Cos’è la novella? Scopriamo le caratteristiche e la storia di questo genere letterario

Come un genere letterario può resistere a vari contesti culturali

La lettura, Berthe Morisot, 1837

 

Se nell’epoca contemporanea la forma letteraria più diffusa e commerciabile è quella del romanzo, non bisogna dimenticarsi della novella, che ha una tradizione molto più resistente e longeva di quella romanzesca. Andiamo alla scoperta di questo genere antico ma sempre attuale!

Cos’è la novella?

Innanzitutto la parola novella, deriva dal plurale neutro dell’aggettivo latino novellus, che significa nuovo, novello, giovane. Il sostantivo novella, dunque, poi passato al genere femminile, sta ad indicare qualcosa di nuovo e quindi di interessante da raccontare. Questo tipo di narrazione trae le sue origini dalla letteratura orientale, in particolare indiana, sumera, babilonese ed egizia, per poi diffondersi in quella greca e latina, ma con minor successo. Il genere è caratterizzato da brevità e concisione, tanto che, secondo Poe, la novella dovrebbe essere letta in una sola seduta, vale a dire in un tempo di circa mezz’ora. E’ una forma che si distingue per l’aspetto ricettivo, per l’attenzione che si pone al lettore nel momento in cui la si concepisce.

Novella o romanzo?

Molto spesso si tende a distinguere la novella dal romanzo per la brevità, ma questo criterio non è il solo a sancire la differenza fra i due. Il romanzo ha la pretesa di generare un mondo nella sua totalità, un insieme di visioni più o meno coerenti e che rimandano ad un sistema culturale, di pensiero e letterario ben definito. La novella, invece, è caratterizzata da frammentarietà e parzialità, dovuta non soltanto alla sua breve durata, ma alla struttura stessa che ne determina l’esistenza. Secondo il critico russo Sklovskij, ad esempio, la novella è come un’ascensione in montagna, mentre il romanzo come una passeggiata in campagna. La brevità della novella, infatti, provoca una tensione molto più concentrata rispetto a quella diluita nella lunghezza di un intero romanzo. Basta leggere le novelle di Poe, Verga o Kafka per rendersene conto!

Un genere ibrido

Proprio per il fatto che è un genere antico ma ancora attuale, la novella viene considerata un ibrido tra molte forme letterarie differenti. Sicuramente è vicina alla fiaba per la brevità, l’origine popolare e la funzione di intrattenimento, spesso anche grazie al ricorso di elementi e personaggi soprannaturali, come oggetti magici, incantesimi, streghe. La novella, però, è vicina anche alla favola e alla parabola, grazie all’insegnamento morale veicolato con un linguaggio semplice e molto comprensibile. Se scritta con grande cura e ricercatezza, la novella può anche diventare vera e propria prosa lirica, con un’attenzione al metro che la avvicina alla poesia. Esiste, invece, una differenza tra novella e racconto? In realtà no, ma possiamo considerare racconti le narrazioni brevi scritte dopo gli anni Venti o Trenta del Novecento. Pubblicate in una raccolta che le unisce in una cornice, come nel caso del Decameron o in un unico volume ma senza un preciso criterio tematico o ancora alla spicciolata su quotidiani e riviste, le novelle sono state presenti nella letteratura italiana dal Trecento al Novecento. Potremmo definirlo un genere longevo!

Una novella dal Decameron, John William Waterhouse, 1916

La resistenza di una forma letteraria

Nonostante l’epoca d’oro della novella sia stato il Medioevo per la letteratura italiana, con la pubblicazione del Decameron (1350-13539) di Boccaccio e del Trecentonovelle (XIV secolo) di Franco Sacchetti, si deve riconoscere che questo genere abbia avuto una grande fortuna anche in seguito. Molti autori, infatti, fra Ottocento e Novecento, hanno scritto novelle, come Verga, Pirandello, Svevo, Tozzi, Calvino, Buzzati. Non è legittimo considerare la novella come un genere di apprendistato letterario in preparazione del romanzo, con una funzione ancillare rispetto alla lunga narrazione. Perché allora oggi si leggono meno novelle che romanzi? Purtroppo questa è una conseguenza della strategia di mercato delle case editrici, che pubblicizzano più il romanzo perché si vende meglio. La speranza è che nel tempo i lettori si riappassionino a questo genere ormai quasi elitario, ma capace di resistere nel tempo grazie alle sue capacità metamorfiche e di adattabilità ai diversi contesti culturali.

 

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