parte del suo valore anche a causa della sfiducia verso le proprie istituzioni, in primis quella più alta: l’ufficio del Presidente.
La Turchia è infatti divenuta da non molto una Repubblica presidenziale in cui praticamente tutti i poteri sono concentrati nelle mani del presidente Erdogan. Tra questi ci sono anche il potere di nominare il governatore della banca centrale ed il ministro dell’economia (caso vuole che sia proprio il genero di Erdogan). Oltre a ciò, a buttare altra carne sul fuoco, ci sono i rapporti non proprio idilliaci con gli Stati Uniti di Trump. Il quale ha tra l’altro appena annunciato il raddoppio dei dazi su alluminio ed acciaio.
Gli effetti
La svalutazione della lira turca non comporta effetti localizzati nel solo territorio nazionale, ma va ad influenzare tutto lo scenario economico mondiale. BBVA, BNP Paribas ed Unicredit, principali banche rispettivamente di Spagna, Francia e Italia, sono infatti indebitate nel complessivo per più di 100 miliardi nei confronti dello stato turco. Questo comporta un contraccolpo per il valore delle banche con ripercussioni riscontrate anche sui principali listini nazionali.
Un altro scenario non trascurabile è quello dei mercati emergenti. Le valute di nazioni come Argentina, Russia, Messico e Cina, solo per citarne alcune, hanno infatti subito una contrazione negli ultimi mesi. Ciò ci proietta in uno scenario in cui dovremmo attenderci un deflusso dei capitali dai mercati emergenti. Ciò andrebbe quindi a minacciare i tassi di crescita delle economia più avanzate.
I rischi d’instabilità finanziaria andrebbero allora a influenzare le decisioni di BCE e FED sull’innalzamento dei tassi d’interesse comportando quindi un ulteriore rallentamento nel rilanciare l’economia.
–UncleSam