Roosevelt disse “la sola cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa”, ma cosa intendeva il presidente?
Alle volte i nostri stati d’animo possono intralciare la realizzazione dei nostri obbiettivi ma, come il presidente Roosevelt ci ha consigliato, se li comprendiamo e affrontiamo ogni limite può essere facilmente demolito e ogni meta raggiunta.
F. D. Roosevelt
Era il 1929 quando, nel cosiddetto giovedì nero, una forte crisi economica turbò fortemente la popolazione americana che dovette affrontare uno dei periodi più bui del suo sviluppo. Dal 1929 al 1933 il 25% della popolazione era ormai rimasta senza lavoro (circa 13 milioni di americani disoccupati), la criminalità aumentava sempre più e la pura di un futuro povero e incerto echeggiava in tutte le strade degli Stati Uniti. La ripresa economica e sociale dello stato iniziò subito dopo l’elezione del presidente F. D. Roosevelt nel 1932 il quale tramite il suo piano di sviluppo, il New Deal, riuscì col tempo a risollevare il paese. Durante il discorso che Roosevelt tenne il 4 marzo del 1933, per inaugurare il suo primo mandato, egli disse “Lasciate pertanto che io riaffermi in primo luogo la mia ferma convinzione che la sola cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa, l’irragionevole ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso”. Tramite queste parole il presidente cercò di far comprendere al popolo come l’emotività possa offuscare la razionalità e che per migliorarsi e riprendersi fosse necessario controllare le emozioni negative che limitano le menti della gente e trasformarle in un progetto che potrebbe portare al successo.
Intelligenza emotiva
Dicendo che “la sola cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa”, il presidente Roosevelt, esprime uno dei concetti fondamentali per la psicologia odierna che nasce nel 1990 con la pubblicazione dell’articolo “Emotional intelligence” pubblicato dai professori Peter Salovey e John D. Mayer. Per intelligenza emotiva si intende la capacità di un individuo di poter controllare, comprende, gestire e utilizzare le proprie emozioni e quelle degli altri per realizzare un bene di superiore importanza. Grazie ad essa si è in grado di motivare sé stessi, di persistere nel perseguire un obbiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare i propri impulsi rimandando la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare.
L’educazione alla base dell’emotività
Con il giusto impegno e lavoro su sé stessi tutti possono sviluppare la propria intelligenza emotiva ma un’ottima educazione da parte dei propri genitori porta molti vantaggi. Come tutti possiamo immaginare i genitori hanno un’importanza immensurabile nello sviluppo dei processi cognitivi dei propri figli e, per far sì che questi accrescano nel giusto modo, devono saper riconoscere le emozioni negative espresse dai propri bambini e devono poter dar loro una mano nell’affrontarli. Quando questi sentimenti avversi vengono trascurati dalle figure genitoriali i bimbi tendono a chiudersi in sé stessi perché credono che tali emozioni non debbano essere espresse e non impareranno successivamente a gestirle nel modo corretto.
I 5 pilastri
Lo psicologo Daniel Goleman ha elaborato i cinque pilastri dell’intelligenza emotiva, e sono:
- La conoscenza delle proprie emozioni – consapevolezza di sé
- Il controllo delle emozioni– padronanza di sé
- La motivazione di sé stessi – motivazione
- Riconoscimento delle emozioni altrui – empatia
- Gestione delle relazioni – abilità sociali
Veri uomini
Maschilismo e differenza di genere hanno portato alla comune credenza che per essere veri uomini nella società attuale bisogna affrontare la propria vita di petto, soffocando e ignorando i sentimenti propri e altrui, adottando atteggiamenti rudi con il fine di apparire forti e privi di paure o dolore e lasciandosi quasi controllare dall’istinto per soddisfare i propri scopi. Ma tutti questi stereotipati comportamenti hanno ben poco di umano perché per essere veri uomini (inteso come essere umano, sia uomo che donna) basta utilizzare la giusta intelligenza emotiva per arrivare a comprendere i sentimenti propri e altrui e adottare il comportamento corretto per la realizzazione di un bene superiore.
I limiti sono solo un’illusione
Controllare l’emotività è la base per diventare grandi leader e realizzare i propri sogni sbeffeggiandosi di limiti e paure come molti prima di noi hanno fatto e come molti faranno. Si potrebbero citare centinaia di personalità che sono diventate oggi qualcuno grazie a questa capacità, ma dando il giusto peso e sfogo alle tue emozioni quel qualcuno potresti essere tu.