Complessità e ambiguità dell’intelligenza viste attraverso gli occhi di Homer e Lisa Simpson

La famiglia più famosa d’America ci permette con la sua tipica leggerezza di esplorare un tema tanto intrigante, quanto controverso.

“I Simpson” sono entrati indubbiamente nell’immaginario collettivo come la perfetta rappresentazione della famiglia americana media. I suoi personaggi sono facilmente riconoscibili e ben caratterizzati, attributo che gli ha ritagliato uno spazio importante nella cultura pop contemporanea.

Disclaimer

L’opera nata dalla penna di Matt Groening ha raggiunto una longevità notevole considerando la natura ironica della serie. La stessa longevità ha permesso ai vari personaggi di interfacciarsi con svariate situazioni, prestandosi quindi ad essere usati come esempi per spiegare e sviluppare diverse tematiche. È il caso dell’intelligenza, la quale trova in due componenti della famiglia i suoi estremi: Homer, padre di famiglia stolto ed alcolizzato e sua figlia Lisa, talentuosa ma spesso incompresa. Va però prima specificato che questo si tratta di un campo d’analisi impervio, risulta infatti difficoltoso definire che cosa sia effettivamente l’intelligenza e di conseguenza quanto una persona sia intelligente. Diversi psicologi hanno tentato di fornire una loro definizione o addirittura una scala di misurazione quantitativa, sebbene risulti difficile dichiararne l’accuratezza scientifica dell’una o dell’altra.

Alcuni cenni teorici

Negli ultimi decenni si è cercato di fornire una serie di caratteristiche generali facenti parte del concetto di intelligenza, in particolare viene citata la capacità di acquisire e ricordare informazioni, riconoscere e risolvere problemi in modo efficace e coerente con l’ambiente nel quale essi si presentano.

Il test del QI nell’immaginario collettivo risulta una delle modalità più conosciute e semplici per delineare l’intelligenza di una persona. Questa scala di misurazione teorizzata dallo psicologo tedesco L.W. Stern (sebbene introdotta anni prima dal francese Alfred Binet) si basa sul rapporto tra l’età mentale di una persona (rilevata attraverso domande di vario tipo) e la sua età cronologica, il risultato viene poi moltiplicato per cento e questo sarà il quoziente intellettivo del soggetto. Questa scala di misurazione viene però considerata troppo semplicistica e riduzionistica da quella branca della psicologia che considera l’intelligenza come una moltitudine di capacità che spaziano dalla matematica alla cinestetica. Howard Gardner ne è forse l’esponente più rilevante, egli propose la teoria delle intelligenze multiple, una serie di capacità che ogni individuo possiede in potenza e che ha la possibilità di sviluppare più o meno intensamente nel corso della sua vita. Questa teoria prende in considerazione anche i fattori ambientali e relazionali che possono influire sullo sviluppo di una determinata abilità, rendendo la teoria più inclusiva e maggiormente applicabile. Risulta però complicato studiare empiricamente la presenza di queste intelligenze nei soggetti, data anche la mancanza di strumenti validi e precisi per la raccolta dei dati. Questa tematica risulta quindi troppo soggettiva per trovare una teoria perfettamente applicabile ad ognuno.

Implicazioni sociali dell’intelligenza

I personaggi di Homer e di Lisa Simpson ci aiutano però a esplicitare alcune dinamiche sociali figlie di questa controversa caratteristica. Partiamo dal padre di famiglia, uomo dal cuore buono ma povero culturalmente e troppo spesso autore di scelte stupide e sconsiderate, tali scelte riconducibili ad una carenza di intelligenza lo portano spesso ad una stigmatizzazione sociale e ad un abuso da parte di chi ne intuisce le debolezze, sebbene egli sia nel complesso felice e soddisfatto della sua esistenza. L’altro lato della medaglia è la figlia Lisa, ragazza talentuosa ed acuta, dotata di una cultura personale invidiabile. La quale viene però spesso emarginata dai suoi coetanei dati i suoi interessi non conformi a quelli della massa, situazione che ne causa solitudine ed infelicità. Questi due casi evidenziano l’impatto sociale di questa caratteristica, la quale può determinare l’integrazione o l’emarginazione dal contesto di appartenenza. Il tema dell’intelligenza è stato spesso utilizzato anche nella vita reale con l’obiettivo di dimostrare la superiorità di un gruppo rispetto ad un altro, basti vedere come il test del QI veniva strumentalizzato dai gruppi segregazionisti negli Stati Uniti, i quali affermavano che la popolazione bianca avesse indiscutibilmente un’intelligenza superiore rispetto alla popolazione afroamericana, non tenendo conto però della barriera culturale presente nel test che difficilmente permetteva il raggiungimento di un punteggio alto per quest’ultima.

È importante quindi prendere con le pinze dati e teorie riguardanti questa tematica e non dimenticare che dietro ad un mero numero si nasconde un insieme di vissuti, emozioni e concetti impossibili da quantificare.

 

 

 

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